Il tessile biellese: “No allo stop del Ttip”

Il tessile biellese: “No allo stop del Ttip”
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Dopo le dichiarazioni del vicecancelliere e ministro dell’Economia tedesco, Sigmar Gabriel, circa il “fallimento” delle trattive tra Ue e Usa per l’accordo Ttip sul libero scambio commerciale tra le due aree, e dopo le pronte rassicurazioni del ministro italiano dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, sulla volontà di giungere comunque alla firma del documento, il tessile biellese scende in campo per chiedere a gran voce che la partita sia giocata sino in fondo. L’auspicio parte da Biella, con le voci del presidente Uib, Carlo Piacenza, e di quello di Milano Unica, salone internazionale del tessile-abbigliamento, Ercole Botto Poala, per raggiungere  e coinvolgere il centro del sistema, con la voce del presidente di Smi, Claudio Marenzi. «Il Ttip - commenta Piacenza -  rappresenta un’opportunità strategica anche solo focalizzando l’attenzione sulle produzioni dei tessuti made in Biella: un’opportunità che si estende poi, a cascata, all’intera filiera tessile-abbigliamento-moda italiana. Non dimentichiamoci che l’economia americana corre più veloce di quella Ue  e che su quel mercato il made in Italy è percepito come un’eccellenza, un must. Ora, quali siano i motivi delle attuali difficoltà a chiudere le trattative e quali lobby pesino su questo stallo è arduo dire. Ciò che va ribadito, nello specifico, è piuttosto il fatto che noi rischiamo di perdere un’occasione preziosa per garantirci una crescita a cifra doppia; una crescita spinta dal fatto che i nostri manufatti, senza più la zavorra di dazi e tariffe, potrebbero incontrare sul mercato americano dei prodotti di alta qualità una nuova ulteriore domanda. L’auspicio è, quindi, quello di tenere aperta la porta delle trattative e trovare una soluzione opportuna». Sulla stessa linea d’onda anche Ercole Botto Poala, presidente di Milano Unica. «La dichiarazione di “fallimento”, da parte del vice-cancelliere e ministro dell’Economia della Germania, Sigmar Gabriel, del trattato di libero scambio Usa-Ue sanziona una situazione di stallo delle trattative che, a detta di autorevoli analisti, è anche sicuramente influenzata dal clima pre elettorale di Usa e Germania - commenta Botto Poala - . Come ha ricordato il ministro Carlo Calenda, nessun Paese europeo, tuttavia, ha ritirato la delega alla Commissione europea. Gli Stati Uniti rappresentano il mercato di sbocco più importante per le nostre esportazioni e ancor di più in prospettiva. È dunque, auspicabile che la trattativa arrivi a un accordo soddisfacente per entrambe le parti». A sintetizzare tute le posizioni del tessile-abbigliamento-moda e a farlo con forza è, infine, il presidente di Smi, Claudio Marenzi. «Oggi gli Usa sono il primo mercato non europeo per export dei nostri prodotti - spiega Marenzi -: nel 2015, esso ha generato oltre 2,1 miliardi di euro di ricavi e continuerà a crescere anche quest’anno a doppia cifra. Esso, pertanto, è tra quelli a più alto potenziale di sviluppo per il nostro export e riuscire a creare un unico mercato con 800 milioni di consumatori che condividono regole, standard di sicurezza e sostenibilità permetterebbe alle nostre imprese di giocare alla pari e di cogliere opportunità oggi ancora troppo lontane. Con un accordo di questo tipo, potremmo meglio valorizzare le nostre eccellenze non solo di stile e design, per i quali siamo famosi in tutto il mondo, ma anche di qualità, artigianalità, sostenibilità e attenzione al dettaglio: in una parola, di made in Italy. Una valorizzazione di cui potrebbe beneficiare la nostra intera filiera del tessile moda. Purtroppo, come sottolinea anche il ministro Calenda che è uno dei maggiori sostenitori dell’accordo, attorno al Ttip si sono create dispute ideologiche e di principio, alimentate dalla disinformazione e da pregiudizi che nulla hanno a che vedere con le reali opportunità che questo trattato potrebbe portare. Rischiamo che diventi un’altra occasione perduta per l’Europa di aumentare la propria competitività e un regalo ai nostri competitor asiatici, in procinto di chiudere il Ttp, un accordo simile con gli Usa».

