Camere di commercio: è Quadrante

Camere di commercio: è Quadrante
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Si chiamerà “Camera di commercio di Biella-Vercelli, Novara e Verbano”. Martedì pomeriggio l’assemblea dei presidenti delle Camere di Commercio italiane ha infatti approvato a larga maggioranza il documento di riorganizzazione del sistema camerale messo a punto da Unioncamere dopo un’ampia consultazione. La proposta, che attua la legge Madia di riforma della Pa, contiene il piano degli accorpamenti degli enti camerali che da 105 passano a 59. Nel progetto la Camera di Commercio di Novara viene accorpata a quelle di Biella e Vercelli (già frutto di una precedente, ma recente fusione)  e  del Verbano Cusio Ossola: le sedi operative provinciali resteranno attive, ma la sede legale è stata assegnata a Vercelli e questo dettaglio non di poco conto ha determinato l’astensione del presidente novarese Maurizio Comoli. Ora il documento dovrà essere vagliato dal Ministero dello Sviluppo economico che, entro 60 giorni, varerà definitivamente, con proprio decreto, la nuova geografia del sistema camerale. Il presidente di Unioncamere Ivan Lo Bello ha spiegato che «la razionalizzazione salvaguarda la presenza capillare del sistema camerale in un’ottica di crescita dell’efficienza e dell’efficacia dell’azione delle Camere sulle funzioni affidate  quali la digitalizzazione, il turismo, l’orientamento e la formazione, a cui si è aggiunto anche il piano nazionale Industria 4.0, del cui network gli enti camerali costituiscono un tassello importante».«L’importante è la scelta del Quadrante - dice Comoli - con un milione di abitanti, quasi 100mila imprese e 300mila addetti con un impatto sull’economia secondo solo a Torino. Su questo siamo d’accordo, meno sulla opzione legale di Vercelli  nata tenendo conto dei numeri delle imprese dopo la fusione con Biella che superano quelli di Novara, ma non delle necessità di equilibrio e centralità territoriali. Sarà il ministro Calenda a decidere, ma non sarà questo ad inficiare la bontà del progetto».«Si tratta di un successo - commenta Alessandro Ciccioni, presidente della Camera di Biella e Vercelli - sotto diversi punti di vista. Intanto perché abbiamo gestito il processo di riforma del sistema camerale collaborando attivamente con i ministeri anziché subire un’imposizione dall’alto che avrebbe potuto essere molto più penalizzante. Non dimentichiamoci che all’inizio si era ventilata addirittura la soppressione dell’intero sistema camerale. La direzione imboccata era chiara: razionalizzare per migliorare l’azione delle Camere; mettersi di traverso sarebbe stato inutile e controproducente. Il documento approvato martedì è il frutto di un percorso iniziato anni fa e che ora è giunto ad una prima importante tappa».Per quanto concerne il Piemonte, gli accorpamenti previsti riguardano le Camere  di Asti ed Alessandria (82.947 imprese, con sede legale ad Alessandria) e le Camere di Biella-Vercelli, Novara e Verbano Cusio Ossola (96.961 imprese, con sede legale a Vercelli); Torino e Cuneo invece restano autonome perché entrambe superano il limite, fissato dalla riforma, delle 75mila aziende iscritte al Registro Imprese.«Negli anni si sono ventilate tante ipotesi di unione diverse - aggiunge Ciccioni - ma alla fine come Camera di Biella e Vercelli abbiamo aperto verso Novara per risolvere una situazione di accorpamenti difficili per motivi geografici; in caso contrario, avremmo ottenuto solo un’aggregazione imposta dall’alto e con aree non contigue che avrebbe creato più problemi che opportunità. Inoltre, partiamo con alle spalle una prima fusione, tra Biella e Vercelli, che ci ha permesso di fare una grande esperienza, preziosa per la collaborazione e il dialogo con gli altri territori». Per quanto riguarda l’inclusione anche del Verbano Cusio Ossola, la proposta è arrivata direttamente da Unioncamere nazionale. L’iniziativa sta provocando una serie di reazioni locali non indifferenti per i due pesi e misure adottati con altre province di confine copme Sondrio per la quale l’autonomia è stata salvaguardata.  Al di là delle prese di posizione degli amministratori, già note e che minacciano le “barricate”, anche il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino ha inviato lettere a sostegno dell’autonomia del Vco, come provincia montana e soprattutto terra di confine nazionale, dettaglio al quale si appellano anche parlamentari e referenti politici del Verbano Cusio Ossola. «Martedì in assemblea - racconta il presidente di Biella-Vercelli Ciccioni - sono intervenuto per dire che noi  non abbiamo nulla da obiettare se il Vco vuol  restare da solo, come previsto dalla legge di riforma. Però il buon senso, la vicinanza territoriale e anche la consapevolezza che, sia dal punto di vista economico che politico, stare tutti insieme avrebbe avuto più senso, ha reso Biella e Vercelli favorevole a tale ipotesi». Roberto Azzoni

