Manifatturiero: fatturato 2016 sotto di 7 miliardi

L’industria manifatturiera italiana chiuderà il 2016 con una crescita del
fatturato (a prezzi costanti) dell’1,2%, inferiore di circa 7 miliardi di
euro rispetto a quanto previsto a maggio. La proiezione arriva dal
recentisssimo “Rapporto Analisi dei settori industriali” curato da Intesa
Sanpaolo in collaborazione con Prometeia e presentato a Milano il 26
ottobre scorso. Il Rapporto mette l’accento su questa minor crescita
«frutto - dicono gli analisti - del clima di incertezza che ha penalizzato
la domanda interna e della perdurante debolezza della domanda estera». Il
Rapporto, peraltro, è interessante anche perché sottolinea come le imprese
italiane siano riuscite comunque a cogliere le opportunità presenti in uno
scenario internazionale poco favorevole, con performance migliori rispetto
a quelle dei principali concorrenti europei. «Nei primi sei mesi dell’anno
- spiegano gli analisti del Rapporto - la quota italiana sul commercio
mondiale ha evidenziato una crescita, confermando la tendenza delle nostre
esportazioni a reggere meglio le fasi di rallentamento della domanda
mondiale e, parallelamente, a mostrare maggiori difficoltà nell’agganciare
le fasi di accelerazione».
Previsioni. Nel prossimo biennio, in un quadro in miglioramento sui
mercati esteri, sarà però soprattutto e finalmente la domanda interna a
sostenere una modesta accelerazione della crescita del manifatturiero,
stimata all’1,5% medio annuo (a prezzi costanti). Come già nell’anno in
corso, anche in prospettiva si confermerà una elevata elasticità delle
importazioni alla dinamica del mercato nazionale: il saldo con l’estero
rimarrà stabile su livelli elevati, intorno agli 80 miliardi.
I comparti. Dopo quelli emersi nel 2015, ulteriori nuovi miglioramenti
della redditività, in proiezione sia sull’anno in corso sia nel biennio,
sono attesi, secondo le analisi del Rapporto, per gran parte dei settori e
per tutte le classi dimensionali delle aziende, incluse le piccole
imprese. A consuntivo 2016, sarà l’Automotive a mantenere una dinamica
nettamente migliore della media, grazie al boom della domanda interna (sia
per investimenti che per consumi), che riesce a controbilanciare il
contributo negativo del canale estero (con il saldo commerciale del
settore tornato negativo, per 3,5 miliardi, dopo 4 anni di surplus indotto
dal crollo della domanda nazionale). Positiva anche la performance 2016
per il “Largo consumo” (cosmesi e detergenza casa e persona) e per gli
“Altri intermedi” (carta, gomma, plastica, legno), che evidenziano ottimi
risultati all’export, grazie al contributo dei siti produttivi di imprese
multinazionali e di un ricco tessuto di piccole e medie imprese, spesso
leader di nicchia. Meccanica e Moda, invece, non riusciranno a crescere
nel 2016, penalizzate dalla crisi di molti mercati emergenti e da un
andamento meno positivo del previsto della domanda statunitense. Nel 2016
chiuderanno in negativo, oltre alla Moda, anche gli Elettrodomestici, dove
sono evidenti le difficoltà competitive del tessuto produttivo italiano,
gli Intermedi chimici e i Prodotti in metallo, condizionati dalla
perdurante debolezza delle costruzioni e da performance deludenti sui
mercati internazionali. In sintesi, nel biennio 2017-’18, la graduatoria
settoriale continuerà ad essere guidata dall’Automotive e dal Largo
Consumo, ma contributi importanti sono attesi anche da Farmaceutica,
Metallurgia (se saranno definitivamente superate le difficoltà del
comparto siderurgico) e filiera elettromeccanica, soprattutto grazie
all’Elettrotecnica.
Investimenti. Il continuo, anche se lieve, recupero dei volumi produttivi
consentirà nuovi miglioramenti della redditività industriale, dopo quelli
conseguiti nel 2015 dalla maggior parte dei settori (in particolare
Farmaceutica, Mobili, Elettrodomestici e Automotive) e da tutte le classi
dimensionali: nel 2018 il Roi medio del manifatturiero tornerà sopra il
6%, valore non distante da quello pre-crisi. «Ci si aspetta, in
prospettiva - concludono gli analisti del Rapporto Intesa Sanpaolo-
Prometeia -, un recupero soprattutto in quei settori (Mobili, Metallurgia
e Prodotti per le costruzioni) dove, nonostante i risultati positivi del
2015, i livelli medi della redditività rimangono molto bassi, facendo
prevedere ulteriori uscite dal mercato».
