Distretti tessili italiani: l’export made in Biella corre oltre la media (+2,8%)

Distretti tessili italiani: l’export made in Biella corre oltre la media (+2,8%)
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Nel contesto produttivo italiano, il distretto tessile biellese, nel 2016, si è confermato tra i più reattivi  sotto il profilo delle vendite all’estero. Perché se è vero che, in cifra assoluta, il valore di tessile made in Biella esportato nel 2016 mette la provincia laniera solo al quarto posto della graduatoria dei distretti tessili del Centro Nord, è anche vero che il tessile biellese è stato l’unico distretto a vedere aumentare percentualmente tanto l’export del comparto “beni di consumo” (abbigliamento e maglieria) quanto quello dei “beni intermedi” (filati e tessuti): in tutti gli altri, invece,  i dati dei beni intermedi hanno presentato variazioni negative. La notizia è ricavabile dal confronto tra i vari Monitor sull’export dei distretti tessili di Piemonte, Toscana, Lombardia e Veneto realizzati dall’Ufficio Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo. Non solo, ma confrontando l’andamento dell’export del 2016 con l’anno base 2008, il recupero biellese appare più dinamico rispetto alle altre realtà. «Il distretto tessile di Biella, con circa 1,3 miliardi di export tessile nel 2016, si posiziona tra i più rilevanti a livello nazionale e risulta principalmente concentrato nei beni intermedi e, in particolare, nei tessuti - conferma l’economista Sara Giusti della Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo -. Anche analizzando la performance delle esportazioni nel periodo 2008-2016, esso si è confermato come uno dei più dinamici, con un tasso di crescita pari a circa il 18%, in linea con il distretto pratese che ricopre il ruolo di primo distretto con esportazioni nel 2016 di 1,7 miliardi». A conti fatti, l’anno scorso, il tessile made in Biella ha esportato per 1,278 miliardi: il 68%, ovvero 876 milioni di euro, è stato costituito da “beni intermedi”, segnatamente per il 41% da tessuti e per il 27% da filati. «Le buone performance del distretto biellese - conferma Sara Giusti - sono evidenti anche analizzando il dato delle esportazioni in base al singolo comparto, considerando quindi i beni intermedi, come filati e tessuti, e i beni di consumo, come abbigliamento e maglieria. Il Piemonte è l’unica regione nella quale sono aumentati entrambi i comparti, mentre per le altre regioni i dati dei beni intermedi hanno presentato variazioni negative».  Ad aprire la graduatoria dell’export  dei distretti tessili, Prato, con 1,68 miliardi di euro esportati ripartiti tra i 778 milioni di abbigliamento e i 903 milioni di semilavorato. In seconda posizione, il distretto di Schio-Thiene-Valdagno, con un valore di export tessile 2016 pari a  1,52 miliardi (1,19 miliardi di abbigliamento e 330 milioni tra tessuti e filati), seguito, al terzo posto, dal distretto serico di Como, con 1,39 miliardi di export (760 milioni di abbigliamento e 632 di “beni intermedi). Dopo il quarto posto del distretto tessile biellese, al quinto si è piazzato il distretto dell’abbigliamento di Empoli (1,23 miliardi di esportazioni). A seguire, poi, nell’ordine, Treviso (circa 1,1  miliardi di export divisi tra 988 milioni di abbigliamento e 105 di tessile), Gallarate (533 milioni: 277 milioni di abbigliamento e 256 milioni di tessile), la Val Seriana (5054 milioni esportati: 206 milioni di articoli di abbigliamento e 298 di beni intermedi), Arezzo (291 milioni di export tessile: 253 di abbigliamento e 39 di filati e tessuti) e la Bassa Bresciana (290 milioni in articoli di abbigliamento). Guardando la variazione dell’export di questi distretti rispetto all’anno base 2008, oltre alla corsa di Biella e Prato (+17,9%) è da segnalare l’ottima performance dell’abbigliamento di Empoli (+21,9%%) e il buon risultato di Arezzo (+11,1%). Più contenuta la dinamica di Como (+1,7%) e della Bassa Bresciana (+3,8%), mentre, nel confronto con il 2008, il segno resta negativo per Valdagno (-2,9%), per Gallarate (-4,8%), per la Val Seriana (-20,6%) e per Treviso (-27,9%). intermedi hanno presentato variazioni negative. «Peraltro - aggiunge sempre Sara Giusti -  anche l’evoluzione più recente (la variazione dell’export 2016 rispetto al 2015 NdR) ha evidenziato risultati positivi: a fronte di una sostanziale stabilità dei distretti analizzati (+0,4%), il distretto tessile di Biella si contraddistingue per un andamento migliore della media con una crescita del 2,8% ottenuta grazie a una variazione del 6% nella componente abbigliamento e del 1,4% per i filati e tessuti». Nel benchmark fra distretti tessili, secondo le analisi di Intesa Sanpaolo, emerge anche un’ulteriore specificità del distretto biellese sotto il profilo della destinazione dei flussi. «Se i distretti del tessile e abbigliamento presi in esame hanno realizzato esportazioni pari a 9,8 miliardi nel 2016 (pari a circa un terzo del totale esportazioni italiane dei beni di consumo e intermedi della filiera) - conclude, infatti, Sara Giusti - , dal punto di vista dei principali Paesi di destinazione delle esportazioni, a livello complessivo si evidenzia una prevalenza di esportazioni verso i partner europei, mentre proprio per il distretto di Biella, tra i primi 10 Paesi di destinazione, riveste un ruolo significativo invece la Cina che, nel periodo 2008-2016, ha consolidato la propria posizione e, con una crescita del 57%, si attesta ormai in seconda posizione».

