Il Biellese post crisi va meglio ma non cresce

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(13 ott) La congiuntura di industria, artigianato, commercio e sistema di cooperazione realizzata dalla Camera di Commercio di Biella e presentata ieri pomeriggio registra, per il primo semestre del 2010, dati in sensibile ripresa. Va meglio ma non per tutti i settori la situazione è analoga. «Il sistema si è assestato, ma la disoccupazione aumenta» ha detto il presidente Gianfranco De Martini, e le ragioni sono prevalentemente legate a due aspetti: le casse integrazioni sono al termine e le imprese che hanno ristrutturato per resistere alle difficoltà della crisi ora hanno trovato una loro dimensione stabile. «Due fenomeni non confortanti - conclude De Martini - di cui però dobbiamo prendere atto». L’export verso mercati capaci di recepire i prodotti biellesi sta tirando di più e ciò avviene nel manufatturiero, ma è impensabile allo stato dell’arte pensare di tornare alle dimensioni produttive del 2007. Il Biellese si sta assestando, ma ad un livello più basso rispetto a quello dal quale era partito. Dal 2005 al 30 giugno di quest’anno - ha ricordato il direttore Uib Pierfrancesco Corcione - il Biellese ha perso 533 aziende corrispondenti a 8.400 posti di lavoro partendo da un dato di 26.645 addetti di cinque anni fa. La congiuntura di industria, artigianato, commercio e sistema di cooperazione realizzata dalla Camera di Commercio di Biella presentata ieri pomeriggio registra, per il primo semestre del 2010, dati in sensibile ripresa. Va meglio ma non per tutti i settori la situazione è analoga. «Il sistema si è assestato, ma la disoccupazione aumenta» ha detto il presidente Gianfranco De Martini, e le ragioni sono prevalentemente legate a due aspetti: le casse integrazioni sono al termine e le imprese che hanno ristrutturato per resistere alle difficoltà della crisi ora hanno trovato una loro dimensione stabile. «Due fenomeni non confortanti - conclude De Martini - di cui però dobbiamo prendere atto». L’export verso mercati capaci di recepire i prodotti biellesi sta tirando di più e ciò avviene nel manufatturiero, ma è impensabile allo stato dell’arte pensare di tornare alle dimensioni produttive del 2007. Il Biellese si sta assestando, ma ad un livello più basso rispetto a quello dal quale era partito. Dal 2005 al 30 giugno di quest’anno - ha ricordato il direttore Uib Pierfrancesco Corcione - il Biellese ha perso 533 aziende corrispondenti a 8.400 posti di lavoro partendo da un dato di 26.645 addetti di cinque anni fa. Conclude il responsabile Ufficio studi di Unioncamere Piemonte Roberto Strocco: «Possiamo immaginare una ripresa occupazionale nel Biellese? Al momento possiamo fare solo delle ipotesi possibilistiche».
Rispetto ad un semestre prima, il numero delle imprese nel Biellese è salito, ma ma non in tutti i settori. Aumenta il turismo-ristorazione (+1,2%), le costruzioni scendono (-0,9%), mentre il dato piemontese aumenta (+0,5%). Il totale dell’industria fa registrare un saldo negativo (-0,8%). Aumenta di 0,2 punti il settore commercio, ma il presidente Ascom Mario Novaretti rimane molto prudente: «Il commercio - afferma - sta diventando l’ammortizzatore sociale dell’industria: nascono attività che non rendono in un contesto di grande disagio».
La produzione nell’artigianato è a macchia di leopardo: migliora nei comparti del tessile (+36% contro il -57% della rilevazione precedente), saldi positivi anche per i trasporti (+33%) e le riparazioni (+7%), male il settore alimentare (-33% contro il +50% precedente) e i servizi per le imprese (-14%). Spiega Massimo Foscale, direttore di Confartigianato: «Le stesse difficoltà del commercio le rileviamo nell’artigianato, che ha fatto in passato da ammortizzatore sociale per l’industria come oggi avviene per il commercio».
Regge bene il sistema cooperativo: +2,3% di imprese.
«Oggi le aziende - ha poi sancito una riunione del Comitato di Distretto - non hanno soldi da investire, la situazione va rigenerata con una politica seria di sviluppo».
13 ottobre 2010

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