GIOVANNI ORSO
L’industria manifatturiera italiana chiuderà il 2016 con una crescita del
fatturato (a prezzi costanti) dell’1,2%, inferiore di circa 7 miliardi di
euro rispetto a quanto previsto a maggio. La proiezione arriva dal
recentisssimo “Rapporto Analisi dei settori industriali” curato da Intesa
Sanpaolo in collaborazione con Prometeia e presentato a Milano il 26
ottobre scorso. Il Rapporto mette l’accento su questa minor crescita
«frutto - dicono gli analisti - del clima di incertezza che ha penalizzato
la domanda interna e della perdurante debolezza della domanda estera». Il
Rapporto, peraltro, è interessante anche perché sottolinea come le imprese
italiane siano riuscite comunque a cogliere le opportunità presenti in uno
scenario internazionale poco favorevole, con performance migliori rispetto
a quelle dei principali concorrenti europei. «Nei primi sei mesi dell’anno
- spiegano gli analisti del Rapporto - la quota italiana sul commercio
mondiale ha evidenziato una crescita, confermando la tendenza delle nostre
esportazioni a reggere meglio le fasi di rallentamento della domanda
mondiale e, parallelamente, a mostrare maggiori difficoltà nell’agganciare
le fasi di accelerazione».
Previsioni. Nel prossimo biennio, in un quadro in miglioramento sui
mercati esteri, sarà però soprattutto e finalmente la domanda interna a
sostenere una modesta accelerazione della crescita del manifatturiero,
stimata all’1,5% medio annuo (a prezzi costanti). Come già nell’anno in
corso, anche in prospettiva si confermerà una elevata elasticità delle
importazioni alla dinamica del mercato nazionale: il saldo con l’estero
rimarrà stabile su livelli elevati, intorno agli 80 miliardi.
I comparti. Dopo quelli emersi nel 2015, ulteriori nuovi miglioramenti
della redditività, in proiezione sia sull’anno in corso sia nel biennio,
sono attesi, secondo le analisi del Rapporto, per gran parte dei settori e
per tutte le classi dimensionali delle aziende, incluse le piccole
imprese. A consuntivo 2016, sarà l’Automotive a mantenere una dinamica
nettamente migliore della media, grazie al boom della domanda interna (sia
per investimenti che per consumi), che riesce a controbilanciare il
contributo negativo del canale estero (con il saldo commerciale del
settore tornato negativo, per 3,5 miliardi, dopo 4 anni di surplus indotto
dal crollo della domanda nazionale). Positiva anche la performance 2016
per il “Largo consumo” (cosmesi e detergenza casa e persona) e per gli
“Altri intermedi” (carta, gomma, plastica, legno), che evidenziano ottimi
risultati all’export, grazie al contributo dei siti produttivi di imprese
multinazionali e di un ricco tessuto di piccole e medie imprese, spesso
leader di nicchia. Meccanica e Moda, invece, non riusciranno a crescere
nel 2016, penalizzate dalla crisi di molti mercati emergenti e da un
andamento meno positivo del previsto della domanda statunitense. Nel 2016
chiuderanno in negativo, oltre alla Moda, anche gli Elettrodomestici, dove
sono evidenti le difficoltà competitive del tessuto produttivo italiano,
gli Intermedi chimici e i Prodotti in metallo, condizionati dalla
perdurante debolezza delle costruzioni e da performance deludenti sui
mercati internazionali. In sintesi, nel biennio 2017-’18, la graduatoria
settoriale continuerà ad essere guidata dall’Automotive e dal Largo
Consumo, ma contributi importanti sono attesi anche da Farmaceutica,
Metallurgia (se saranno definitivamente superate le difficoltà del
comparto siderurgico) e filiera elettromeccanica, soprattutto grazie
all’Elettrotecnica.
Investimenti. Il continuo, anche se lieve, recupero dei volumi produttivi
consentirà nuovi miglioramenti della redditività industriale, dopo quelli
conseguiti nel 2015 dalla maggior parte dei settori (in particolare
Farmaceutica, Mobili, Elettrodomestici e Automotive) e da tutte le classi
dimensionali: nel 2018 il Roi medio del manifatturiero tornerà sopra il
6%, valore non distante da quello pre-crisi. «Ci si aspetta, in
prospettiva - concludono gli analisti del Rapporto Intesa Sanpaolo-
Prometeia -, un recupero soprattutto in quei settori (Mobili, Metallurgia
e Prodotti per le costruzioni) dove, nonostante i risultati positivi del
2015, i livelli medi della redditività rimangono molto bassi, facendo
prevedere ulteriori uscite dal mercato».
GIOVANNI ORSO