Giovanni Orso

 

Dopo le dichiarazioni del vicecancelliere e ministro dell’Economia tedesco, Sigmar Gabriel, circa il “fallimento” delle trattive tra Ue e Usa per l’accordo Ttip sul libero scambio commerciale tra le due aree, e dopo le pronte rassicurazioni del ministro italiano dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, sulla volontà di giungere comunque alla firma del documento, il tessile biellese scende in campo per chiedere a gran voce che la partita sia giocata sino in fondo. L’auspicio parte da Biella, con le voci del presidente Uib, Carlo Piacenza, e di quello di Milano Unica, salone internazionale del tessile-abbigliamento, Ercole Botto Poala, per raggiungere  e coinvolgere il centro del sistema, con la voce del presidente di Smi, Claudio Marenzi. «Il Ttip - commenta Piacenza -  rappresenta un’opportunità strategica anche solo focalizzando l’attenzione sulle produzioni dei tessuti made in Biella: un’opportunità che si estende poi, a cascata, all’intera filiera tessile-abbigliamento-moda italiana. Non dimentichiamoci che l’economia americana corre più veloce di quella Ue  e che su quel mercato il made in Italy è percepito come un’eccellenza, un must. Ora, quali siano i motivi delle attuali difficoltà a chiudere le trattative e quali lobby pesino su questo stallo è arduo dire. Ciò che va ribadito, nello specifico, è piuttosto il fatto che noi rischiamo di perdere un’occasione preziosa per garantirci una crescita a cifra doppia; una crescita spinta dal fatto che i nostri manufatti, senza più la zavorra di dazi e tariffe, potrebbero incontrare sul mercato americano dei prodotti di alta qualità una nuova ulteriore domanda. L’auspicio è, quindi, quello di tenere aperta la porta delle trattative e trovare una soluzione opportuna». Sulla stessa linea d’onda anche Ercole Botto Poala, presidente di Milano Unica. «La dichiarazione di “fallimento”, da parte del vice-cancelliere e ministro dell’Economia della Germania, Sigmar Gabriel, del trattato di libero scambio Usa-Ue sanziona una situazione di stallo delle trattative che, a detta di autorevoli analisti, è anche sicuramente influenzata dal clima pre elettorale di Usa e Germania - commenta Botto Poala - . Come ha ricordato il ministro Carlo Calenda, nessun Paese europeo, tuttavia, ha ritirato la delega alla Commissione europea. Gli Stati Uniti rappresentano il mercato di sbocco più importante per le nostre esportazioni e ancor di più in prospettiva. È dunque, auspicabile che la trattativa arrivi a un accordo soddisfacente per entrambe le parti». A sintetizzare tute le posizioni del tessile-abbigliamento-moda e a farlo con forza è, infine, il presidente di Smi, Claudio Marenzi. «Oggi gli Usa sono il primo mercato non europeo per export dei nostri prodotti - spiega Marenzi -: nel 2015, esso ha generato oltre 2,1 miliardi di euro di ricavi e continuerà a crescere anche quest’anno a doppia cifra. Esso, pertanto, è tra quelli a più alto potenziale di sviluppo per il nostro export e riuscire a creare un unico mercato con 800 milioni di consumatori che condividono regole, standard di sicurezza e sostenibilità permetterebbe alle nostre imprese di giocare alla pari e di cogliere opportunità oggi ancora troppo lontane. Con un accordo di questo tipo, potremmo meglio valorizzare le nostre eccellenze non solo di stile e design, per i quali siamo famosi in tutto il mondo, ma anche di qualità, artigianalità, sostenibilità e attenzione al dettaglio: in una parola, di made in Italy. Una valorizzazione di cui potrebbe beneficiare la nostra intera filiera del tessile moda. Purtroppo, come sottolinea anche il ministro Calenda che è uno dei maggiori sostenitori dell’accordo, attorno al Ttip si sono create dispute ideologiche e di principio, alimentate dalla disinformazione e da pregiudizi che nulla hanno a che vedere con le reali opportunità che questo trattato potrebbe portare. Rischiamo che diventi un’altra occasione perduta per l’Europa di aumentare la propria competitività e un regalo ai nostri competitor asiatici, in procinto di chiudere il Ttp, un accordo simile con gli Usa».

Giovanni Orso

 

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