Mobilità: per le pensioni la beffa "finestre"

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(17 nov) «La legge 122 dell’agosto 2010, quella che ha fatto slittare le cosiddette “ finestre” per andare in pensione, potrebbe, nel Biellese, aver rotto o rompere le uova nel paniere ad almeno 200 biellesi che, al termine della mobilità, facevano giustamente conto di poter riscuotere l’assegno pensionistico». In assenza di dati certificati, il condizionale è certo d’obbligo ma l’affermazione arriva da fonte autorevole e competente. A parlare è, infatti, Gian Luca Belli, segretario provinciale di Filctem Cgil.
«La legge 122 dell’agosto 2010, quella che ha fatto slittare le cosiddette “ finestre” per andare in pensione, potrebbe, nel Biellese, aver rotto o rompere le uova nel paniere ad almeno 200 biellesi che, al termine della mobilità, facevano giustamente conto di poter riscuotere l’assegno pensionistico».

Mobilità. In assenza di dati certificati, il condizionale è certo d’obbligo ma l’affermazione arriva da fonte autorevole e competente. A parlare è, infatti, Gian Luca Belli, segretario provinciale di Filctem Cgil, che ritiene questa cifra, dal suo osservatorio sindacale, qualcosa di altamente probabile e realistico. «Prima, la mobilità poteva più facilmente costituire uno scivolo verso la pensione - aggiunge - . Ora, lo spostamento delle finestre d’uscita e le annunciate riforme sull’innalzamento dell’età pensionabile renderanno sempre più difficoltoso l’uso a tal fine di questo strumento. All’epoca, i sindacati preavvertirono il Governo del rischio che, fatalmente, con questo spostamento si sarebbe creato per molte situazioni in cui la mobilità sarebbe venuta a scadere in concomitanza con la pensione secondo il calcolo effettuato, in perfetta buona fede, prima del varo di questa norma. Il Governo fissò allora una sorta di franchigia per 10 mila casi, promettendo di provvedere poi, anno per anno, con un apposito decreto, a regolare quelle situazioni che si sarebbero verificate, in modo da evitare che il lavoratore finisse ingiustamente per trovarsi nella spiacevole situazione di non poter fruire più della mobilità ma di non poter ancora riscuotere l’assegno pensionistico. Risultato? Oggi in Italia abbiamo 17 mila casi di questo tipo, mentre di un decreto ad hoc, come invece promesso, non non c’è neppure l’ombra».

Cassa integrazione. A complicare la faccenda sta poi la situazione complessiva. «Si potrebbe pensare di ricorrere alla mobilità in deroga - dice ancora Belli - , estendendo l’ammortizzatore, finora erogato solo sino al raggiungimento del diritto alla pensione, fino invece allo scadere della finestra stessa. Purtroppo, però, l’ostacolo concreto è rappresentato dal fatto che il fondo per cassa e mobilità è unico e, salvo non venga accresciuto con opportuna dotazione, il risultato finirebbe per essere quello di tirare la coperta da una parte lasciando scoperta l’altra, cioè quelle delle Cigs, che è in pericoloso aumento». Nel Biellese infatti, i dati su casse integrazioni e mobilità di questo triennio disegnano una situazione in deterioramento. «Dal 2000 - spiega Belli, fresco del direttivo provinciale Filctem Cgil di martedì mattina dove ha fatto il punto sulla situazione dei settori Tessile, Chimico ed Energia -, nel tessile abbiamo perso ben 12 mila posti. Degli attuali 15 mila addetti, circa 1.000 si trovano in cassa integrazione a zero ore, con scarse possibilità di rioccupazione. Non solo: dal 2008, a Biella, sono state 32 milioni le ore di cassa integrazione straordinaria autorizzate (4 milioni solo tra gennaio e ottobre 2011, con incremento nell’ultimo trimestre di circa 800 mila ore). Ci sono poi in corso 20 contratti di solidarietà, una cassa straordinaria (Cigs) per concordato preventivo, 31 Cigs per crisi o cessazione di attività, una Cigs per fallimento cui se ne aggiungeranno altre 2 per fallimento. Sino a poco fa si stava uscendo dalla crisi precedente. Oggi, la coda della crisi 2008 si inserisce, a cuneo, nella nuova crisi cagionata dai debiti sovrani, in un clima di attendismo che ferma i mercati. Questo massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali ha poi portato ad una riduzione della capacità di spesa delle famiglie biellesi coinvolte mediamente di 5 mila euro annui. Sono numeri che, in assenza di un rifinanziamento degli ammortizzatori in scadenza e di un monitoraggio attento di quanti possono perdere le coperture sociali, disegnano i contorni di un’emergenza».
Giovanni Orso

17 novembre 2011

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