Lavoro, in Piemonte, nel primo semestre, calano i contratti a tempo indeterminato

Lavoro, in Piemonte, nel primo semestre, calano i contratti a tempo indeterminato
Pubblicato:
Aggiornato:

Luci e ombre, nel primo semestre dell’anno, sulla situazione del mercato del lavoro in Piemonte. Già, perché le stime dell’indagine Istat rielaborate dal Settore Politiche del Lavoro dell’assessorato regionale che contano 14 mila occupati in più, nel periodo considerato, vanno lette però anche alla luce dei dati registrati dal sistema delle comunicazioni obbligatorie, che rileva il numero di contratti attivati e conclusi (mentre l’indagine statistica conta le “teste”, cioè il numero di persone occupate in un dato momento): 38 mila procedure in meno. E allora i risultati sono un po’ meno incoraggianti. Nel primo caso, l’indagine evidenzia un segno positivo sul fronte del numero dei lavoratori piemontesi che, infatti, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, risultano essere cresciuti di 14 mila unità. Sotto questo aspetto, quindi, sale così di quasi un punto percentuale il tasso di occupazione, che si assesta sul 63,9% mentre  il tasso di disoccupazione scende dall’11,1% al 9,5% e si accorcia il gap che, in materia, separa il Piemonte dalle altre regioni del Nord (gap che , però, resta ancora di quasi due punti sopra la media delle regioni del Nord che è pari a 7,8%). Secondo l’altra fonte (quella cioè che conta i contratti attivati e conclusi e non gli occupati), nei primi sei mesi del 2016, la domanda di lavoro in Piemonte mostrerebbe un cedimento, con una caduta di oltre 38 mila procedure di assunzione rispetto al medesimo periodo del 2015, pari al - 13,1%, che passa a - 28,3% se si tiene conto solo dei tempi indeterminati: insomma, un elemento che dice quanto la precarizzazione sia ancora elemento costitutivo del mondo del lavoro. «Si tratta di un riassestamento verso il basso delle tendenze positive emerse nel 2015 - commenta l’assessore regionale al Lavoro, Gianna Pentenero -: un riassestamento atteso, considerando il boom di avviamenti al lavoro registrato negli ultimi mesi dell’anno scorso, che si può in gran parte interpretare come un’anticipazione di assunzioni che le aziende avrebbero comunque effettuato nel corso del 2016, per sfruttare a pieno le agevolazioni fiscali introdotte con la Legge di stabilità 2015. Peraltro, nel bimestre maggio-giugno 2016, il calo degli avviamenti  mostra un sensibile rallentamento, scendendo a -7,8%, rispetto al –15,5% del primo quadrimestre». Alla crescita dell’occupazione quale emerge dalle stime dell’indagine Istat rielaborate dall’assessorato, ha contribuito il lavoro dipendente in agricoltura e, soprattutto, nel ramo commercio, alloggio e ristorazione il quale risulta in sensibile espansione con  23 mila posti di lavoro in più. Permane critica la situazione nelle costruzioni (dove si contano 8 mila addetti in meno) e ristagna il dato dell’industria manifatturiera. Un  regresso (3 mila unità in meno) viene evidenziato  anche nel comparto allargato dei servizi non commerciali. In controtendenza, invece, si rivela l’apprendistato, tornato appetibile e stabilizzato dal punto di vista normativo grazie al nuovo testo unico regionale che disciplina in modo organico la materia. Questa forma contrattuale registra, infatti, una crescita progressiva, segnando +15% nel semestre (ma la variazione sale al 31% nel bimestre maggio-giugno), contribuendo alla buona performance dei giovani, che limitano al minimo (-3,6%) la caduta delle assunzioni, favoriti anche dall’impatto delle politiche attivate a loro favore, a partire dal programma Garanzia Giovani. «Il quadro complessivo  così delineato – ammette l’assessore Pentenero - mostra luci ed ombre. Le stime Istat infatti ci confortano, confermando un progressivo allentamento della morsa della crisi, ma le dinamiche rilevate dai flussi occupazionali ci ricordano la debolezza della ripresa, spesso fondata su posti di lavoro che non sono a tempo indeterminato».

