Pagamenti Pa: in Piemonte, arretrato da 10 miliardi
La Pubblica amministrazione italiana (Pa)? Il peggior pagatore d’Europa. Con i suoi tempi medi di 6 mesi contro i 30 giorni imposti dalla Direttiva Ue, la Pa del Bel Paese si conferma uno degli strumenti più efficienti per strangolare le imprese sue creditrici. Non solo, ma nel contesto complessivo, nonostante i reiterati annunci ormai da due Governi, circa lo sblocco della situazione, i fondi restano praticamente solo stanziati (ossia sulla carta) mentre le imprese restano in attesa.
Piemonte. Solo in Piemonte, l’economia regionale ha sofferenze per 10 miliardi legate al ritardo nei pagamenti da parte della Pa: una stima appropriata, se solo si considera che il colossale arretrato dello Stato nei confronti delle aziende italiane ammonta a circa 100 miliardi ed il Piemonte pesa per il 10%. Una situazione estrema che, non a caso, ha indotto l’Uit, Unione industriale di Torino, a scendere in campo con forza e a presentare, nei giorni scorsi, un esposto alla Ue.
«La misura è colma: non si può continuare così - commenta, infatti, la presidente degli industriali torinesi, Licia Mattioli -. Gli enti pubblici italiani si rivelano pessimi pagatori soprattutto per settori come edilizia e sanità».
Del resto, Cerved Group ha certificato che il fenomeno dei ritardi nei pagamenti della Pa ha subito, nel 2013, una recrudescenza, con la percentuale di fatture non pagate da enti pubblici ad imprese aumentata del 7%.
Procedura. Bruxelles, dopo varie minacce, è passata finalmente fatti e ha avviato, lunedì scorso, l’iter per la procedura di infrazione per violazione da parte dell’Italia della Direttiva Ue che fa obbligo alla Pa di pagare entro 30 giorni (60 nel caso delle Asl e altre situazioni specifiche). L’Italia avrà ora 5 settimane per rispondere e, se la risposta del Governo italiano non sarà giudicata soddisfacente, l’Ue procederà allora alla messa in mora che rappresenterà l’incipit vero e proprio di una procedura che potrebbe tradursi, alla fine, nell’obbligo per l’Italia di pagare una multa, costo che si aggiungerà a quello già previsto dalla norma (Dlgs 231/2012) che impone alle Pa ritardatarie l’8,25% di interesse di mora sulle fatture. Insomma, una procedura complicata e lunga che, se da un lato costringerà il Governo ad agire, dall’altro si tradurrà in un aggravio delle pubbliche finanze in un contesto in cui i ritardi della Pa «rischiano di fare peggiorare ancora di più la difficilissima situazione delle imprese che sono oggi senza liquidità ed a corto di credito bancario».
Problema. «Il problema rimane grave e ancora in gran parte irrisolto - commenta infatti il presidente di Ain, Fabio Ravanelli -. L’apertura di una procedura di infrazione da parte dell’Ue è assolutamente da evitare perché andrebbe ad aggravare il debito pubblico, spegnendo sul nascere le pur deboli prospettive di ripresa che si cominciano a intravvedere sul fronte produttivo. I pagamenti da parte dei debitori, oltre a essere un dovere, contrattuale e civico, sono fondamentali per sostenere la liquidità delle imprese e rilanciarne la competitività attraverso una ripresa degli investimenti. La decisione dell’Unione industriale di Torino di denunciare l’Italia all’Ue, in questo contesto, è assolutamente comprensibile: 10 miliardi di crediti insoluti delle aziende in Piemonte sono una cifra immensa. Non è davvero possibile tollerare ulteriori ritardi».
Una linea che viene sposata con determinazione dalla presidente Uib, Marilena Bolli.
«Le imprese sono stanche di annunci e, soprattutto, sono stanche di sentire dire che il Governo ha “messo a disposizione” i fondi . E’ ora, finalmente, di sentire dire che le imprese sono state regolarmente pagate nei tempi previsti dalla Direttiva Ue, peraltro recepita dall’Italia. L’immissione di queste risorse dovute nel sistema stimolerebbe i primi timidi segnali di ripresa. E’ qualcosa che va fatto immediatamente, soprattutto in un momento in cui il rischio maggiore, in particolare per le Pmi, è quello di una ulteriore contrazione del credito. E’ appena il caso di ricordare come i ritardi dei pagamenti da parte delle Pa si riflettano negativamente sullo stesso merito del credito, parametro sul quale incide infatti la situazione di utilizzo delle linee. Le imprese non sono più disposte a dover farsi carico, oltre che dei mancati pagamenti, anche di questa conseguenza aberrante».
Giovanni Orso