Gli Usa scoprono il “tecnico” italiano

Gli Usa scoprono il “tecnico” italiano
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I dati parlano chiaro:  il tessile made in Italy continua a godere di prestigio sul mercato Usa. Ad essere apprezzati non sono più però soltanto i prodotti “classici” destinati al fashion (peraltro sempre più richiesti per le loro declinazioni originali e ad alto contenuto di R&S), ma si sta assistendo ad una particolare ascesa delle fibre per uso industriale, come ad esempio i materiali isolanti con elevate prestazioni termiche e di resistenza alla fiamma, nonché i tessuti più innovativi. La notizia arriva dalle elaborazioni di Ice Agenzia che, in occasione della 43ª edizione di “Filo”, il 18 marzo scorso a Milano, ha peraltro anche organizzato un convegno sul tema “I processi di innovazione nella filiera tessile-abbigliamento”.   

I dati parlano chiaro:  il tessile made in Italy continua a godere di prestigio sul mercato Usa. Ad essere apprezzati non sono più però soltanto i prodotti “classici” destinati al fashion (peraltro sempre più richiesti per le loro declinazioni originali e ad alto contenuto di R&S), ma si sta assistendo ad una particolare ascesa delle fibre per uso industriale, come ad esempio i materiali isolanti con elevate prestazioni termiche e di resistenza alla fiamma, nonché i tessuti più innovativi. La notizia arriva dalle elaborazioni di Ice Agenzia che, in occasione della 43ª edizione di “Filo”, il 18 marzo scorso a Milano, ha peraltro anche organizzato un convegno sul tema “I processi di innovazione nella filiera tessile-abbigliamento”.   

Ice-Agenzia sottolinea come, nel 2014, l’Italia si sia classificata al quinto posto fra i Paesi esportatori di tessuti per abbigliamento negli Usa dando segni di ripresa in tutte le categorie. In particolare (secondo i dati dell’ US Department of Commerce, elaborati dall’ufficio di New York), nel 2014, le importazioni Usa di tessuti italiani sono aumentate del 6,20%. Se il 2014 ha registrato il persistere di oscillazioni della domanda, l’andamento in ripresa del mercato statunitense nei primi mesi del 2015, in aggiunta al cambio favorevole euro-dollaro, fa ben sperare per la domanda di prodotti italiani innovativi.

Le quote di importazione Usa di tessuti italiani quindi crescono. Se l’import statunitense 2014 di tessuti lanieri italiani è aumentato, rispetto al precedente 2013, del 28,31%, confermando il primato del settore, esso risulta seguito dall’import di tessuti tecnici industriali made in Italy. Proprio in relazione a questi ultimi, infatti, la quota di import Usa ha registrato un +20,34% di variazione tra il 2013 ed il 2014, mettendo a segno un’ottima performance. Sotto questo profilo, nella graduatoria dei Paesi  da cui gli States importano tessuti tecnici e industriali, l’Italia è il Paese la cui quota di mercato, nel 2014, è cresciuta percentualmente di più su base tendenziale: più della Germania (+4,95%), del Sud Corea (+7,71%), della Cina (+14,10%) o di Taiwan (+11,60%). Performance che, se rapportata al 2012, appare addirittura più consistente, passando da un import Usa di tessili tecnici e industriali made in Italy pari a 64,33 milioni di dollari nel 2012 a 99,87 milioni nel 2014 (+55,24%): vale a dire meglio della variazione fatta registrare, nello stesso periodo, dall’import Usa di tessuti lanieri italiani (+29.93%). Segno positivo, nel 2014 rispetto al 2013, si è registrato anche per l’import Usa di tessuti cotonieri italiani (+10,30), per i  tessuti di “prodotti vegetali” (+14,12%) e  per i “sintetici ed artificiali” (+6,91%). Nel 2014, sempre su base tendenziale, risulta invece diminuita la quota di import Usa di tessuti serici (-7,1%).

Giovanni Orso

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