"Giovani e tessile: in cinque anni, saranno necessarie 1.200 nuove figure"

"Giovani e tessile: in cinque anni, saranno necessarie 1.200 nuove figure"
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Prima le voci appassionate degli operai di ieri e di oggi, raccolte nel bel “docufilm” di Grazia Ravasio “Fabbriche! Viaggio nel lavoro che cambia” (vedi box); poi quelle dei giovani delle classi quarte e quinte delle scuole superiori biellesi  a dire le loro esitazioni o i loro sogni davanti ad un tessile che, sino a qualche anno fa, rappresentava ancora la certezza lavorativa di molti loro padri e loro nonni.

Queste voci sono stati due elementi importanti del convegno Femca Cisl Piemonte Orientale di venerdì scorso a Città Studi. “Ricordiamoci il futuro”: questo il titolo scelto per esplorare l’evoluzione del comparto tessile, modificato radicalmente da una crisi che  ha generato pessimismo e sfiducia. Un convegno che ha, invece, voluto contribuire a ri-orientare la bussola sul mare tempestoso che pare agitare oggi il manifatturiero e, soprattutto, ha voluto tentare di impostare un nuovo rapporto fiduciario tra  tessile e scuola capace di gettare le basi del futuro del settore..

Innovazione. Le potenzialità del tessile, infatti, restano tutte. Perchè se è vero che la crisi ha ridotto il settore e ciò che è perso difficilmente tornerà, è pure vero che l’eccesso di pessimismo o la nostalgia non possono aver statuto. Lo hanno ricordato Gianni Baratta (segretario di Femca Cisl Regionale) e Giancarlo Lorenzi (segretario di Femca Cisl Territoriale) lanciando il ballon d’essai che ha aperto il convegno e dicendo che il futuro del tessile biellese (e non solo) non può prescindere da un progetto-visione che metta insieme impresa, scuola e parti sociali dentro una realtà ormai connotata da una rivoluzione digitale che sta mutando ritmi e mezzi di produzione.  Lo ha ricordato anche Sergio Spiller (segretario generale aggiunto di Femca Cisl nazionale) quando ha detto che se in sei anni il manifatturiero ha perso il 25% di fatturato, «il tessile ha tenuto meglio, contenendo la perdita al 9%». Lo ha ricordato, infine, la presidente Uib, Marilena Bolli, che ne ha messo l’accento sul persistere, nel Biellese ,di valori come il culto del lavoro fatto bene, di realtà come una filiera tessile ancora integra e di progetti forti come quello di creare un sistema formativo integrato completo nel tessile-moda capace di mettere insieme istituti scolastici  e fabbrica. Una sfida che il sindaco i Biella Marco Cavicchioli, nei suoi saluti, ha riconosciuto decisiva.

Orientamento. Ma che cosa può ancora dire (e dare) il tessile ai giovani di oggi bombardati da luoghi comuni, da slogan, da modelli sociali dove l’immagine della fabbrica è invece sinonimo di scarsa qualità della vita e di mancata promozione sociale? Molto, sia in termini di opportunità sia in termini di crescita: ma occorre che questi luoghi comuni siano superati, che il modello dell’istruzione cambi, a partire dall’orientamento. Questa risposta è arrivata nel corso della tavola rotonda in cui, moderati da Silvano Esposito (direttore de “Il Biellese”), si sono confrontati Sergio Spiller, Ermanno Rondi (Confindustria Education), Pier Ettore Pellerey (presidente Città Studi) e Cesare Molinari (preside Iis Vaglio Rubens  e Ipsar Trivero). «In una “società liquida”, per usare la metafora di Bauman, occorre imparare a nuotare: invece ci ostiniamo a voler camminare - ha detto Ermanno Rondi -. Ciò significa saper cogliere e interpretare i segni dei tempi. che dicono già oggi come il biellese stia mutando (l’esperienza di SellaLab, che raccoglie una quindicina di start up innovative, già ci fa intravvedere quali saranno le imprese del prossimo futuro). Il tessile stesso ha subito un’evoluzione importante: i dati però ci dicono che, nei prossimi 5 anni, sul territorio biellese avremo bisogno nel settore di 1.200  persone di cui almeno il 25% caratterizzate da alta formazione. Invece, rischiamo di non averle proprio perchè molti giovani disertano, scoraggiati da una visione pessimistica, i corsi tecnici in tali specializzazioni».
Un’analisi che Cesare Molinari ha rafforzato parlando dei guasti della licealizzazione di massa che, se in Italia pesa per il 30%, nel Biellese ha raggiunto addirittura il 40. «Se una cosa emerge invece dalle nuove dinamiche della società - ha detto Molinari - è l’esigenza di un modello scolastico dove sia sempre più forte l’integrazione scuola-fabbrica, in modo da preparare i giovani che arrivano oggi nelle aziende, magari con pretese eccessive, a conoscere le dinamiche concrete del lavoro». Un modello di integrazione che, come illustrato da Pier Ettore Pellerey, Città Studi oggi già con successo persegue con il Master tessile in lingua inglese. «A fine percorso - ha spiegato Pellerey -  gli studenti hanno tutti trovato lavoro. Ciò conferma che le opportunità e le occasioni, per chi oggi compia studi specialistici, nel tessile vi sono».
Per Sergio Spiller, da affrontare resta l’aspetto salariale per consentire una remuneratività diversificata e meritocratica delle competenze. Un obiettivo che Spiller ritiene conseguibile attraverso una maggior valorizzazione della contrattazione di secondo livello.
A tirare le somme del convegno, Roberto Bompan (segretario Cisl Biella). «Ciò che oggi è emerso - ha detto - è che il tessile può rappresentare ancora una grande occasione per i giovani che sappiano compiere percorsi ad alta specializzazione. Occorre però che il territorio sappia difendere la sua tradizione coniugandola in chiave contemporanea grazie ad un sistema formativo che tenga insieme imprese, Città Studi, Tessile Salute: ciò rappresenta la carta vincente».
Giovanni Orso

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