Camere di Commercio, il risiko al dunque

Camere di Commercio, il risiko al dunque
Pubblicato:
Aggiornato:

BIELLA - Il risiko delle Camere di commercio entra nel vivo dopo la riforma Madia della P.A., con il vincolo di 75mila imprese per ogni ente camerale. L’annuncio delle nozze Biella-Vercelli (40 mila imprese) che strizzano l’occhio ad Alessandria (55 mila imprese) ha aperto le danze. Va registrata oggi la presa di posizione di Novara (33 mila imprese), che rischia di restare sola col cerino in mano,  e la prudente posizione dei mandrogni che tengono aperte tutte le vie per un accordo territoriale “largo”.   «Per quel che ne so, la situazione è fluida e non darei per scontata l’alleanza di Biella e Vercelli con Alessandria anche perché  Regione e Unioncamere preferirebbero un patto che tenesse conto delle logiche del Quadrante nord orientale del Piemonte  che già ha visto fondere o allearsi altri enti e istituzioni in una logica geografica omogenea. Però, tutto è possibile...». Interviene così il presidente della Camera di commercio di Novara Maurizio Comoli, che si sente di affermare che «il sacro furore che anima soprattutto Biella nei confronti di Novara non mi è comprensibile e, a ben guardare, quella di guardare solo ad Alessandria, ammesso e non concesso che gli alessandrini dicano di sì, è una scelta miope anche alla luce della necessità di dare servizi alle imprese in modo sostenibile, anche per caratteristiche distrettuali e per compatibilità economiche». E aggiunge: «Novara sta parlando con tutti e una delle ipotesi sul tavolo è quella di un’alleanza larga da oltre 150 mila imprese del Piemonte orientale che tenga insieme anche Alessandria ed Asti e faccia da contraltare al peso di Torino con le sue 230 mila imprese, ma vorrei che fosse chiaro che il tutto deve essere orientato alle finalità delle Camere di commercio che sono enti strumentali agli interessi delle imprese e la loro gestione non può andare a detrimento di questi interessi». 

Anche Alessandria - alla cui Camera ha bussato la neo fusa Camera di Biella-Vercelli - non  ha ancora deciso con chi apparentarsi: «Abbiamo parlato con tutti i dirigenti delle Camere di commercio confinanti - ha spiegato il presidente Gian Paolo Coscia -, a parte Asti  che ha rinnovato da poco il vertice e non ha ancora la giunta, ma lo faremo presto. Con gli altri abbiamo riscontrato convergenze, da Novara a Biella-Vercelli. Ma è presto per affermare se tenteremo di rimanere autonomi o ci fonderemo e con chi». Biella (con Vercelli 40 mila unità locali) sta lavorando per l’alleanza. Il presidente Andrea Fortolan ufficialmente è cauto: «La trattativa è in corso e speriamo di chiudere entro settembre». Alcuni fanno osservare che una fusione Alessandria-Biella-Vercelli taglierebbe fuori Novara, oltre ad Asti (24.500 imprese), in quanto il Verbano è salvo per legge come ente camerale (13.500 imprese) confinante con la Svizzera e in zona montana. Ma il presidente alessadrino  Coscia ha smorzato i toni: «Alla fine, se sarà necessario, un accordo anche con i novaresi lo troveremo». Ma certo ogni equilibrio dipenderà dal peso specificio degli interlocutori.

Roberto Azzoni

BIELLA - Il risiko delle Camere di commercio entra nel vivo dopo la riforma Madia della P.A., con il vincolo di 75mila imprese per ogni ente camerale. L’annuncio delle nozze Biella-Vercelli (40 mila imprese) che strizzano l’occhio ad Alessandria (55 mila imprese) ha aperto le danze. Va registrata oggi la presa di posizione di Novara (33 mila imprese), che rischia di restare sola col cerino in mano,  e la prudente posizione dei mandrogni che tengono aperte tutte le vie per un accordo territoriale “largo”.   «Per quel che ne so, la situazione è fluida e non darei per scontata l’alleanza di Biella e Vercelli con Alessandria anche perché  Regione e Unioncamere preferirebbero un patto che tenesse conto delle logiche del Quadrante nord orientale del Piemonte  che già ha visto fondere o allearsi altri enti e istituzioni in una logica geografica omogenea. Però, tutto è possibile...». Interviene così il presidente della Camera di commercio di Novara Maurizio Comoli, che si sente di affermare che «il sacro furore che anima soprattutto Biella nei confronti di Novara non mi è comprensibile e, a ben guardare, quella di guardare solo ad Alessandria, ammesso e non concesso che gli alessandrini dicano di sì, è una scelta miope anche alla luce della necessità di dare servizi alle imprese in modo sostenibile, anche per caratteristiche distrettuali e per compatibilità economiche». E aggiunge: «Novara sta parlando con tutti e una delle ipotesi sul tavolo è quella di un’alleanza larga da oltre 150 mila imprese del Piemonte orientale che tenga insieme anche Alessandria ed Asti e faccia da contraltare al peso di Torino con le sue 230 mila imprese, ma vorrei che fosse chiaro che il tutto deve essere orientato alle finalità delle Camere di commercio che sono enti strumentali agli interessi delle imprese e la loro gestione non può andare a detrimento di questi interessi». 

Anche Alessandria - alla cui Camera ha bussato la neo fusa Camera di Biella-Vercelli - non  ha ancora deciso con chi apparentarsi: «Abbiamo parlato con tutti i dirigenti delle Camere di commercio confinanti - ha spiegato il presidente Gian Paolo Coscia -, a parte Asti  che ha rinnovato da poco il vertice e non ha ancora la giunta, ma lo faremo presto. Con gli altri abbiamo riscontrato convergenze, da Novara a Biella-Vercelli. Ma è presto per affermare se tenteremo di rimanere autonomi o ci fonderemo e con chi». Biella (con Vercelli 40 mila unità locali) sta lavorando per l’alleanza. Il presidente Andrea Fortolan ufficialmente è cauto: «La trattativa è in corso e speriamo di chiudere entro settembre». Alcuni fanno osservare che una fusione Alessandria-Biella-Vercelli taglierebbe fuori Novara, oltre ad Asti (24.500 imprese), in quanto il Verbano è salvo per legge come ente camerale (13.500 imprese) confinante con la Svizzera e in zona montana. Ma il presidente alessadrino  Coscia ha smorzato i toni: «Alla fine, se sarà necessario, un accordo anche con i novaresi lo troveremo». Ma certo ogni equilibrio dipenderà dal peso specificio degli interlocutori.

Roberto Azzoni

 

Seguici sui nostri canali