L'estero scopre la

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(15 dic) Se l’alimentare made in Biella ha archiviato il primo semestre 2010 con una performance negativa (-31,5%) del proprio export, a manifestare invece un ottimo andamento continua ad essere l’export del beverage biellese. Nel primo semestre 2010, infatti, le esportazioni di bevande biellesi hanno raggiunto l’ammontare di 1.401.092 euro (+56,74% rispetto allo stesso periodo 2009). Cifre sicuramente piccole in assoluto ma che segnalano il miglior exploit dell’export di settore degli ultimi tre anni: per l’Istat, nel primo semestre 2009, l’export di bevande made in Biella era stato di 893.905 euro e ancor prima, nel 2008, di 802.448. Se l’alimentare made in Biella ha archiviato il primo semestre 2010 con una performance negativa (-31,5%) del proprio export, a manifestare invece un ottimo andamento continua ad essere l’export del beverage biellese. Nel primo semestre 2010, infatti, le esportazioni di bevande biellesi hanno raggiunto l’ammontare di 1.401.092 euro (+56,74% rispetto allo stesso periodo 2009). Cifre sicuramente piccole in assoluto ma che segnalano il miglior exploit dell’export di settore degli ultimi tre anni: per l’Istat, nel primo semestre 2009, l’export di bevande made in Biella era stato di 893.905 euro e ancor prima, nel 2008, di 802.448. Un trend di crescita costante, acceleratosi nel 2010. Sull’ammontare dell’export del primo semestre 2010, l’Europa ha pesato per 900.836 euro e gli Stati Uniti per 225.706 euro. In entrambi i casi, è possibile compulsare lo stesso trend crescente sin dal primo semestre 2008. Allora l’export di beverage biellese verso l’Europa era stato di 598.790 euro, cresciuti a 604.148 nel primo semestre 2009. Verso gli Stati Uniti, si è invece passati dai 102.594 euro del primo semestre 2008 ai 163.006 del 2009 sino agli attuali 225.706. Cifre piccole in senso assoluto e, come tali, cifre molto reattive al semplice cambiamento di politica commerciale da parte di una sola azienda, soprattutto se grande: secondo i dati Unioncamere Piemonte, l’industria biellese del beverage è infatti strutturata su quattro aziende big (Acqua Lauretana, Birra Menabrea, Alpe Guizza e Coca Cola NdR) per un totale di complessivi 432 addetti.
«Cifre certo piccole - conferma Franco Thedy, capogruppo Uib del settore “Alimentari e Bevande” e a capo di “Birra Menabrea” -: ma quello che importa considerare sono soprattutto i dati in tendenza».
E dati dell’Istat, guardati da vicino, restituiscono anche alcuni spunti interessanti per singoli Paesi. E’ il caso dell’export di beverage biellese verso la Germania dove, nel primo semestre 2010, si è diretto un flusso pari a 307.554 euro: più del doppio rispetto al primo semestre 2009. Crescita costante e progressiva anche verso gli States dove nel primo semestre 2009 si è esportato per 117.658 euro e nel 2010 per 172.982. Qui è comunque interessante notare che, misurato su periodo singolo, l’export di beverage biellese del secondo trimestre 2010 è raddoppiato rispetto a quello dell’omologo trimestre 2009. Peraltro, al settore industriale in senso stretto, nella lettura dei dati va anche tenuto conto del mondo dei microbirrifici e delle piccole aziende artigianali locali. «Un mondo, quest’ultimo - aggiunge il vicepresidente Uib, Franco Thedy - più difficile da monitorare e comunque non ancora vocato all’export in quantità davvero rilevante. Con il beverage, comunque, occorre coniugare anche il settore alimentare biellese il cui export ha dato andamenti diversi. Complessivamente, in modo empirico, ritengo che il valore del food and beverage biellese possa ragionevolmente aggirarsi tra i 60 e 70 milioni di euro all’anno».
Se è facile ipotizzare, nella complessiva dinamica, un ruolo più spiccato di certi big come Coca Cola, i dati costituiscono comunque una sorpresa positiva. «Il settore si rivela dinamico e flessibile - dice infatti Thedy -. La creazione in Uib di un gruppo merceologico “Food and Beverage” è la prima cellula di un approccio volto a fare squadra: da noi non c’è un prodotto così forte da identificare il territorio ma è la promozione del territorio lo strumento della identificazione dei prodotti. Poi, anche nel nostro settore, conta molto la capacità di innovare. Noi di “Birra Menabrea”, per esempio, abbiamo puntato sulla nuova Birra Top Restaurant. Risultato? Dodici mila cartoni venduti (circa mille ettolitri di birra) in soli cinque mesi. Per noi un grande successo che conforta il trend di settore».
Se questa non è una Biella da bere...

15 dicembre 2010

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