Industria, Biella vede nero fino a luglio
Crolla la fiducia delle imprese biellesi, produzione giù e Cassa alle stelle.
Lo afferma l’indagine congiunturale per il secondo trimestre 2020 realizzata da Confindustria Piemonte.
Il sistema travolto dall'emergenza coronavirus
Presentata ieri, giovedì 9 aprile, la rilevazione non può che registrare il crollo del clima di fiducia delle imprese piemontesi - il sentiment peggiore è quello biellese - travolte dall’emergenza pandemica. Il sondaggio è stato condotto nell’arco delle quattro settimane del mese di marzo: dunque in un periodo caratterizzato da una rapidissima, e in larga misura inattesa, escalation dei contagi e dei conseguenti provvedimenti restrittivi. Il numero di risposte è stato poco superiore a 1.000, del tutto allineato a quello abituale nelle indagini precedenti.
Il 45% delle imprese prevede produzione ridotta
Il peggioramento degli indicatori è eloquente e generalizzato. Nel comparto manifatturiero, quasi il 45% delle imprese prevede una riduzione della produzione, contro il 10% che si attende un aumento. Il saldo (pari a -29 punti percentuali) peggiora di 22 punti. Ancora più drammatiche le previsioni sugli ordinativi: il 50% sconta una contrazione (contro l’11%). Era dal 2009, anno di picco della crisi scoppiata nel 2008, che non si registravano valori così negativi per produzione e ordini. Crollano anche export e redditività. Aumentano i ritardi nei pagamenti – un indicatore molto sensibile alle fasi di brusco deterioramento del mercato. Si impenna il ricorso alla Cig: quasi un terzo delle aziende prevede di essere obbligata a fare ricorso agli ammortizzatori sociali. Percentuali così elevate non si vedevano dal 2012-2013.
Tutti i settori produttivi colpiti dall'emergenza
Tutti i settori produttivi sono stati colpiti dall’emergenza, in modo abbastanza omogeneo. Unica e parziale eccezione è il comparto alimentare, ma anche in questo caso, per la prima volta da anni, gli indicatori sono negativi. Anche il comparto dei servizi è stato coinvolto in pieno dalla crisi. Gli indicatori sono appena meno sfavorevoli di quelli del comparto manifatturiero. Tuttavia molto più marcato è il cambiamento di clima: una vera e propria doccia fredda, considerando che a gennaio il terziario operava in condizioni di mercato espansive, con attese molto positive per attività, ordinativi e occupazione. Isolata eccezione è il comparto Ict, senza dubbio per effetto dell’esponenziale aumento dello smart working.
A soffrire di più è la provincia di Biella
Anche a livello territoriale non emergono grandi differenze. Gli indicatori meno pessimistici sono riferibili a Cuneo, senza dubbio in conseguenza del maggior peso dell’agroalimentare. Tuttavia anche in questo caso il saldo ottimisti-pessimisti (-18 punti) è fortemente negativo e non trova immediati termini di paragone nel trend degli ultimi anni. A soffrire di più è la provincia di Biella (-44,4%), anche a causa della crisi del tessile iniziata ben prima del coronavirus. Seguono Asti, Verbania e Torino (rispettivamente -34,3%, -33,3% e -32,9%). Alessandria registra un saldo del -30,8%, Vercelli e Novara rispettivamente del -29,3% e -28,1%. A Cuneo il saldo è pari a -18,1%, meno peggio che nelle altre province, grazie alla tenuta del settore agro-alimentare.
Ravanelli: oggi a rischio la tenuta economica e sociale
«Il nostro sondaggio di marzo - commenta Fabio Ravanelli, Presidente di Confindustria Piemonte – riflette puntualmente la gravità della crisi e i timori per il futuro del nostro sistema produttivo. Indicazioni che trovano conferma nei dati e nelle previsioni, molto preoccupanti, su produzione industriale, Pil, consumi, export. Una crisi molto diversa, per natura e implicazioni, dalla “grande recessione” del 2008-2009, che pure ha avuto costi altissimi. Oggi è a rischio la tenuta economica e sociale del nostro Paese, non solo qualche punto di Pil. Dobbiamo mettere in campo, insieme alla BCE e all’Europa, tutte le risorse disponibili per sostenere la liquidità delle imprese, aiutare le famiglie, mantenere la continuità delle filiere».
Gallina: è necessario e possibile ripartire
«Il blocco delle attività - commenta il Presidente dell’Unione Industriale di Torino, Dario Gallina - rischia di essere letale per interi settori produttivi e tipologie di aziende. Nessuna impresa, per quanto solida e ben patrimonializzata, può permettersi uno stop prolungato. Confindustria sostiene con forza che è necessario e possibile ripartire al più presto. L’obiettivo, primario e irrinunciabile, di tutelare la salute dei lavoratori, è pienamente conciliabile con quello di riaprire le fabbriche».
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