Fallimento “Botto Fila”, gara deserta

Fallimento “Botto Fila”, gara deserta
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A sorpresa, è andata “tecnicamente” deserta, lo scorso 29 gennaio, la gara per la vendita di ramo aziendale ed immobili relativi al fallimento della “Botto Fila”. L’avverbio “tecnicamente” è necessario, perché, in realtà, ai curatori fallimentari, Massimiliano Basilio e Diego Pianca, due offerte sono pervenute, ma non sono state ritenute dalla curatela pienamente conformi al bando pubblicato.
Il bando (che scadeva lo scorso 28 gennaio alle 12 e che era stato debitamente pubblicizzato) aveva ad oggetto due lotti. Il primo lotto era costituito dal complesso aziendale in funzionamento operante, sotto la denominazione Botto Fila Spa, nel settore dei tessili di pregio e composto da avviamento, pacchetto clienti di primaria importanza, dai marchi storici dell’azienda, oltre che dai macchinari per il ciclo produttivo. Il prezzo base di questo lotto era stato fissato in 2 milioni di euro, con rilanci minimi a 50 mila euro. Il secondo lotto, invece, era costituito dall’unità immobiliare a destinazione industriale, comprensiva di depuratore, sita in Valle Mosso, oltre a terreni attigui. In questo caso, il prezzo base era di 1 milione e 500 mila euro e i rilanci minimi erano stati fissati a quota 20 mila euro. In entrambi i casi, inoltre, il bando richiedeva che le offerte fossero corredate da una cauzione pari al 10% del prezzo offerto.
Nell’ottobre 2013, Ikf, investiment company quotata sull’Aim Italia e specializzata nel settore “tournaround and distressed” delle Pmi, aveva, annunciato che, per il tramite di una sua controllata al 98%, la allora Lanificio Botto (successivamente “Luigi Botto Spa”) aveva sottoscritto un contratto di affitto di ramo d’azienda della Botto Fila Spa per una durata di 36 mesi a decorrere dalla data di accettazione. Nel contratto si prevedeva altresì un canone annuo di 120 mila euro da corrispondersi in rate mensili posticipate. Il contratto, inoltre, aveva previsto la riassunzione immediata di 60 dipendenti, mentre altri 50 erano stati assunti entro il giugno 2014. Nel successivo mese di dicembre 2014, la Luigi Botto Spa, nata sulle ceneri della Botto Fila, fu anche ammessa alla quotazione delle azioni e dei relativi warrant sull’Euronext - Borsa di Parigi nel segmento Marché Libre dedicato alle piccole imprese. 
Nel frattempo è intervenuto, il 31 gennaio scorso, anche lo spirare del termine del contratto di affitto di ramo d’azienda stipulato, nel 2013, da Luigi Botto Spa, realtà che dà attualmente lavoro a 110 dipendenti. Ciò potrebbe potenzialmente creare le condizioni per il ritorno di questi in carico al fallimento, con la loro eventuale messa in mobilità. Uno scenario, tuttavia, che pare di capire sia interesse comune evitare.
Intanto, sulla partita, a confermare gli impegni, assunti nel 2013 con il contratto di affitto di ramo d’azienda, e a fornire rassicurazioni, interviene direttamente l’amministratore delegato di Ikf, Andrea Gritti. «Confermo il nostro pieno interesse a procedere al ritiro dell’azienda Luigi Botto come già sottoscritto in occasione della stipula del contratto di affitto di ramo d’azienda - dice, infatti, Gritti -. Confermo, inoltre, che il nostro progetto per l’azienda è quello di mantenerla attiva e funzionante, promuovendone la crescita, mantenendo stabile l’occupazione degli attuali dipendenti e garantendone la continuità produttiva. Concludendo, attendiamo il nuovo bando cui parteciperemo certamente con la nostra offerta».
Giovanni Orso

A sorpresa, è andata “tecnicamente” deserta, lo scorso 29 gennaio, la gara per la vendita di ramo aziendale ed immobili relativi al fallimento della “Botto Fila”. L’avverbio “tecnicamente” è necessario, perché, in realtà, ai curatori fallimentari, Massimiliano Basilio e Diego Pianca, due offerte sono pervenute, ma non sono state ritenute dalla curatela pienamente conformi al bando pubblicato.
Il bando (che scadeva lo scorso 28 gennaio alle 12 e che era stato debitamente pubblicizzato) aveva ad oggetto due lotti. Il primo lotto era costituito dal complesso aziendale in funzionamento operante, sotto la denominazione Botto Fila Spa, nel settore dei tessili di pregio e composto da avviamento, pacchetto clienti di primaria importanza, dai marchi storici dell’azienda, oltre che dai macchinari per il ciclo produttivo. Il prezzo base di questo lotto era stato fissato in 2 milioni di euro, con rilanci minimi a 50 mila euro. Il secondo lotto, invece, era costituito dall’unità immobiliare a destinazione industriale, comprensiva di depuratore, sita in Valle Mosso, oltre a terreni attigui. In questo caso, il prezzo base era di 1 milione e 500 mila euro e i rilanci minimi erano stati fissati a quota 20 mila euro. In entrambi i casi, inoltre, il bando richiedeva che le offerte fossero corredate da una cauzione pari al 10% del prezzo offerto.
Nell’ottobre 2013, Ikf, investiment company quotata sull’Aim Italia e specializzata nel settore “tournaround and distressed” delle Pmi, aveva, annunciato che, per il tramite di una sua controllata al 98%, la allora Lanificio Botto (successivamente “Luigi Botto Spa”) aveva sottoscritto un contratto di affitto di ramo d’azienda della Botto Fila Spa per una durata di 36 mesi a decorrere dalla data di accettazione. Nel contratto si prevedeva altresì un canone annuo di 120 mila euro da corrispondersi in rate mensili posticipate. Il contratto, inoltre, aveva previsto la riassunzione immediata di 60 dipendenti, mentre altri 50 erano stati assunti entro il giugno 2014. Nel successivo mese di dicembre 2014, la Luigi Botto Spa, nata sulle ceneri della Botto Fila, fu anche ammessa alla quotazione delle azioni e dei relativi warrant sull’Euronext - Borsa di Parigi nel segmento Marché Libre dedicato alle piccole imprese. 
Nel frattempo è intervenuto, il 31 gennaio scorso, anche lo spirare del termine del contratto di affitto di ramo d’azienda stipulato, nel 2013, da Luigi Botto Spa, realtà che dà attualmente lavoro a 110 dipendenti. Ciò potrebbe potenzialmente creare le condizioni per il ritorno di questi in carico al fallimento, con la loro eventuale messa in mobilità. Uno scenario, tuttavia, che pare di capire sia interesse comune evitare.
Intanto, sulla partita, a confermare gli impegni, assunti nel 2013 con il contratto di affitto di ramo d’azienda, e a fornire rassicurazioni, interviene direttamente l’amministratore delegato di Ikf, Andrea Gritti. «Confermo il nostro pieno interesse a procedere al ritiro dell’azienda Luigi Botto come già sottoscritto in occasione della stipula del contratto di affitto di ramo d’azienda - dice, infatti, Gritti -. Confermo, inoltre, che il nostro progetto per l’azienda è quello di mantenerla attiva e funzionante, promuovendone la crescita, mantenendo stabile l’occupazione degli attuali dipendenti e garantendone la continuità produttiva. Concludendo, attendiamo il nuovo bando cui parteciperemo certamente con la nostra offerta».
Giovanni Orso

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