Giovanni Orso

Nel contesto produttivo italiano, il distretto tessile biellese, nel 2016, si è confermato tra i più reattivi  sotto il profilo delle vendite all’estero. Perché se è vero che, in cifra assoluta, il valore di tessile made in Biella esportato nel 2016 mette la provincia laniera solo al quarto posto della graduatoria dei distretti tessili del Centro Nord, è anche vero che il tessile biellese è stato l’unico distretto a vedere aumentare percentualmente tanto l’export del comparto “beni di consumo” (abbigliamento e maglieria) quanto quello dei “beni intermedi” (filati e tessuti): in tutti gli altri, invece,  i dati dei beni intermedi hanno presentato variazioni negative. La notizia è ricavabile dal confronto tra i vari Monitor sull’export dei distretti tessili di Piemonte, Toscana, Lombardia e Veneto realizzati dall’Ufficio Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo. Non solo, ma confrontando l’andamento dell’export del 2016 con l’anno base 2008, il recupero biellese appare più dinamico rispetto alle altre realtà. «Il distretto tessile di Biella, con circa 1,3 miliardi di export tessile nel 2016, si posiziona tra i più rilevanti a livello nazionale e risulta principalmente concentrato nei beni intermedi e, in particolare, nei tessuti - conferma l’economista Sara Giusti della Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo -. Anche analizzando la performance delle esportazioni nel periodo 2008-2016, esso si è confermato come uno dei più dinamici, con un tasso di crescita pari a circa il 18%, in linea con il distretto pratese che ricopre il ruolo di primo distretto con esportazioni nel 2016 di 1,7 miliardi». A conti fatti, l’anno scorso, il tessile made in Biella ha esportato per 1,278 miliardi: il 68%, ovvero 876 milioni di euro, è stato costituito da “beni intermedi”, segnatamente per il 41% da tessuti e per il 27% da filati. «Le buone performance del distretto biellese - conferma Sara Giusti - sono evidenti anche analizzando il dato delle esportazioni in base al singolo comparto, considerando quindi i beni intermedi, come filati e tessuti, e i beni di consumo, come abbigliamento e maglieria. Il Piemonte è l’unica regione nella quale sono aumentati entrambi i comparti, mentre per le altre regioni i dati dei beni intermedi hanno presentato variazioni negative».  Ad aprire la graduatoria dell’export  dei distretti tessili, Prato, con 1,68 miliardi di euro esportati ripartiti tra i 778 milioni di abbigliamento e i 903 milioni di semilavorato. In seconda posizione, il distretto di Schio-Thiene-Valdagno, con un valore di export tessile 2016 pari a  1,52 miliardi (1,19 miliardi di abbigliamento e 330 milioni tra tessuti e filati), seguito, al terzo posto, dal distretto serico di Como, con 1,39 miliardi di export (760 milioni di abbigliamento e 632 di “beni intermedi). Dopo il quarto posto del distretto tessile biellese, al quinto si è piazzato il distretto dell’abbigliamento di Empoli (1,23 miliardi di esportazioni). A seguire, poi, nell’ordine, Treviso (circa 1,1  miliardi di export divisi tra 988 milioni di abbigliamento e 105 di tessile), Gallarate (533 milioni: 277 milioni di abbigliamento e 256 milioni di tessile), la Val Seriana (5054 milioni esportati: 206 milioni di articoli di abbigliamento e 298 di beni intermedi), Arezzo (291 milioni di export tessile: 253 di abbigliamento e 39 di filati e tessuti) e la Bassa Bresciana (290 milioni in articoli di abbigliamento). Guardando la variazione dell’export di questi distretti rispetto all’anno base 2008, oltre alla corsa di Biella e Prato (+17,9%) è da segnalare l’ottima performance dell’abbigliamento di Empoli (+21,9%%) e il buon risultato di Arezzo (+11,1%). Più contenuta la dinamica di Como (+1,7%) e della Bassa Bresciana (+3,8%), mentre, nel confronto con il 2008, il segno resta negativo per Valdagno (-2,9%), per Gallarate (-4,8%), per la Val Seriana (-20,6%) e per Treviso (-27,9%). intermedi hanno presentato variazioni negative. «Peraltro - aggiunge sempre Sara Giusti -  anche l’evoluzione più recente (la variazione dell’export 2016 rispetto al 2015 NdR) ha evidenziato risultati positivi: a fronte di una sostanziale stabilità dei distretti analizzati (+0,4%), il distretto tessile di Biella si contraddistingue per un andamento migliore della media con una crescita del 2,8% ottenuta grazie a una variazione del 6% nella componente abbigliamento e del 1,4% per i filati e tessuti». Nel benchmark fra distretti tessili, secondo le analisi di Intesa Sanpaolo, emerge anche un’ulteriore specificità del distretto biellese sotto il profilo della destinazione dei flussi. «Se i distretti del tessile e abbigliamento presi in esame hanno realizzato esportazioni pari a 9,8 miliardi nel 2016 (pari a circa un terzo del totale esportazioni italiane dei beni di consumo e intermedi della filiera) - conclude, infatti, Sara Giusti - , dal punto di vista dei principali Paesi di destinazione delle esportazioni, a livello complessivo si evidenzia una prevalenza di esportazioni verso i partner europei, mentre proprio per il distretto di Biella, tra i primi 10 Paesi di destinazione, riveste un ruolo significativo invece la Cina che, nel periodo 2008-2016, ha consolidato la propria posizione e, con una crescita del 57%, si attesta ormai in seconda posizione».

Giovanni Orso

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