Per le Pmi piemontesi, orizzonte estero

Imprese piemontesi sempre più internazionali e polarizzate sull’export, nonostante la crisi del momento che erode porzioni di fatturato e produzione. Dal 2007, infatti, la quota di vendite di prodotti e servizi piemontesi verso i Paesi extra Ue è cresciuta del +5,9%. Il dato arriva dalle elaborazioni UniCredit su dati Istat è stato fornito, martedì a Torino, dall’Head of Italy Research di UniCredit, Zeno Rotondi, nell’ambito del suo intervento su “Imprese piemontesi e internazionalizzazione” al convegno “Competitività del sistema Piemonte per vincere la partita dell’export. Scenari globali, economia piemontese e imprese”. L’appuntamento, organizzato da Unioncamere Piemonte, Confindustria Piemonte, Intesa Sanpaolo e Unicredit, ha rappresentato l’occasione per scattare una fotografia sullo stato dell’economia regionale.
Estero. Se il consuntivo 2012, secondo i dati diffusi ieri pomeriggio da Unioncamere Piemonte, restituisce l’immagine di un Piemonte dove il valore delle esportazioni piemontesi ha registrato, seppur con dinamiche diverse nei vari territori, un incremento del 2,9% rispetto al 2011, il benchmarking realizzato da Unicredit sulle dinamiche esportative di quattro regioni italiane (Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emila Romagna) nel quinquennio 2007-2011 mostra come il Piemonte abbia registrato un incremento della quota di esportazioni totali verso i Paesi extra Ue pari a +5,9%: un risultato migliore di quello di Lombardia (+4,2%), Veneto (+2,5%) e Emilia Romagna (+3,3%). Come sottolineato da Zeno Rotondi, questo risultato si spiega soprattutto con la tendenza piemontese alla maggior sostituzione del mercato europeo con quelli dei Paesi extra Ue: una tendenza che, più o meno, dovrebbe mantenersi costante anche nelle previsioni per il 2013.
Nel 2013, secondo l’analisi di Zeno Rotondi, i principali mercati di sbocco piemontese a più forte espansione saranno infatti Cina, Svizzera, Brasile, Turchia e Stati Uniti. Vi sono però anche alcuni mercati esteri di nuova generazione ad elevato potenziale per l’industria made in Piemonte, come Filippine, Messico, Indonesia Egitto o Corea del Sud».
Ma quali sono i settori ad alto potenziale esportativo dell’economia piemontese che, secondo le stime UniCredit (elaborazioni su dati Sace e Istat), saranno vincenti nel 2013? Rotondi ne ha individuati alcuni che presentano le carte in regola per un exploit di tutto rispetto: da quello della meccanica strumentale (crescita stimata pari a +10,3%), a quello dei prodotti in metallo (+9,9%) a quello dei computer e dell’elettronica (+8,9%). Una stima di crescita esportativa inferiore, ma comunque consistente, se la aggiudicano settori come il tessile-abbigliamento (stima del +5,1%) e della chimica farmaceutica (+6,5%). Più contenuta la performance prevista per food and beverage (+3,8%) e legno, carta, editoria (+3,8%).
Crescita. Un altro è però il dato che merita di essere sottolineato. Se l’internazionalizzazione è infatti più consolidata tra le medie imprese piemontesi, l’Indagine Unicredit sulle imprese 2012 mette in luce come l’internazionalizzazione recente sia invece più diffusa tra quelle piccole. Se solo il 6,8% delle piccole imprese italiane presentano infatti un’operatività con l’estero da meno di un anno, per le piemontesi la percentuale sale a 8,2%. Non solo, ma mentre soltanto rispettivamente il 27,5% ed il 16,7% delle piccole imprese nazionali operano all’estero da un triennio o da quattro/cinque anni, la percentuale delle consorelle piemontesi qui sale rispettivamente a +32,8% e +23%. Interessante è poi il dato relativo agli strumenti che hanno garantito lo sviluppo di questi contatti con l’estero. Secondo il questionario a risposta multipla, emerge che le piccole imprese piemontesi vedono nelle fiere di settore (19,7%), nei contatti forniti da altre imprese (29,5%) e nella ricerca diretta su Internet (19,7%) i loro canali principali Le imprese medie vedono invece nelle fiere di settore (32,6%) lo strumento principale, seguito da quello dei contatti con altre imprese (30,2%). Circa i canali distributivi all’estero (sempre secondo le risultanze del questionario a risposta multipla), il 90,9% delle piccole imprese piemontesi dichiara al primo posto di usare soprattutto i canali tradizionali (97,1% le medie imprese). Per quanto concerne invece il canale on line, le piccole piemontesi battono le medie: il 21,2% di esse (contro l’8,6% delle medie) ricorre al commercio elettronico.