Export tessile: l'incognita russa

Export tessile: l'incognita russa
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Dopo l’agroalimentare, lo spettro dell’embargo russo in ritorsione alle sanzioni Ue per la questione Ucraina si allunga questa volta sul tessile-moda.

Provvedimento. L’11 agosto scorso, infatti, il primo ministro Medvedev ha firmato una risoluzione che vieta le importazioni da Stati Uniti e Europa di varie categorie di prodotti tessili, abbigliamento, calzature e pelletteria (il valore delle merci importate “bandite” dal provvedimento ammonterebbe a 7,7 miliardi di euro annui). Per ora, l’embargo riguarda solo gli acquisti diretti da parte del governo federale russo e e delle municipalità, quindi non ha un effetto immediato e diretto sul prodotto fashion. Tuttavia, il timore è quello che possa prevalere eventualmente una interpretazione estensiva del provvedimento, in un momento già segnato da forti difficoltà per il manifatturiero.

Timore. «Il fashion italiano non è, almeno per ora, in discussione, ma un allargamento del provvedimento avrebbe effetti gravi - commenta Mario Boselli, presidente della Camera Nazionale della Moda -. Non dimentichiamoci che la svalutazione del rublo ha già inciso sul nostro export di settore in modo pesante: il sistema moda aveva registrato, nel secondo semestre 2013, un calo dell'export verso quel mercato del 15%; calo che il settore non ha recuperato nel primo semestre 2014. A giustificare il timore, inoltre, può essere il fatto che in Russia il confine fra pubblico e privato non è così netto: la discrezionalità nell’applicazione può pertanto essere alta...».
Per ora, il divieto di importare dall’estero tessuti, filati e articoli tessili  (ad esclusione peraltro dell’abbigliamento) riguarda solo gli enti pubblici russi. Ma voci attendibili dicono che il governo russo stia considerando di imporre un bando completo alle importazioni  di tessile e abbigliamento da Ue e States nel caso in cui vi fosse un inasprimento delle sanzioni alla Russia per la questione ucraina. In tal caso, la situazione rischierebbe di avere ripercussioni gravi soprattutto per l’Italia il cui tessile-moda rappresenta il petrolio del Paese: se i grandi brand costituiscono il traino, dietro di essi sta la filiera del tessile formata da centinaia di migliaia di Pmi che un effetto domino potrebbe danneggiare.

Distretto. Secondo i più aggiornati dati Istat (primo trimestre 2014), il tessile biellese ha visto aumentare, su base tendenziale, il valore del proprio export verso il mercato russo soprattutto per quanto riguarda le categorie tessuti e filati di fibre tessile. L’incremento dell’export di tessuti made in Biella in Russia è stata, nel periodo, del +33,06% mentre quello dell’export di filati del + 83,39%. Un calo si è, invece, fatto registrare per gli articoli di abbigliamento (-14,68%) e per la categoria “altri prodotti tessili” (-22,62%).

Commenti. A qualche giorno dal riavvio della stagione con i saloni tessili di Milano Unica e Première Vision, il provvedimento russo fa comunque discutere.
«Il provvedimento, per ora, non ci tocca direttamente  - commenta Massimo Angelico dell’omonimo lanificio che esprime uno dei più noti brand biellesi del pret à porter maschile -. La Russia rappresenta un mercato al quale stiamo guardando per lo sviluppo di una catena retail tramite un importante partner locale. Un anno fa è già partito in Lituania il primo monomarca Angelico in franchising e l’intenzione è quella di procedere con altri punti in Russia. Per ora abbiamo avuto informazioni tranquillizzanti. Certamente, sul tappeto, resta il problema di un  provvedimento la cui applicazione estensiva, davvero poco auspicabile, potrebbe avere  ricadute pesanti sulla filiera produttiva del tessile».
«Siamo alla vigilia di importanti appuntamenti fieristici - aggiunge Carlo Piacenza, imprenditore a capo di uno dei marchi più esclusivi del lusso italiano -. Non c’è dubbio che, se per il prodotto fashion il rischio sia per ora escluso almeno stando alla lettera del provvedimento, vi sia comunque un ragionevole timore circa gli effetti sul tessile in senso più lato. L’auspicio è quindi che non vi sia un allargamento del provvedimento: in un contesto già segnato dalla crisi attuale, gli effetti potrebbero essere pesanti».
A richiamare l’attenzione non solo sull’incognita russa ma su un contesto internazionale preoccupante è l’imprenditore e stilista  Nino Cerruti.
«È un’epoca in cui, lungi dal vedere i segni di ripresa indicati da qualcuno, si vedono invece, su vari fronti segnati da focolai di tensione, segnali che potrebbero rivelarsi molto dannosi - dice Cerruti -. Sulla questione russa, non so giudicare in senso politico. Come imprenditore, certo mi pongo il problema degli effetti che sull’economia possono avere certe decisioni e, soprattutto, la reazione a certe decisioni. Non mi pare, invece, che in seno alle istituzioni europee sia prevalsa, da parte dei rappresentanti italiani, una tale valutazione degli interessi. Mi sembra piuttosto che l’atteggiamento, da troppo tempo, sia quello ben stigmatizzato da un vecchio proverbio biellese che mi permetto di citare: I l’ai piane tante, ma I l’ai dij-ne!. Se ci si accontenta di questo...».  
Giovanni Orso

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