Economia biellese: il 2012 parte in salita

Economia biellese: il 2012 parte in salita
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Lo dicono i numeri. Lo dicono con una forza che vale più di mille tentativi di analisi, di mille dibattiti e mille confronti: l’economia biellese, nei primi mesi di quest’anno, torna al segno meno e preannuncia un 2012 decisamente duro. Ma, contemporaneamente, quegli stessi numeri, proiettati in uno scenario previsionale al 2014, si stemperano lasciando intravvedere credibili recuperi.

Produzione. Sul 2012, due dati, soprattutto, richiamano l’attenzione. Da un lato, la produzione industriale biellese che, nel primo trimestre di quest’anno, ha già registrato una variazione del -8,5% rispetto allo stesso trimestre dell’anno scorso. Si tratta della conferma di una svolta avvenuta già nell’ultima parte dello scorso anno quando, dopo sette  trimestri in cui l’indicatore era rimasto in area positiva, il segno meno era tornato a fare capolino. «Un dato importante - ha spiegato Roberto Strocco, coordinatore Area studi e sviluppo del territorio di Unioncamere Piemonte durante la X Giornata dell’Economia, ieri a Cittadellarte -. Esso, infatti, regala purtroppo a Biella, in un panorama regionale peraltro compromesso, la maglia nera fra le province piemontesi». Dall’altro, il dato previsionale circa la perdita di posti di lavoro nel Biellese durante il 2012. «Se, in Italia, andranno in fumo 130 mila posti di lavoro - ha detto sempre Strocco -, 12 mila di essi verrano perduti in Piemonte e, di questi, 560 si ritiene saranno persi nel Biellese».
Export e lavoro. Se il 2012 non è roseo, nemmeno il Biellese che esce dalle analisi consuntive sul 2011 consente di brindare. Soprattutto la seconda parte dell’anno ha influenzato negativamente  l’andamento congiunturale. A trainare l’economia locale resta soprattutto l’export che ha incassato, nel 2011, un +13,9% sull’anno precedente,  con un tessile che ha registrato performance del +18,8% nei tessuti, del +14,4% nei filati e del +10,5% nell’abbigliamento. Rimangono invece forti le difficoltà della domanda interna, con una diminuzione degli occupati di 2.400 unità ed una disoccupazione che sale all’8,3% polarizzando in 7 mila persone  il numero dei disoccupati. Guardato da vicino, il Biellese che emerge dalle analisi di Unioncamere Piemonte è poi un territorio demograficamente in contrazione di 546 residenti rispetto al 2010, un territorio dove, tra cessazioni d’ufficio e cessazioni reali, nel 2011 hanno chiuso  208 imprese e dove il clima di incertezza blocca non solo i consumi ma anche gli investimenti di famiglie e imprese.

Credito. Sul territorio, nel secondo semestre 2011 rispetto ai primi sei mesi dello stesso anno, le banche hanno ridotto gli impieghi del -3,33%. Segnatamente, la variazione, sempre su base semestrale, è stata del -6% verso le società non finanziarie, del -0,8% verso le famiglie produttrici, del -1,9% verso le imprese finanziarie e assicurative e del -7,5% verso le amministrazioni pubbliche.   Le sofferenze bancarie, contemporaneamente, sono invece aumentate del +4,85%.

Prospettive. Non scomoda l’abusata metafora del calabrone che, nonostante la sua conformazione anatomica, riesce tuttavia a volare, Roberto Strocco. Però, nell’analisi del coordinatore Area studi di Unioncamere Piemonte, emerge l’immagine di un’industria biellese che, pur tra le difficoltà quotidiane, mantiene, nel confronto con le “cugine” degli altri distretti tessili di Prato e Varese, indici di bilancio (fatturato, Ebitda/vendite e Roe) più solidi e una buona reattività internazionale.
«In una previsione dell’evoluzione dei principali indicatori macroeconomici, effettuata su valori a prezzi costanti - ha detto Strocco -, se registriamo, nel 2012, una flessione del valore aggiunto biellese pari a -1,2%, esso tuttavia riprende già la sua crescita (con un + 0,8%) sin dal 2013, per confermarla poi nel 2014 con un +1,8%. Allo stesso modo, anche il tasso di disoccupazione territoriale, in questa previsione, è destinato a riequilibrarsi, scendendo dall’8,1% previsto per quest’anno sino al 7% nel 2014: il Sistema Biella, insomma, pur nella necessità di azioni di supporto, ha in sè gli anticorpi preziosi di know how e di capacità produttiva per farcela».

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