L’artigianato prova a recuperare terreno

L’artigianato prova a recuperare terreno
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Il tradizionale appuntamento agostano con i dati salienti dell’artigianato piemontese di Confartigianato fotografa un primo semestre 2015 ancora profondamente segnato dalla crisi. «Il dato principale ­ afferma il presidente di Confartigianato Imprese Piemonte, Maurizio Besana ­ riguarda l’ulteriore calo delle imprese artigiane: dal dicembre 2013 al dicembre 2014, in Piemonte, ne mancano all’appello 3.633, il 2,8% in meno rispetto all’anno scorso. Il secondo dato importante attiene l’occupazione: nello stesso periodo sono stati bruciati 8.684 posti di lavoro. E’ come se fosse sparita in un sol colpo un’azienda medio­grande come la Ferrero Italia».

Nel Biellese. In provincia di Biella erano 5.621 le imprese artigiane al 31 dicembre 2014, delle quali 2.441 appartenenti al settore delle costruzioni; nel secondo semestre del 2015 sono stimate in diminuzione di 9 unità, a 5.612. Sempre secondo i dati disponibili al 31 dicembre dell’anno scorso, l’occupazione nell’artigianato biellese ammontava a 12.278 unità, di cui 7.276 lavoratori autonomi e 5.002 dipendenti.

Cassa in deroga. Le domande di Cassa integrazione in deroga da gennaio a giugno 2015, in Piemonte, sono state 5.168, di cui 3.456 presentate da imprese artigiane. I lavoratori coinvolti complessivamente sono 27.841, di cui 12.215 dipendenti di imprese artigiane. Le ore di Cig in deroga, per il periodo in esame, relativamente al comparto artigiano, si attestano a 3.430.299, su un totale di 7.844.909. Nello stesso periodo, le domande di Cig in deroga, in provincia di Biella, hanno riguardato 1.202 lavoratori, 848 dei quali (il 70,5%) appartenenti ad aziende artigiane.

Il punto sul credito. Il calo dei prestiti all’artigianato prosegue ormai da due anni, ma a dicembre 2014 si è manifestata una lieve decelerazione del fenomeno. Rispetto a un anno fa le imprese italiane (comprese quelle artigiane) hanno ricevuto l’1,1% in meno di credito (fonte dati: Banca d’Italia). In Piemonte il calo è stato più contenuto (­0,5%) per il totale delle imprese e del ­2,5% per le imprese artigiane (­104 milioni di euro). Nelle province piemontesi la maglia nera per le imprese artigiane passa sulle spalle di Asti, con un calo del ­5,4%. La migliore performance è quella di Vercelli, che fa registrare un +1,8% rispetto all’analogo periodo dell’anno scorso. A Biella lo stock dei prestiti all’artigianato, al 31 dicembre scorso, era di 146 milioni di euro, in calo dello 0,7% sull’anno precedente.

Verso il recupero. «I segnali di inversione di tendenza, evidenziati dalla nostra indagine congiunturale ­ conclude Besana ­ fanno sperare che l’artigianato piemontese abbia iniziato il lungo e faticoso cammino di recupero delle posizioni perse. Purtroppo, se il tasso di sviluppo si manterrà intorno allo “zero virgola” ci vorranno almeno vent’anni per ritornare alla situazione precedente. Ecco, allora, l’assoluta necessità di interventi da parte del Governo che incidano sensibilmente sul livello della tassazione e sulle condizioni di competitività, prima fra tutte la burocrazia soffocante, una zavorra che pesa e impedisce lo sviluppo delle imprese italiane».

Lara Bertolazzi

Il tradizionale appuntamento agostano con i dati salienti dell’artigianato piemontese di Confartigianato fotografa un primo semestre 2015 ancora profondamente segnato dalla crisi. «Il dato principale ­ afferma il presidente di Confartigianato Imprese Piemonte, Maurizio Besana ­ riguarda l’ulteriore calo delle imprese artigiane: dal dicembre 2013 al dicembre 2014, in Piemonte, ne mancano all’appello 3.633, il 2,8% in meno rispetto all’anno scorso. Il secondo dato importante attiene l’occupazione: nello stesso periodo sono stati bruciati 8.684 posti di lavoro. E’ come se fosse sparita in un sol colpo un’azienda medio­grande come la Ferrero Italia».

Nel Biellese. In provincia di Biella erano 5.621 le imprese artigiane al 31 dicembre 2014, delle quali 2.441 appartenenti al settore delle costruzioni; nel secondo semestre del 2015 sono stimate in diminuzione di 9 unità, a 5.612. Sempre secondo i dati disponibili al 31 dicembre dell’anno scorso, l’occupazione nell’artigianato biellese ammontava a 12.278 unità, di cui 7.276 lavoratori autonomi e 5.002 dipendenti.

Cassa in deroga. Le domande di Cassa integrazione in deroga da gennaio a giugno 2015, in Piemonte, sono state 5.168, di cui 3.456 presentate da imprese artigiane. I lavoratori coinvolti complessivamente sono 27.841, di cui 12.215 dipendenti di imprese artigiane. Le ore di Cig in deroga, per il periodo in esame, relativamente al comparto artigiano, si attestano a 3.430.299, su un totale di 7.844.909. Nello stesso periodo, le domande di Cig in deroga, in provincia di Biella, hanno riguardato 1.202 lavoratori, 848 dei quali (il 70,5%) appartenenti ad aziende artigiane.

Il punto sul credito. Il calo dei prestiti all’artigianato prosegue ormai da due anni, ma a dicembre 2014 si è manifestata una lieve decelerazione del fenomeno. Rispetto a un anno fa le imprese italiane (comprese quelle artigiane) hanno ricevuto l’1,1% in meno di credito (fonte dati: Banca d’Italia). In Piemonte il calo è stato più contenuto (­0,5%) per il totale delle imprese e del ­2,5% per le imprese artigiane (­104 milioni di euro). Nelle province piemontesi la maglia nera per le imprese artigiane passa sulle spalle di Asti, con un calo del ­5,4%. La migliore performance è quella di Vercelli, che fa registrare un +1,8% rispetto all’analogo periodo dell’anno scorso. A Biella lo stock dei prestiti all’artigianato, al 31 dicembre scorso, era di 146 milioni di euro, in calo dello 0,7% sull’anno precedente.

Verso il recupero. «I segnali di inversione di tendenza, evidenziati dalla nostra indagine congiunturale ­ conclude Besana ­ fanno sperare che l’artigianato piemontese abbia iniziato il lungo e faticoso cammino di recupero delle posizioni perse. Purtroppo, se il tasso di sviluppo si manterrà intorno allo “zero virgola” ci vorranno almeno vent’anni per ritornare alla situazione precedente. Ecco, allora, l’assoluta necessità di interventi da parte del Governo che incidano sensibilmente sul livello della tassazione e sulle condizioni di competitività, prima fra tutte la burocrazia soffocante, una zavorra che pesa e impedisce lo sviluppo delle imprese italiane».

Lara Bertolazzi

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