Cgil: a Biella perde il 5% di iscritti

Cgil: a Biella perde il 5% di iscritti
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Sono circa diecimila in meno gli iscritti alla Cgil nel 2015 in Piemonte, passati da 345.419 del giugno dell’anno scorso ai 334.873 di oggi e la Camera del lavoro che ha perso di più è quella di Biella. Lo dice il segretario regionale Alberto Tomasso in un’intervista a Repubblica dei giorni scorsi. Il quale spiega: «Se si pensa alla crisi piemontese e ai tanti posti di lavoro perduti, possiamo dire che in fondo non limitiamo l’emorragia». Il tutto nasce dalle considerazioni avanzate in seguito alle notizie sulla flessione di 700 mila iscritti a livello nazionale. Le categorie più colpite dal calo sono i chimici, i tessili, gli edili, i trasporti; resistono di più all’erosione, grazie alla posizione politica della Cgil, la Fiom e i sindacati della scuola e del pubblico impiego. «Ma adesso - ha aggiunto  Tomasso - serve una buona legge sulla rappresentanza».  

A giugno del 2015 la Cgil piemontese registrava 334.873 iscritti contro i 345.419 del giugno dell’anno scorso, cioè il 3% contro la flessione nazionale che è stata invece pari al 13 per cento «Noi - ha spiegato a Repubblica - abbiamo perso circa 10 mila iscritti.  Tra i chimici e i tessili si arriva al 5 per cento, la Camera del Lavoro di Biella è stata profondamente colpita e perde il 5 per cento. A Torino siamo sul 3,27, un dato che riflette bene la perdita di peso industriale della città. Tra gli edili siamo al 9 per cento, al 6 per cento nei trasporti. Anche i pensionati sono scesi del 2 per cento dopo la legge Fornero».

Le scelte politiche della Cgil avrebbero il loro benefico  effetto in termini di iscritti: la categoria “impiego pubblico e scuola” perde infatti solo l’1 per cento grazie probabilmente alle posizioni fortemente critiche contro la legge del governo Renzi. In compenso, nel 2015 ci sono già stati 31.500 nuovi iscritti, che vanno a colmate il turnover naturale ma non completamente. La riflessione di Tomasso prende le mosse dall’emergenza occupazione che resta fortissima in Piemonte e nel Biellese dove dal 2001 sono stati persi circa 20mila posti di lavoro.

R.A.

Sono circa diecimila in meno gli iscritti alla Cgil nel 2015 in Piemonte, passati da 345.419 del giugno dell’anno scorso ai 334.873 di oggi e la Camera del lavoro che ha perso di più è quella di Biella. Lo dice il segretario regionale Alberto Tomasso in un’intervista a Repubblica dei giorni scorsi. Il quale spiega: «Se si pensa alla crisi piemontese e ai tanti posti di lavoro perduti, possiamo dire che in fondo non limitiamo l’emorragia». Il tutto nasce dalle considerazioni avanzate in seguito alle notizie sulla flessione di 700 mila iscritti a livello nazionale. Le categorie più colpite dal calo sono i chimici, i tessili, gli edili, i trasporti; resistono di più all’erosione, grazie alla posizione politica della Cgil, la Fiom e i sindacati della scuola e del pubblico impiego. «Ma adesso - ha aggiunto  Tomasso - serve una buona legge sulla rappresentanza».  

A giugno del 2015 la Cgil piemontese registrava 334.873 iscritti contro i 345.419 del giugno dell’anno scorso, cioè il 3% contro la flessione nazionale che è stata invece pari al 13 per cento «Noi - ha spiegato a Repubblica - abbiamo perso circa 10 mila iscritti.  Tra i chimici e i tessili si arriva al 5 per cento, la Camera del Lavoro di Biella è stata profondamente colpita e perde il 5 per cento. A Torino siamo sul 3,27, un dato che riflette bene la perdita di peso industriale della città. Tra gli edili siamo al 9 per cento, al 6 per cento nei trasporti. Anche i pensionati sono scesi del 2 per cento dopo la legge Fornero».

Le scelte politiche della Cgil avrebbero il loro benefico  effetto in termini di iscritti: la categoria “impiego pubblico e scuola” perde infatti solo l’1 per cento grazie probabilmente alle posizioni fortemente critiche contro la legge del governo Renzi. In compenso, nel 2015 ci sono già stati 31.500 nuovi iscritti, che vanno a colmate il turnover naturale ma non completamente. La riflessione di Tomasso prende le mosse dall’emergenza occupazione che resta fortissima in Piemonte e nel Biellese dove dal 2001 sono stati persi circa 20mila posti di lavoro.

R.A.

 

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