Redditometro: rischio autogoal

Redditometro: rischio autogoal
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Redditest, redditometro, spesometro. La nomenclatura burocratica è altisonante e lo scopo dichiarato è nobilissimo: contrastare l’evasione fiscale che, sia detto per inciso, in Italia è tra le più alte del mondo ed è una piaga da sanare al più presto. Una piaga le cui cause si intersecano tuttavia con una pressione fiscale anch’essa tra le più alte del mondo senza però che a tale pressione, a differenza di altri Paesi, corrisponda in Italia il beneficio di servizi pubblici efficientissimi.

Una piaga per curare la quale, il Governo Monti (proseguendo peraltro nel solco precedentemente tracciato nel 2010 da Berlusconi-Tremonti) sceglie lo strumento del redditometro, preferendolo alla ricetta liberale che coniuga piuttosto mitezza delle aliquote e certezza della sanzione: chi rischierebbe davvero una pena certa e severa a fronte di un’aliquota del tutto ragionevole?

Strumenti. Che lo strumento del redditest e, soprattutto, del redditometro siano delicatissimi da maneggiare se ne è accorto lo stesso direttore generale dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, che ha subito voluto rasserenare i contribuenti, da un lato spiegando che gli unici a doversi preoccupare sono gli evasori veri, dall’altro promettendo un avvio “soft” del redditometro stesso (a partire dal prossimo gennaio sui redditi 2009) solo su scarti “significativi” tra reddito dichiarato e presunto.
«Il contrasto all’evasione è fondamentale anche per garantire competitività al sistema delle imprese - commenta Emanuele Scribanti, vicepresidente Uib per l’Area Economia di Impresa -. Importante è però che gli strumenti adottati contribuiscano ad una reale ricostruzione dello stato del contribuente e non si facciano solo calcoli automatici da cui emerge una situazione induttiva. Per questo, c’è da augurarsi una celere emanazione del decreto ministeriale che fisserà i criteri di determinazione del reddito ai fini dell’accertamento. Un altro rischio di un’applicazione rigida del redditometro potrebbe poi essere quello di  creare una situazione di freno psicologico alla spesa e contribuire quindi a rallentare ancora di più l’economia in un momento di recessione».
Una visione sposata anche dal direttore dell’Ain (l’associazione degli industriali novaresi), Aureliano Curini. «Siamo assolutamente d’accordo con la necessità  di intensificare il contrasto dell’evasione fiscale al fine di recuperare risorse da destinare alla crescita - commenta Curini -, ma non possiamo esimerci dall’osservare quanto debba essere anche il più possibile evitato, da parte del Fisco, un abuso nell’utilizzo di alcuni strumenti di controllo che rischiano di diventare quasi “vessatori”, per alcuni loro aspetti procedurali, nei confronti delle imprese»

Rischi. Nel clima di difficoltà e sfiducia che già incombe sulle famiglie italiane, il nuovo redditometro tutto baricentrato sulle spese  (combinato magari con i poteri di Equitalia) potrebbe contribuire a tirare definitivamente il freno a mano dei consumi patri.
«Utilizzati in modo rozzo e automatico, tali strumenti possono anche fare danni - commenta infatti il direttore di Confartigianato Biella, Massimo Foscale -. Lo stesso Befera se ne rende conto quando parla del redditometro come di uno strumento delicatissimo. I dati da soli, infatti, non dicono nulla: dietro ognuno di essi c’è una situazione che va analizzata, altrimenti si rischia di sparare nel mucchio come quando si dice che vi sono 4 milioni di famiglie italiane non in regola con il Fisco. Insomma, il redditometro è pericoloso se diventa una scorciatoia per un contrasto serio all’evasione che, invece, deve essere fatto con una visione politica di ben più ampio respiro e, soprattutto, non in logica esclusivamente repressiva».
«Il contrasto all’evasione è una priorità sulla quale tutti i contribuenti onesti concordano - aggiunge Luca Guzzo, direttore dio Cna Biella -. Detto questo, va rilevato che difficilmente un provvedimento tecnico  può cambiare la mentalità di un Paese. Al limite, purtroppo, può introdurre elementi di timore e creare il serio rischio di un autogoal, mortificando la residua capacità di spesa degli italiani».
Per Marvi Massazza Gal, segretario di Cgil Biella, il nuovo redditest e il redditometro sono  la conferma del modo sbagliato di procedere di questo Governo.
«Occorre una riforma fiscale vera e profonda che liberi risorse per le fasce sociali più deboli - conclude Marvi Massazza Gal -. Si tratta di attuare una riforma che, da un lato, dia sostegno al lavoro e alle imprese che ridistribuiscono la ricchezza sui territori; dall’altro, di abbassare la pressione fiscale rendendo contemporaneamente  più certe le sanzioni. Operazioni come il redditometro o come i blitz della GdF a Cortina servono a poco e tradiscono la carenza di una robusta visione di fondo».
Giovanni Orso

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