Manifatturiero, una strategia comune per competere

Manifatturiero, una strategia comune per competere
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«Il mercato internazionale rappresenta il fattore decisivo per la crescita, soprattutto oggi di fronte ad un mercato interno caratterizzato da una domanda ancora stagnante».
Roberto Luongo, direttore generale di Ice- Agenzia non ha dubbi.

Il road show sull’internazionalizzazione che ha portato, lunedì scorso, 340 Pmi a Biella, costituisce un’occasione preziosa per la trasformazione  virtuosa del sistema dei distretti. Un’occasione che, secondo Luongo, il territorio biellese deve saper cogliere anche alla luce dei dati che sottolineano la vocazione export oriented della sua economia.

Dati. Le elaborazioni di Unioncamere Piemonte, diffuse proprio in concomitanza del road show di lunedì, mettono in luce che il sistema Biella, nel 2012, ha esportato per 973 milioni di prodotti tessili cui devono aggiungersi altri 188 milioni in articoli di abbigliamento (anche in pelle e pelliccia) e 13 milioni di articoli in pelle (escluso abbigliamento). Altri 142 milioni, il sistema Biella li ha esportati in macchinari e apparecchiature, 91 in prodotti chimici, 22 in articoli di gomma e materie plastiche, 9 in  mobili, 5 in prodotti in metallo (esclusi macchinari e apparecchiature), 5 in apparecchiature elettriche e per uso domestico non elettriche e, infine, altri 10 milioni in prodotti di altre industrie manifatturiere. Peraltro, i dati parziali sui primi 9 mesi 2013, mettono in luce che l’export biellese è cresciuto ulteriormente su base tendenziale del +1,9%. In particolare, prodotti tessili e articoli di abbigliamento (anche in pelle e pelliccia) incassano un +0,7% rispetto ai primi 9 mesi 2012: a trainare sono stati soprattutto gli articoli di abbigliamento (+12,9%), mentre la componente tessile in senso stretto ha risentito della contrazione di tessuti (-5%) e “altri prodotti tessili” (-5,3%).

Manifattura. «Fermarsi però solo all’export - dice Roberto Luongo - non basta. Concordo con le analisi del professor Marco Fortis quando scrive che è necessaria una svolta decisa per rimettere al centro il sistema manifatturiero. Mi pare che con l’approvazione, in sede Ue, dell’“Industrial compact” si cominci ad imboccare la direzione giusta. Del resto, noi siamo il secondo Paese manifatturiero in Europa ed abbiamo uno dei cinque saldi attivi più importanti del settore manifatturiero a livello mondiale. Se guardiamo al contesto da una prospettiva più vasta, vediamo come certi nostri competitors (penso alla Turchia) si stiano attrezzando. E’ quindi il momento di agire, ma la strategia non può più essere lasciata ai singoli Paesi o governi ma deve essere qualcosa di condiviso a livello europeo».
Giovanni Orso

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