Imprese ostaggio della burocrazia: 629 nuove norme fiscali

Imprese ostaggio della burocrazia: 629 nuove norme fiscali
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In sei anni, sono state 629 le norme fiscali sfornate dal Parlamento, con una media di oltre 100 all’anno. Una  iperproduzione normativa tanto più dannosa se solo si considera che delle 629 nuove norme entrate in vigore, solo 72 sono state emanate con il fine di semplificare; altre 168 hanno avuto un contenuto sostanzialmente neutro, mentre 389 (il 61,8%) sono invece costituite da disposizioni forte impatto burocratico sulle imprese: quelle che aumentano scartoffie e adempimenti. L’allarme per l’eccesso di pressione burocratico-fiscale sulle imprese italiane arriva dall’Ufficio Studi e Direzione Politiche Fiscali di Confartigianato.

Fattore frenante. Una situazione grave che diventa un freno per la crescita del Paese. Il peso di carte e scartoffie, insopportabile per le Pmi,  è ormai sentito con disagio anche per le aziende più grandi ed organizzate. Dall’osservatorio Observer sulle multinazionali piemontesi, presentato la settimana scorsa a Torino, emerge come proprio l’eccesso di burocrazia costituisca il primo fattore ostativo all’insediamento di nuove imprese in Piemonte.

Fisco.  La fotografia scattata da Confartigianato è quindi cupa e restituisce l’immagine di un fisco che si complica alla velocità di una norma a settimana, alla faccia della tanto annunciata semplificazione. Non basta: attribuendo valore 0 alle norme neutre, -1 a quelle semplificatorie e un valore compreso tra +1 a +3 a quelle che complicano la vita all’imprenditore, la ricerca di Confartigianato ha calcolato che l’indice di pressione burocratica è passato dai 33 punti del 2009 ai 93 del 2013. E se nel 2013 la pressione fiscale ha fatto registrare una timida flessione, quella burocratica, invece, ha continuato imperterrita a salire. Infatti, il maggior “saldo burocratico” (in breve, la differenza tra norme che complicano la vita all’imprenditore e norme che la semplificano) si è avuto proprio con la legge 147/2013 (cosiddetta legge di stabilità 2014) che non ha introdotto nessuna semplificazione ma ben 43 norme.

Graduatoria. L’indice elaborato da Confartigianato conferma le condizioni di “stress burocratico” delle imprese sul piano fiscale. Le imprese pongono in cima alla classifica degli adempimenti e delle procedure più complicate gli adempimenti fiscali (32,9%), seguiti dagli adempimenti e procedure in materia edilizia (14,32%), dalle autorizzazioni e inizio dell’attività d’impresa (12,4%), dal Durc (documento unico di regolarità contributiva) e altra documentazione per gli appalti (7,5%) e dagli adempimenti per la sicurezza sul lavoro (5,9%). Come fattore di complicazione, vengono poi segnalate le continue modifiche delle regole, il proliferare di nuovi adempimenti con scadenze ravvicinate e di istruzioni difficili da comprendere, la continua richiesta di dati già in possesso dell’amministrazione.

Razionalizzazione. Proprio l’inefficienza della macchina amministrativa è chiamata in causa dalla stessa Confindustria quando invoca l’urgenza di un processo di semplificazione. L’associazione ha infatti calcolato come una diminuzione dell’inefficienza della pubblica amministrazione pari all’1% potrebbe tradursi in un +0,9% di Pil pro capite. 
«Certamente non poco, in tempi come questi - commenta Marilena Bolli, presidente Uib -. Eppure, nonostante i proclami sulla tanto annunciata semplificazione e razionalizzazione, il sistema politico continua a perpetuare questa proliferazione insana di norme, di adempimenti, di controlli che incidono con un peso tanto maggiore sull’impresa quanto più ridotta è la sua classe dimensionale e la sua vulnerabilità competitiva. Non solo, ma il problema è anche più ampio e assume connotati strutturali. L’attrattività degli investitori esteri ma anche lo slancio degli imprenditori italiani a intraprendere nuove iniziative sono, infatti, fortemente condizionati dal numero e dalla complessità delle pratiche amministrative, dai tempi e dai costi necessari al loro svolgimento. Guardata da vicino, invece, la promessa e annunciata semplificazione finisce per essere, per le Pmi, come la tela dell’omerica Penelope perché, per ogni norma che viene abolita o semplificata, altre invece vengono emanate o complicate».   

Limite. «Abbiamo un carico normativo e burocratico sproporzionato rispetto agli altri Paesi europei - conclude  il presidente di Confartigianato Biella, Cristiano Gatti -.  Nella sola Gran Bretagna le norme in vigore sono “appena” 2 mila, mentre da noi superano le 100 mila. Se questa non è follia. Ma la cosa peggiore è riscontrare che l’emissione di nuove norme porta, molto frequentemente, a sconfessarne altre di più vecchia emanazione, contraddicendone contenuti e percorsi. A che serve, ci domandiamo, un Ministero delle così dette “semplificazioni” se non opera per agire  secondo il proprio mandato, per attuare realmente le tanto agognate semplificazioni?».
Giovanni Orso

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