Marcegaglia: 'Stop ai veti'

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(20 gen) E’ una Emma Marcegaglia più diretta del solito quella che ha affrontato il parterre dei giornalisti e dei sindacalisti martedì scorso alla Casa della Cultura di via Borgogna in occasione della presentazione del libro di Valeria Fedeli. La presidente di Confindustria non ha lasciato spazio ad interpretazioni rispondendo alle domande dei cronisti. Milano. E’ una Emma Marcegaglia più diretta del solito quella che ha affrontato il parterre dei giornalisti e dei sindacalisti martedì scorso alla Casa della Cultura di via Borgogna in occasione della presentazione del libro di Valeria Fedeli. La presidente di Confindustria non ha lasciato spazio ad interpretazioni rispondendo alle domande dei cronisti. «Le relazioni tra le parti sociali non possono fermarsi a Mirafiori - ha tagliato corto -. Del resto, nessuno può negare che Confindustria abbia sempre firmato e rispettato, senza che si arrivasse a fare neppure un’ora di sciopero, tutti i contratti di tutte le categorie, eccezion fatta per quello dei metalmeccanici. L’anomalia, allora, è chiamata Fiom. Per questo, dobbiamo riprendere quello spirito. Ma attenzione: tutte le parti sociali, nel ridisegno di un nuovo modello di relazioni, devono imparare a cavalcare il cambiamento piuttosto che limitarsi a difendere il passato. Altrimenti non hanno più scopo e temo che si possa creare una situazione in cui il più forte si farà le proprie regole».
Incalzata comunque per un giudizio su Mirafiori «è qualcosa comunque di positivo - ha aggiunto Emma Marcegaglia - perché migliora le caratteristiche produttive di quello stabilimento: nel mio settore, quello siderurgico, quei turni li facciamo da trent’anni e non abbiamo quei tassi di assenteismo».

Parti sociali. La leader degli industriali italiani ha parlato della necessità di riprendere il confronto tra tutte le parti sociali senza pregiudizi, per la definizione di norme cornice, anche in tema di produttività e rappresentanza sindacale, senza lasciarsi condizionare da Mirafiori.
«Confindustria però chiede la rigorosa applicazione dei contratti quando sono firmati con il 51% dei consensi - ha detto -. Le minoranze non possono continuare ad avere un potere di veto e di paralisi anche se esse devono comunque sempre trovare statuto e rappresentanza. Siamo insomma contro l’assemblearismo continuo».
Competitività e Pmi. «L’Italia si gioca il suo futuro sul manifatturiero - ha detto Emma Marcegaglia -: siamo quinti nel mondo e secondi in Europa. Per stare nella globalizzazione non dobbiamo diventare cinesi ma occorrono subito regole nuove: ancor prima di una politica industriale c’è bisogno di un’agenda della crescita che tocchi i temi della ricerca, dell’innovazione, delle tasse sulle imprese, delle infrastrutture. Un’agenda su cui Confindustria ha cercato di stimolare un confronto tra le parti sociali, riuscendo a trovare sintonia: manca l’accordo sulla produttività ma siamo vicini. Purtroppo, latita l’altro interlocutore: questi temi paiono infatti scomparsi dal dibattito politico». E a chi le chiedeva un giudizio su eventuali dimissioni del Governo, la presidente di Confindustria ha risposto: «Non spetta a me dare questi giudizi. L’Italia deve essere governata: i problemi sono comunque seri e cresciamo meno della media Ue».
Dal nostro inviato
Giovanni Orso
orso@primabiella.it

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