tre negozi nel biellese

Dipendenti Carrefour in stato di agitazione per esuberi e chiusure

Sindacati denunciano l'assenza di un piano di rilancio a fronte di 615 esuberi e la trasformazione in franchising di 106 market in Italia

Dipendenti Carrefour in stato di agitazione per esuberi e chiusure
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I sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs Uil Nazionali, oltre al Savt Commerce, hanno proclamato oggi lo stato di agitazione in seguito alla presentazione, avvenuta una decina di giorni fa, del piano d'impresa che prevede esuberi e la chiusura di un centinaio di negozi Carrefour, che l'azienda vorrebbe dare in franchising. In totale i dipendenti della multinazionale sono circa 15mila in tutta Italia.

In provincia di Biella sono tre i negozi a marchio Carrefour rispettivamente a Biella Chiavazza, Pray e Crevacuore in Valsessera

Previsti 615 esuberi e 106 market da cedere in franchising

Il progetto di riorganizzazione, secondo quanto denunciano i sindacati, prevede 615 esuberi su scala nazionale, “senza alcuna indicazione circa i criteri adottati dall’azienda per giungere a tale quantificazione”, si legge in una nota che ricorda anche la cessione in franchising di  oltre 100 punti vendita  “omettendo quali saranno i negozi da dismettere e bypassando un confronto di merito in ordine alle garanzie ed alle tutele per i lavoratori che attualmente operano nei predetti negozi”.

La riorganizzazione, nel dettaglio, prevede 615 Full Time Equivalent in esubero (corrispondenti a circa 770 lavoratori) e la cessione in franchising di 106 punti vendita, tra 82 express e 24 market.

I sindacati: "Nessun piano di rilancio convincente"

I sindacati contestano inoltre a Carrefour Italia di non aver “fornito alcun piano di rilancio convincente sulla rete vendita diretta, poiché ciò che Carrefour chiama sviluppo consiste unicamente nella programmazione di nuove attività affidate in gestione ad aziende terze ed in un’ennesima procedura di licenziamento collettivo che si aggiunge a precedenti interventi che hanno ridotto l’organico diretto e peggiorato le condizioni di lavoro.”

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