Fondi Ue: tessile recuperato nella linea "made in"

Fondi Ue: tessile recuperato nella linea "made in"
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Le aree di innovazione industriale su cui la strategia di specializzazione del Piemonte investirà in via prioritaria saranno: aerospazio, automotive, chimica, meccatronica e made in. E il tessile? Per trovarlo bisogna guardare dentro il made in dove il “textile and fashion” (l’inglese, a quanto pare, è ormai inevitabile per non rischiare di sembrare troppo piemontesi) alligna in compagnia di “food” e di  “style and design”.

La versione ormai definitiva del documento intitolato “Strategia per la specializzazione intelligente del Piemonte” da inviare a Bruxelles  e sul quale si gioca la partita dei Fondi Ue 2014-2020 è chiarissima. Nei giorni scorsi, il capogruppo di Forza Italia in Regione, Gilberto Pichetto, aveva lanciato l’allarme sulla non menzione nel testo originale del “tessile” come  settore strategico innovativo per l’economia piemontese. Di qui il montare della protesta di associazioni di categoria e sindacato che ha portato alla soluzione oggi prospettata nel testo finale. Allo stato dell’arte, nonostante l’assessore regionale alle Attività Produttive , Giuseppina De Santis, abbia personalmente  ribadito l’impegno della Giunta Chiamparino per il settore, resta tuttavia una certa preoccupazione accompagnata da insoddisfazione.

Documento. Il nuovo testo, frutto di mediazione e confronto anche con Confindustria, definisce  le aree sulle quali il Piemonte intende concentrare la sua strategia 2014-2020, indivuandole principalmente nell’innovazione nei “settori della tradizione industriale” (segnatamente agroalimentare, automotive, aerospazio, chimica e meccatronica) e nell’innovazione per salute, cambiamenti sociali e benessere. Trasversale alle due aree di intervento, sarà il “rafforzamento e la crescita dell’ecosistema”. Il tessile (anzi, il “textile and fashion”) viene, come si diceva,  recuperato nella linea “Made in” insieme con altre specializzazioni produttive. In particolare, le aree per l’applicazione della Rsi (ricerca, innovazione e sviluppo) nel “textile and fashion” saranno quelle dell’abbigliamento tecnico-protettivo, dei tessili smart per applicazioni medicali, dei tessili e materiali speciali per colture food off-shore, per recupero metalli dal mare, per water harvesting (raccolta e riutilizzo delle acque) dall’atmosfera in generale per processi eco-efficienti.

Pragmatismo. «Dieci giorni fa, nel documento, il tessile non c’era e ciò era sicuramente sbagliato - commenta ora il direttore dell’Uib, Pier Francesco Corcione -. Oggi, almeno, c’è: forse non come avremmo voluto, ma c’è. Il risultato positivo, comunque, è quello rappresentato dal fatto che oggi il Piemonte è l’unica regione a citare espressamente il tessile nel documento di smart strategy. E questo rafforza indirettamente il processo che Smi e TexClubTec stanno portando avanti  per la creazione di una Piattaforma Tecnologica per il Settore Tessile-Abbigliamento».
Un percorso che il presidente di Po.In.Tex, Massimo Marchi, conferma. «La Piattaforma sarà la dimostrazione dell’importanza della valenza strategica e dell’innovatività del settore tessile» dice Massimo Marchi che, sull documento di Regione Piemonte, aggiunge poche ma chiare parole di delusione: «Prendo atto con rammarico che questo è purtroppo  il miglior risultato che ci è stato dato ottenere».
A restare in campo, più battagliera che mai sulla partita, è Cgil Piemonte. «Speriamo vi possa essere qualche evoluzione ulteriore rispetto a questo documento finale - commenta Graziella Rogolino, segretaria di Cgil Piemonte -. La sensazione è che quella adottata sia una soluzione di ripiego alla quale si è ricorsi dopo il montare della protesta di fronte alla non inserzione del tessile come settore strategico in quanto tale dell’economia piemontese nella smart strategy regionale. Nella precedente versione, il tessile vi appariva e aver modificato il testo costituisce, a parere mio, una leggerezza. E’ perfettamente vero che il fatto che il tessile non venga citato come strategico in quanto tale non impedisce tuttavia che esso possa fruire dei fondi per l’innovazione; tuttavia, la questione non è solo tecnica ma di strategia. A conti fatti, con la soluzione adottata, si finisce infatti implicitamente per dire che il tessile piemontese, pur essendo il secondo settore dell’economia regionale, è in realtà un settore maturo o più maturo di altri. Ritengo che occorra invece avere più coraggio nel difendere le specificità locali, valutandone a fondo le potenzialità».
Giovanni Orso

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