"Cuneo fiscale: taglio non rinviabile"

"Cuneo fiscale: taglio non rinviabile"
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Si riaccende la tensione sul tema del cuneo fiscale e sul costo del lavoro dopo l’ipotesi, avanzata  nei giorni scorsi dal Presidente del Consiglio Enrico Letta, di rimandare il tanto atteso  e promesso taglio per destinare al sociale le risorse.

Legge. A monte della allarmante ipotesi di Letta, la necessità  di reperire fino a cinque miliardi di euro in pochi giorni, metà per dare copertura alla seconda rata Imu di quest’anno, metà  per aumentare le disponibilità di bilancio nel 2014. Un’impresa che a questo Governo (che non vuol scontentare nessuno e sta scontentando tutti) pare scandalosamente impossibile, nonostante gli 80 miliardi di spesa improduttiva che esso non sembra però aver intenzione di tagliare.
Dopo le promesse di ottobre, in sede di presentazione del Ddl Stabilità con la previsione di 4 miliardi destinati al taglio del cuneo fiscale (tradotto in cifre, mediamente 14 euro medi in busta paga, secondo Cgia Mestre), le intenzioni sono state viste ulteriormente al ribasso, prima con l’ipotesi di restringere la platea dei beneficiari del taglio del cuneo ed ora con quella di rinviare l’operazione, con la scusa di realizzarla successivamente in modo più pesante e strutturato. Morale: a pagare il conto saranno, anche questa volta, imprese e lavoratori.

Documento. Proprio il cosiddetto “Documento di Genova” siglato, nel settembre scorso, da Confindustria, Cgil, Cisl e Uil, metteva invece il taglio del cuneo fiscale e la riduzione della fiscalità sul lavoro tra i principali e fondamentali punti per una ripartenza.
«E’ davvero preoccupante che si possa formulare un’ipotesi come quella di rinviare ulteriormente un provvedimento così essenziale per il rilancio quale il taglio del cuneo fiscale - commenta il presidente Uib, Marilena Bolli -. A ben guardare, il provvedimento andrebbe semmai potenziato, visto che, come ha detto bene il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, il taglio, per cominciare a restituire un effetto minimamente positivo, dovrebbe avvenire subito nell’ordine degli 8/10 miliardi. Ma c’è di più: nell’impianto di questo Ddl Stabilità, non si coglie la volontà di andare nella direzione indicata da Confindustria. In primis, penso alla riduzione del costo dell’energia e alla semplificazione burocratica ma anche al superamento di situazioni di incertezza soprattutto in tema di credito d’imposta per investimenti R&S».
Per Marvi Massazza Gal, segretario di Cgil Biella, l’ipotesi del rinvio del taglio del cuneo fiscale dimostra la mancanza di un reale progetto di Governo per il rilancio del manifatturiero.
«L’impianto di questa legge di stabilità, gli emendamenti presentati e le stesse dichiarazioni dei ministri mettono in luce come manchi un vero indirizzo - commenta Marvi Massazza Gal -. Il fatto è che, per non scontentare formalmente nessuno, si sperperano risorse in mille piccoli rivoli scontentando tutti. Anche in questi giorni, si continua a perdere tempo sulla questione Imu che non è assolutamente una priorità e non si affronta, invece, il vero problema che è costituito dalla carenza di domanda interna. Lo sciopero del prossimo 15 novembre non risolverà certo queste questioni ma vuole essere un modo chiaro per dire no ad una Legge di Stabilità che risponde all’Ue e non agli interessi del Paese».
Giovanni Orso

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