Pitti Uomo chiude l'edizione 95 e parte la Fashion Week
Il salone fiorentino della moda uomo ha visto la partecipazione di importanti marchi biellesi.

Buyer internazionali in tenuta a Pitti Uomo.
A Pitti Uomo 1230 marchi con le nuove collezioni.
I primi dati di affluenza di Pitti Uomo, il salone della moda maschile che s'avvia a chiudere i battenti alla Fortezza da Basso di Firenze, confermano la tenuta dei buyer stranieri al salone e mettono in luce un calo (intorno al -8% nella rilevazione di ieri) di quelli italiani. La manifestazione si è svolta in un clima positivo e effervescente. «Confesso la mia ammirazione per lo straordinario lavoro che le aziende stanno facendo - ha dichiarato Raffaello Napoleone, Ad di Pitti Immagine - . Un’ammirazione che condivido con i migliori compratori internazionali». Con la chiusura dell'edizione 95 del salone fiorentino, i riflettori si accendono ora, sino a lunedì sera, sulla Fashion Week milanese.
I mercati internazionali rappresentati dai buyer a Pitti Uomo.
Guardando all’andamento dei principali mercati esteri rappresentati dai buyer internazionali presenti al salone, la Germania si conferma primo mercato di riferimento di Pitti Uomo, con numeri complessivamente in leggero aumento. In calo atteso il numero dei compratori francesi. Una diminuzione è intervenuta anche per i buyer dal Regno Unito, ma meno accentuata rispetto a quanto lasciavano attendere i risultati della Brexit. Sostanziale conferma, per quanto le presenze dall’Olanda; performance positive per i numeri da Svizzera, Belgio, paesi Scandinavi, Grecia, Ucraina, e guardando oltre l’Europa per Paesi come Canada, Hong Kong, India e Taiwan.
Per la moda maschile un fatturato cresciuto del +1,5%.
A Pitti Uomo, sono stati diffusi i preconsuntivi di Confindustria Moda sull'andamento del comparto durante il 2018. Il fatturato, sulla base delle indicazioni provenienti dalle indagini campionarie interne nonché sulla base dell’andamento congiunturale del quadro macroeconomico, dovrebbe sperimentare una crescita pari al +1,5%, oltrepassando, dunque, i 9,4 miliardi di euro .Il dato complessivo, in decelerazione, è il risultato di una prima parte dell’anno espansiva sul fronte export (il primo semestre si è chiuso con un export in aumento del +5,5%), seguita a da un periodo in rallentamento che ha portato la complessiva crescita dell’export a quota +3,9%.
G.O.