Si chiamerà “Camera di commercio di Biella-Vercelli, Novara e Verbano”. Martedì pomeriggio l’assemblea dei presidenti delle Camere di Commercio italiane ha infatti approvato a larga maggioranza il documento di riorganizzazione del sistema camerale messo a punto da Unioncamere dopo un’ampia consultazione. La proposta, che attua la legge Madia di riforma della Pa, contiene il piano degli accorpamenti degli enti camerali che da 105 passano a 59. Nel progetto la Camera di Commercio di Novara viene accorpata a quelle di Biella e Vercelli (già frutto di una precedente, ma recente fusione)  e  del Verbano Cusio Ossola: le sedi operative provinciali resteranno attive, ma la sede legale è stata assegnata a Vercelli e questo dettaglio non di poco conto ha determinato l’astensione del presidente novarese Maurizio Comoli. Ora il documento dovrà essere vagliato dal Ministero dello Sviluppo economico che, entro 60 giorni, varerà definitivamente, con proprio decreto, la nuova geografia del sistema camerale. Il presidente di Unioncamere Ivan Lo Bello ha spiegato che «la razionalizzazione salvaguarda la presenza capillare del sistema camerale in un’ottica di crescita dell’efficienza e dell’efficacia dell’azione delle Camere sulle funzioni affidate  quali la digitalizzazione, il turismo, l’orientamento e la formazione, a cui si è aggiunto anche il piano nazionale Industria 4.0, del cui network gli enti camerali costituiscono un tassello importante».«L’importante è la scelta del Quadrante - dice Comoli - con un milione di abitanti, quasi 100mila imprese e 300mila addetti con un impatto sull’economia secondo solo a Torino. Su questo siamo d’accordo, meno sulla opzione legale di Vercelli  nata tenendo conto dei numeri delle imprese dopo la fusione con Biella che superano quelli di Novara, ma non delle necessità di equilibrio e centralità territoriali. Sarà il ministro Calenda a decidere, ma non sarà questo ad inficiare la bontà del progetto».«Si tratta di un successo - commenta Alessandro Ciccioni, presidente della Camera di Biella e Vercelli - sotto diversi punti di vista. Intanto perché abbiamo gestito il processo di riforma del sistema camerale collaborando attivamente con i ministeri anziché subire un’imposizione dall’alto che avrebbe potuto essere molto più penalizzante. Non dimentichiamoci che all’inizio si era ventilata addirittura la soppressione dell’intero sistema camerale. La direzione imboccata era chiara: razionalizzare per migliorare l’azione delle Camere; mettersi di traverso sarebbe stato inutile e controproducente. Il documento approvato martedì è il frutto di un percorso iniziato anni fa e che ora è giunto ad una prima importante tappa».Per quanto concerne il Piemonte, gli accorpamenti previsti riguardano le Camere  di Asti ed Alessandria (82.947 imprese, con sede legale ad Alessandria) e le Camere di Biella-Vercelli, Novara e Verbano Cusio Ossola (96.961 imprese, con sede legale a Vercelli); Torino e Cuneo invece restano autonome perché entrambe superano il limite, fissato dalla riforma, delle 75mila aziende iscritte al Registro Imprese.«Negli anni si sono ventilate tante ipotesi di unione diverse - aggiunge Ciccioni - ma alla fine come Camera di Biella e Vercelli abbiamo aperto verso Novara per risolvere una situazione di accorpamenti difficili per motivi geografici; in caso contrario, avremmo ottenuto solo un’aggregazione imposta dall’alto e con aree non contigue che avrebbe creato più problemi che opportunità. Inoltre, partiamo con alle spalle una prima fusione, tra Biella e Vercelli, che ci ha permesso di fare una grande esperienza, preziosa per la collaborazione e il dialogo con gli altri territori». Per quanto riguarda l’inclusione anche del Verbano Cusio Ossola, la proposta è arrivata direttamente da Unioncamere nazionale. L’iniziativa sta provocando una serie di reazioni locali non indifferenti per i due pesi e misure adottati con altre province di confine copme Sondrio per la quale l’autonomia è stata salvaguardata.  Al di là delle prese di posizione degli amministratori, già note e che minacciano le “barricate”, anche il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino ha inviato lettere a sostegno dell’autonomia del Vco, come provincia montana e soprattutto terra di confine nazionale, dettaglio al quale si appellano anche parlamentari e referenti politici del Verbano Cusio Ossola. «Martedì in assemblea - racconta il presidente di Biella-Vercelli Ciccioni - sono intervenuto per dire che noi  non abbiamo nulla da obiettare se il Vco vuol  restare da solo, come previsto dalla legge di riforma. Però il buon senso, la vicinanza territoriale e anche la consapevolezza che, sia dal punto di vista economico che politico, stare tutti insieme avrebbe avuto più senso, ha reso Biella e Vercelli favorevole a tale ipotesi». Roberto Azzoni

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