"Giù le mani dall'Ice!"

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Giù le mani dall’Ice. Lo chiedono, a gran voce, i protagonisti della manifattura made in Italy,  ma lo chiede anche lo stesso viceministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda dopo che nella bozza predisposta dal Commissario per la Spending Review, Carlo Ciottarelli, è spuntata l’ipotesi di un taglio o quanto meno ridimensionamento profondo dell’istituto.

Interesse. Il piano di Cottarelli, nella ventina di presunti  enti  “inutili” da abolire (per un complessivo risparmio di 300 milioni di euro in tre anni), accanto a Cnel, Enit ed Aran ha incluso infatti anche l’Ice (già cancellato nel 2011  e poi riaperto l’anno dopo). Un’ipotesi che ha visto la reazione immediata del viceministro Carlo Calenda, uomo politico di grande capacità e concretezza, che proprio all’Ice ha rimesso il coordinamento del road show sull’internazionalizzazione partito da Biella nel gennaio scorso.
«L’Ice deve restare - ha detto Calenda -. Non per la politica, ma nell’esclusivo interesse degli imprenditori». Proprio grazie all’azione di Carlo Calenda, il Mise (Ministero dello sviluppo economico) ha infatti impresso una accelerazione all’internazionalizzazione delle imprese, soprattutto le più piccole, raddoppiando i fondi a disposizione sino a quota 60 milioni di euro (22 dei quali fermi al ministero dal 1993!). Calcolando che, sulla partita, i tedeschi possono contare su una dote di ben 170 milioni  e gli spagnoli di 140 milioni, ciò che semmai andrebbe fatto sarebbe piuttosto un potenziamento dell’Ice e non un suo taglio. Per Calenda, infatti, l’Ice deve essere più vicino ancora alle imprese e più orientato ancora al cliente finale di esse: altro che tagli, soppressioni o accorpamenti.

Export. Senza contare che l’export, da almeno 5 anni, continua ad essere il vero gancio che traina l’economia italiana, rendendo la via della internazionalizzazione come la via più doverosamente percorribile. «Mai come oggi, a differenza di quanto il Commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, sembra ipotizzare, si può parlare dell’utilità dell’Ice - commenta infatti Paolo Zegna, a capo del “Comitato tecnico per l’Internazionalizzazione” di Confindustria -. Dall’export, in questi ultimi anni, sono arrivati gli unici segnali positivi per l’economia italiana. Dopo la sua chiusura, razionalizzazione, focalizzazione e rilancio, l’Ice, ente preposto dalla “Cabina di Regia” per attuare le politiche di supporto e promozione all’estero per il sistema industriale italiano, ha contribuito a far sì che le esportazioni italiane (+ 0,2%) abbiano, nel 2013, fatto meglio delle colleghe tedesche (nessuna crescita) e francesi (- 1,6%). La fiducia nei confronti del “Sistema Italia” che mira ad una maggiore internazionalizzazione delle nostre aziende è in continuo aumento: lo dimostra l’ampia e interessata partecipazione alle tappe del road show, a partire da quella iniziale di Biella, che Mise, Mae, Sace, Simest, Confindustria, Unioncamere, Rete Imprese Italia, alleanza delle Cooperative e Ice hanno finora tenuto. C’è bisogno di maggiore internazionalizzazione; non solo: c’è consapevolezza e voglia di maggiore internazionalizzazione. E l’Ice è un anello importantissimo perchè questo avvenga. Specie per le Pmi».
Un’analisi che trova piena sintonia anche nelle parole di Nicolò Zumaglini, presidente del Comitato Piccola Industria Uib.
«Inconcepibile anche soltanto pensare che un simile taglio possa avvenire - dice l’imprenditore -. L’export rappresenta la vera valvola di salvezza del sistema manifatturiero che, pertanto, deve andare sempre più avanti sulla strada dell’internazionalizzazione. Molte imprese biellesi hanno usufruito ed usufruiscono dei servizi di Ice, potendo costatarne l’efficienza e la snellezza. Si tratta di uno strumento essenziale che potenzia e facilita l’ottima azione che sta attualmente svolgendo il viceministro Carlo Calenda. C’è da sperare, quindi, che questa ipotesi rientri perché costituirebbe per il sistema industriale italiano un grave danno».
Giovanni Orso