Oltre trecento anni sul filo di lana
(30 mag) Qui non si fanno tessuti: qui si fanno pezze dove si agita la vita, dove 350 cuori battono e dove 700 mani filano, tessono, nobilitano. Così, alla “Vitale Barberis Canonico”, lo stringere un semplice scampolo per tastarne la mano, è, inaspettatamente, rifare l’esperienza poetica conosciuta solo tra le pagine di Kavafis che diceva di sentire sempre vibrare, in ogni fiore di Grecia, il clangore delle spade degli eroi omerici. Qui, attraverso la stoffa, senti invece che c’è un’anima che palpita e che ti dice, se sai ascoltarla, quella nobilissima cosa che è la fatica, l’attenzione, il lavoro della migliore tradizione artigiana: dal 1663. Alessandro Barberis Canonico, dal 2010 amministratore delegato del lanificio di famiglia, ed i cugini Francesco Barberis Canonico (che si occupa dell’ufficio stile) e Lucia Bianchi Maiocchi (ufficio commerciale) rappresentano oggi la nuova generazione cui è affidato il futuro dell’azienda. Qui non si fanno tessuti: qui si fanno pezze dove si agita la vita, dove 350 cuori battono e dove 700 mani filano, tessono, nobilitano. Così, alla “Vitale Barberis Canonico”, lo stringere un semplice scampolo per tastarne la mano, è, inaspettatamente, rifare l’esperienza poetica conosciuta solo tra le pagine di Kavafis che diceva di sentire sempre vibrare, in ogni fiore di Grecia, il clangore delle spade degli eroi omerici. Qui, attraverso la stoffa, senti invece che c’è un’anima che palpita e che ti dice, se sai ascoltarla, quella nobilissima cosa che è la fatica, l’attenzione, il lavoro della migliore tradizione artigiana: dal 1663. Alessandro Barberis Canonico, dal 2010 amministratore delegato del lanificio di famiglia, ed i cugini Francesco Barberis Canonico (che si occupa dell’ufficio stile) e Lucia Bianchi Maiocchi (ufficio commerciale) rappresentano oggi la nuova generazione cui è affidato il futuro dell’azienda.
«Nel 2010 - dice Alessandro Barberis Canonico - il nostro fatturato è stato di 78,5 milioni di euro contro i 63 milioni dell’anno prima. Un aumento di circa il 25% che ci ha consentito di recuperare una buona parte di quanto eroso dalla crisi, tornando a valori simili al fatturato pre-crisi».
Export. Oggi, “Vitale Barberis Canonico” esporta in 80 nazioni al mondo: 59 milioni del suo fatturato (il 75%) passano attraverso le procedure doganali e questo è uno dei motivi che ha indotto lo storico lanificio di Pratrivero a dotarsi, prima fra tutte le aziende biellesi, della certificazione AEO (vedi articolo sotto).
«Da un punto di vista geografico - continua Alessandro Barberis Canonico -, il nostro export si indirizza per circa il 32% verso il mercato Far East, mentre circa l’8% prende la strada di quello Americano e circa il 35% di quello europeo».
Azienda glocal. La forte capacità di giocare su contesti internazionali non tange la connotazione locale di questo lanificio la cui produzione annua si assesta intorno ai 6 milioni di metri di tessuto.
«Per noi - spiega l’amministratore delegato - l’elemento territoriale è essenziale e risponde alla nostra filosofia di fondo che è quella di investire qui, nel Biellese, senza pensare a delocalizzare perché crediamo nel 100% made in Italy. Il nostro obiettivo è la produzione di un tessuto pregiato, innovativo ma sempre con caratteristiche di sobrietà ed eleganza. Questo risultato è possibile solo ricorrendo ad una manodopera esperta, altamente specializzata, con elevato know how laniero trasmesso attraverso le generazioni: qualcosa che solo su un distretto come il nostro è facile reperire. Non per nulla, alla fine, la percentuale di difettività del nostro prodotto è pari soltanto all’1,7% del totale: un risultato ottimo».
Capitalismo etico. Proprio il rapporto speciale con i dipendenti costituisce da sempre l’ingrediente segreto della qualità dei tessuti “Vitale Barberis Canonico”. Se si trattasse solo di tecnica, infatti, la qualità sarebbe forse riproducibile, ma ciò che rende inimitabili i tessuti che escono dallo stabilimento di Pratrivero è quel valore aggiunto rappresentato dal modo etico di fare impresa da parte di questa famiglia di industriali lanieri: qualcosa che non si improvvisa ma che si affina solo nel tempo, in questo caso in secoli. Qui, il lasciare l’ambiente come lo si è trovato costituisce un imperativo morale (nello stagno che accoglie le acque reflue del depuratore aziendale nuotano persino i pesci): un progetto di autoproduzione di energia elettrica che avrebbe potuto contenere i costi di produzione è stato addirittura scartato proprio perché, a conti fatti, avrebbe generato volumi di anidride carbonica in contrasto con la filosofia aziendale. L’allestimento di un ristorante interno consente poi ai dipendenti di fruire di un servizio calibrato sulle loro esigenze specifiche sino alla personalizzazione del piatto, mentre la struttura è stata architettonicamente studiata per permettere, attraverso una cucina a vista, di ricreare una location il più possibile simile a quella familiare.
Semilavorato. Oggi, “Vitale Barberis Canonico” è riuscita anche nel piccolo miracolo di “bucare lo schermo” della comunicazione del semilavorato attraverso una campagna pubblicitaria che, in circa dieci anni, ha finito per rendere il brand sinonimo di tessuto per eccellenza ovunque. «Investiamo in questa direzione il 2% del nostro fatturato in pubblicità - conclude Alessandro Barberis Canonico -, prevalentemente in Italia».
Biella 30 maggio 2011