Per Barack Obama cin cin con Lessona Doc

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(4 gen. 2011) Sicuramente non se lo sarebbe immaginato nemmeno lui, Luca De Marchi, quando, un pugno di anni fa, abbandonata la filologia romanza e le sudate carte, rimise mano, con il padre Paolo, alla antica “Proprietà Sperino” allora in disarmo. Non si sarebbe cioè mai immaginato che, un giorno vicino, il suo “Lessona Doc” sarebbe arrivato, con altri importanti vini italiani, nientemeno che alla Casa Bianca Sicuramente non se lo sarebbe immaginato nemmeno lui, Luca De Marchi, quando, un pugno di anni fa, abbandonata la filologia romanza e le sudate carte, rimise mano, con il padre Paolo, alla antica “Proprietà Sperino” allora in disarmo. Non si sarebbe cioè mai immaginato che, un giorno vicino, il suo “Lessona Doc” sarebbe arrivato, con altri importanti vini italiani, nientemeno che alla Casa Bianca per essere assaggiato dal presidente degli Stati Uniti. Avverrà il 22 e 24 gennaio prossimo, nell'ambito del ciclo Sunday Night Suppers (cene nate come found raising in occasione della presidenza Obama e organizzate da Alice Waters con “Italy at your table”). Appena 11 anni fa, l’antica “Proprietà Sperino”, una delle migliori aziende vitivinicole biellesi dell’Ottocento che prendeva il nome dalla famiglia originariamente proprietaria (stirpe di medici e scienziati) e che era pervenuta in eredità ai De Marchi, giaceva abbandonata, tanto che il nonno di Luca ne stava meditando la cessione. Fu invece il papà di Luca, Paolo De Marchi, il celebre enologo italiano demiurgo della rinascita del Chianti e padre di un vino entusiasmante come il “Cepparello” (è il proprietario di “Isole & Olena” a Barberino Val d’Elsa in Toscana), a rilevare, in una sorta di atto di fede, le quote di proprietà dagli altri familiari, reimpiantando i primi due ettari di vitigno sul soleggiato e ventilato altipiano di regione Orolungo.

L’azienda. «Avrebbe dovuto essere soltanto un “buen retiro” - dice Luca De Marchi - All’epoca, studiavo filologia romanza a Torino e venivo qui nei weekend. Ti puoi non innamorare di questo Biellese?». Un amore tardivo per uno cresciuto in Toscana in mezzo ai vitigni, tra Firenze e Siena. «Per produrre semplicemente vino - spiega Luca -, allora sarei rimasto là. Il fatto è che qui ci si misura con il Nebbiolo che non è soltanto un vitigno o un vino ma è piuttosto uno stato mentale». Insomma: non tanto una questione di azienda ma soprattutto di nuovo progetto. Così, a fine anni Novanta, l’avventura parte e dai due ettari iniziali si cresce sino agli attuali 11. «Era l’epoca in cui nel Biellese la disoccupazione era pari a zero - ricorda -. Era difficile trovare un dipendente. Oggi ne abbiamo già cinque fissi, più quelli stagionali». Una sfida, certo, cominciata da pochi filari e rare bottiglie. Oggi, “Proprietà Sperino” di bottiglie ne produce invece circa 40 mila (14 mila di “Rosa del Rosa” Coste del Sesia Doc Rosato, 20 mila di “Uvaggio” Coste del Sesia Doc Rosso e 6 mila del superbo Lessona Doc) destinate ad un mercato baricentrato al 95% sull’estero: soprattutto sulla Gran Bretagna (dove, due settimane fa, l’autorevole “The Observer” ha addirittura citato l’ “Uvaggio” tra i vini must per la tavola di Natale) nonché sugli Stati Uniti.

Il progetto. Concretezza biellese fecondata però dalla sanguigna verve toscana dove si stemperano Santa Caterina e Machiavelli: questo il segreto di un’azienda che sta contribuendo a far conoscere nel mondo un’immagine diversa di Biella. «Diversa ma complementare - precisa subito Luca De Marchi -. C’è un legame ineliminabile tra la qualità dei nostri tessuti e quella dei vini biellesi. La mia azienda è poca cosa rispetto alle potenzialità enologiche di questo territorio. Noi biellesi possiamo infatti guardare alla Toscana o alle Langhe senza complessi di inferiorità: qui, sino a un secolo fa, nel territorio tra la Serra e Gattinara, c’erano 40 mila ettari piantati a vite. La denominazione Barolo ne ha 1.500, il Brunello circa 3.000. Qui si imbottigliava già nel XVII secolo: per sentire parlare di Brunello si deve attendere invece la seconda metà dell’Ottocento. E’ un fil rouge che dobbiamo recuperare: è parte storica dell’economia e dell’ immagine biellese. Un’immagine che, con emozione, speriamo il nostro Lessona Doc sia in grado di rappresentare al meglio, tra tre settimane, sulla tavola del presidente Obama alla Casa Bianca».

4 gennaio 2011

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