Giovanni Orso

Luci e ombre, nel primo semestre dell’anno, sulla situazione del mercato del lavoro in Piemonte. Già, perché le stime dell’indagine Istat rielaborate dal Settore Politiche del Lavoro dell’assessorato regionale che contano 14 mila occupati in più, nel periodo considerato, vanno lette però anche alla luce dei dati registrati dal sistema delle comunicazioni obbligatorie, che rileva il numero di contratti attivati e conclusi (mentre l’indagine statistica conta le “teste”, cioè il numero di persone occupate in un dato momento): 38 mila procedure in meno. E allora i risultati sono un po’ meno incoraggianti. Nel primo caso, l’indagine evidenzia un segno positivo sul fronte del numero dei lavoratori piemontesi che, infatti, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, risultano essere cresciuti di 14 mila unità. Sotto questo aspetto, quindi, sale così di quasi un punto percentuale il tasso di occupazione, che si assesta sul 63,9% mentre  il tasso di disoccupazione scende dall’11,1% al 9,5% e si accorcia il gap che, in materia, separa il Piemonte dalle altre regioni del Nord (gap che , però, resta ancora di quasi due punti sopra la media delle regioni del Nord che è pari a 7,8%). Secondo l’altra fonte (quella cioè che conta i contratti attivati e conclusi e non gli occupati), nei primi sei mesi del 2016, la domanda di lavoro in Piemonte mostrerebbe un cedimento, con una caduta di oltre 38 mila procedure di assunzione rispetto al medesimo periodo del 2015, pari al - 13,1%, che passa a - 28,3% se si tiene conto solo dei tempi indeterminati: insomma, un elemento che dice quanto la precarizzazione sia ancora elemento costitutivo del mondo del lavoro. «Si tratta di un riassestamento verso il basso delle tendenze positive emerse nel 2015 - commenta l’assessore regionale al Lavoro, Gianna Pentenero -: un riassestamento atteso, considerando il boom di avviamenti al lavoro registrato negli ultimi mesi dell’anno scorso, che si può in gran parte interpretare come un’anticipazione di assunzioni che le aziende avrebbero comunque effettuato nel corso del 2016, per sfruttare a pieno le agevolazioni fiscali introdotte con la Legge di stabilità 2015. Peraltro, nel bimestre maggio-giugno 2016, il calo degli avviamenti  mostra un sensibile rallentamento, scendendo a -7,8%, rispetto al –15,5% del primo quadrimestre». Alla crescita dell’occupazione quale emerge dalle stime dell’indagine Istat rielaborate dall’assessorato, ha contribuito il lavoro dipendente in agricoltura e, soprattutto, nel ramo commercio, alloggio e ristorazione il quale risulta in sensibile espansione con  23 mila posti di lavoro in più. Permane critica la situazione nelle costruzioni (dove si contano 8 mila addetti in meno) e ristagna il dato dell’industria manifatturiera. Un  regresso (3 mila unità in meno) viene evidenziato  anche nel comparto allargato dei servizi non commerciali. In controtendenza, invece, si rivela l’apprendistato, tornato appetibile e stabilizzato dal punto di vista normativo grazie al nuovo testo unico regionale che disciplina in modo organico la materia. Questa forma contrattuale registra, infatti, una crescita progressiva, segnando +15% nel semestre (ma la variazione sale al 31% nel bimestre maggio-giugno), contribuendo alla buona performance dei giovani, che limitano al minimo (-3,6%) la caduta delle assunzioni, favoriti anche dall’impatto delle politiche attivate a loro favore, a partire dal programma Garanzia Giovani. «Il quadro complessivo  così delineato – ammette l’assessore Pentenero - mostra luci ed ombre. Le stime Istat infatti ci confortano, confermando un progressivo allentamento della morsa della crisi, ma le dinamiche rilevate dai flussi occupazionali ci ricordano la debolezza della ripresa, spesso fondata su posti di lavoro che non sono a tempo indeterminato».

Giovanni Orso

Seguici sui nostri canali