Il tessile tira, ma non abbassare la guardia

Il tessile tira, ma non abbassare la guardia
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Il tessile italiano chiude con il segno positivo i primi sei mesi dell’anno.  Un segnale, questo, che sancisce una ripresa del settore ancor più significativa se si pensa che i dati nazionali parlano di un paese in deflazione e con un Pil rasente lo zero. I numeri  del primo semestre, presentati ieri  al Portello all’apertura della XIX edizione di Milano Unica e della contestuale 72ª Ideabiella evidenziano un aumento della produzione del 7,6%, confermando l’andamento già positivo dei primi tre mesi del 2014. Nei primi quattro mesi l’export di tessuti ha registrato un incremento del 4,2%, mentre l’import è aumentato del 7,5%, un dato che, secondo gli organizzatori, potrebbe segnalare anche una ripresa della domanda interna.

 Sul fronte estero è l’area europea quella più dinamica dal punto di vista delle domanda di tessuti italiani: +8,2% a fronte di un leggero calo dello 0,5% dell’area extra Ue a 28 con la sola eccezione degli Stati Uniti, in crescita del 14,9%.  Qualche preoccupazione desta la flessione accentuata di Cina (-10,2%) e Hong Kong (-7%) che  restano comunque il secondo mercato si sbocco. Un coro fra gli stand: «La Ue a 28 deve diventare deve diventare il vero mercato domestico sul quale puntare,  già copre il 55 per cento delle nostre esportazioni». Ma è necessario fare in modo che l’Europa capisca il valore del made in certificato per la tracciabilità e del settore tessile come innovativo e dunque al centro delle politiche si sostegno alla ricerca in particolare sui campionari. 

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