Fondi Ue:strattagemma per salvare il tessile

Fondi Ue:strattagemma per salvare il tessile
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A poche ore dall’invio a Bruxelles del documento regionale sulla programmazione dei fondi strutturali europei 2014-2010, una cosa è certa: il settore  tessile in quanto tale  non entrerà come strategico nella “Smart specialization strategy”  piemontese nell’ambito della programmazione della politica di coesione 2014-2020 circa l’uso dei Fondi Ue.

Dall’incontro, venerdì scorso a Torino, tra l’assessore regionale alle attività produttive, Giuseppina De Santis, con le principali  forze rappresentative del settore tessile, non è arrivato un radicale mutamento di rotta nel senso auspicato dalle parti, ma certamente la rassicurazione che, comunque, continuerà ad essere pienamente garantito l’impegno verso la filiera del tessile da parte della giunta regionale. L’assessore si è infatti impegnato, nell’incontro con le parti, a trovare una soluzione tecnica al problema, nel senso di far rientrare il tessile, peraltro con altri settori, nella linea “made in”, prevista dalla “Smart specialisation strategy nazionale”, declinandola in chiave regionale (made in Piemonte). Proprio in queste ore è in via di preparazione la versione definitiva del documento.
   
Tavolo. Al tavolo di venerdì con l’assessore De Santis, la delegazione biellese era rappresentata da Massimo Marchi (presidente di Po.in.tex), Carlo Piacenza (consigliere di Smi) e da Pier Francesco Corcione (direttore Uib). «L’assessore  regionale  De Santis  ha espresso il proprio convincimento circa la valenza trainante del settore tessile per l’economia piemontese - spiegano i tre membri della delegazione - . Purtroppo, come ha spiegato l’assessore, nel piano Ue per la programmazione dei fondi, il tessile in quanto tale non è contemplato né a livello nazionale né a livello europeo. Inserirlo quindi nel documento regionale che dovrà essere presentato a Bruxelles entro martedì 22, avrebbe determinato, con ogni probabilità, la cassazione da parte delle competenti autorità in sede Ue. Di qui la necessità di operare su un terreno di maggior realismo. Si tratta quindi di vedere come declinare l’importanza strategica del tessile per l’economia piemontese, concetto sul quale vi è sintonia tra noi e l’assessorato regionale alle Attività Produttive, nel modo migliore. La proposta dell’assessore ricalca quella già emersa giovedì nell’incontro avuto a Torino, dal presidente regionale  Sergio Chiamparino con il Consiglio di Confindustria Piemonte ovvero quella di costruire un settore più ampio nel quale vengano fatte rientrare varie eccellenze del made in Piemonte, tra cui lo stesso tessile. Premesso che non è esattamente quello che avremmo voluto ottenere, riteniamo tuttavia di dover pragmaticamente  collaborare in questa direzione, ad oggi l’unica possibile. Il documento definitivo è in fase di rielaborazione. Attendiamo quindi di conoscerlo e su quello faremo le nostre valutazioni finali».

Politica. Nelle more del documento definitivo, la soluzione anticipata dall’assessore non convince però né Cgil Biella né il capogruppo di Forza Italia in Regione, il consigliere biellese Gilberto Pichetto che ha sollevato, mercoledì scorso, il caso. Per entrambi, infatti, il problema della non esplicita menzione nella “Smart specialisation strategy” del settore tessile in quanto tale come strategico rappresenta un errore di impostazione politica che non può essere sanato da una soluzione tecnica, neppure quando essa lasci inalterati i fondi destinati al settore stesso.
«Mi pare una sorta di ripiego, di strapuntino di salvataggio - commenta ironico Gilberto Pichetto -. Se non avessimo sollevato il caso, mi domando che fine avrebbe davvero  fatto il tessile. La verità è che sarebbe bastato lasciare inalterato il documento di  “Smart specialisation” regionale che aveva predisposto la precedente amministrazione regionale e nel quale il tessile  era stato inserito proprio come settore strategico. Ho curato personalmente la partita e  ho buone ragioni per credere che Bruxelles non avrebbe cassato il documento. E, comunque, se l’avesse fatto, mi pare chiaro che la responsabilità sarebbe stata delle autorità Ue. A quel punto, credo che, per la salvezza economica dei nostri territori già martoriati dalla crisi, sarebbe valsa la pena di fare, nelle sedi opportune, una battaglia per difendere quello che è il terzo settore dell’economia della nostra Regione».
I sindacati incontreranno i vertici regionali oggi e  Marvi Massazza Gal  promette che, sulla questione, i biellesi si faranno sentire.
«Il tessile - commenta la segretaria di Cgil Biella - non è un settore maturo, ma un settore a forte innovazione di prodotto e di processo. E’ politicamente sbagliato, quindi, non considerarlo specificatamente strategico nella programmazione dell’economia regionale, scrivendolo a chiare lettere nel documento. Il tessile non ha certamente più  i numeri di prima, ma la sua riorganizzazione, attuata con uno sforzo enorme, ha lasciato sul territorio il meglio e questo meglio deve essere difeso. Non prevedere il tessile esplicitamente come settore strategico per l’economia piemontese ma farlo rientrare in un contenitore più generico significa cancellare questo sforzo. E’ un errore di prospettiva».
Giovanni Orso

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