Nasce il cluster del made in Italy

La notizia è arrivata durante la presentazione di “Economia Biellese 2016”, giovedì mattina a Palazzo Gromo Losa. Il Miur (il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca), ad agosto, ha ufficialmente dato il via libera al progetto di costituzione del cluster tecnologico nazionale “Made in Italy” presentato da Smi nell’ottobre di un anno fa. La missione del cluster nazionale, tratteggiata nei documenti valutati dal Ministero, sarà quella di costruire un ecosistema dell’innovazione, integrato e inclusivo, in grado di sostenere ed accrescere il made in Italy conservando le radici ma anche sviluppando nuove idee e paradigmi nel contesto globale.
Se Smi è il capofila del progetto, esso però abbraccia ben oltre cento soggetti distribuiti lungo le tre principali filiere del tessile-abbigliamento, dell’arredo-design e degli accessori-moda (occhialeria, scarpe, accessori in pelle e concia) in dieci diverse Regioni (Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Campania, Puglia e Umbria). Insomma, una “chiamata alle armi” non solo delle associazioni nazionali come Confindustria, Confartigianato e Cna, ma anche di Cnr, imprese, distretti regionali, Poli di innovazione tecnologica e Università. Il compito del cluster “Made in Italy” sarà, infatti, quello di promuovere i progetti che i soggetti metteranno a punto collaborando tra loro e potrà contare su una dotazione di circa 30 milioni di euro che andrà a coprire il 50% degli investimenti in innovazione messi complessivamente in campo. La costituzione ufficiale dovrebbe avvenire in ottobre, con l’espletamento delle formalità richieste dal Miur che ha fissato per il costituendo cluster la forma giuridica della “associazione riconosciuta”. Ruolo importante sarà svolto da Città Studi (ente gestore di Po.in.tex) come segreteria tecnico-operativa. «È un’occasione importante per il made in Italy - commenta il direttore dell’Uib, Pier Francesco Corcione -. Non solo: con questo progetto, grazie alle politiche messe in campo da imprenditori e istituzioni, il “sistema Biella” si apre davvero all’esterno. Il rapporto dialettico con Smi, capofila del cluster, permette al territorio di “agganciare” strutture come questa che rappresentano oggi mezzi essenziali per competere su un contesto globale».
Giovanni Orso
La notizia è arrivata durante la presentazione di “Economia Biellese 2016”, giovedì mattina a Palazzo Gromo Losa. Il Miur (il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca), ad agosto, ha ufficialmente dato il via libera al progetto di costituzione del cluster tecnologico nazionale “Made in Italy” presentato da Smi nell’ottobre di un anno fa. La missione del cluster nazionale, tratteggiata nei documenti valutati dal Ministero, sarà quella di costruire un ecosistema dell’innovazione, integrato e inclusivo, in grado di sostenere ed accrescere il made in Italy conservando le radici ma anche sviluppando nuove idee e paradigmi nel contesto globale.
Se Smi è il capofila del progetto, esso però abbraccia ben oltre cento soggetti distribuiti lungo le tre principali filiere del tessile-abbigliamento, dell’arredo-design e degli accessori-moda (occhialeria, scarpe, accessori in pelle e concia) in dieci diverse Regioni (Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Campania, Puglia e Umbria). Insomma, una “chiamata alle armi” non solo delle associazioni nazionali come Confindustria, Confartigianato e Cna, ma anche di Cnr, imprese, distretti regionali, Poli di innovazione tecnologica e Università. Il compito del cluster “Made in Italy” sarà, infatti, quello di promuovere i progetti che i soggetti metteranno a punto collaborando tra loro e potrà contare su una dotazione di circa 30 milioni di euro che andrà a coprire il 50% degli investimenti in innovazione messi complessivamente in campo. La costituzione ufficiale dovrebbe avvenire in ottobre, con l’espletamento delle formalità richieste dal Miur che ha fissato per il costituendo cluster la forma giuridica della “associazione riconosciuta”. Ruolo importante sarà svolto da Città Studi (ente gestore di Po.in.tex) come segreteria tecnico-operativa. «È un’occasione importante per il made in Italy - commenta il direttore dell’Uib, Pier Francesco Corcione -. Non solo: con questo progetto, grazie alle politiche messe in campo da imprenditori e istituzioni, il “sistema Biella” si apre davvero all’esterno. Il rapporto dialettico con Smi, capofila del cluster, permette al territorio di “agganciare” strutture come questa che rappresentano oggi mezzi essenziali per competere su un contesto globale».
Giovanni Orso