«Artigiani: crisi senza fine»

«Artigiani: crisi senza fine»
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A distanza di un anno dall’ultima rilevazione, Cna Biella ha nuovamente sottoposto ad un campione di 103 imprese associate le stesse domande per capire com’è il termometro degli artigiani e dei piccoli imprenditori. I risultati sono stati presentati lunedì mattina, nel corso di una conferenza stampa. 

I dati. Rispetto al 2014, è diminuita leggermente la percentuale di aziende che, nel 2015, ha visto ridursi il proprio fatturato: dal 42,68% del 2014 al 34,70%, ma è aumentata la percentuale di aziende che lo ha dichiarato sostanzialmente stabile rispetto all’anno prima: 54,50% contro il 46,34% mentre è rimasta pressoché invariata la percentuale di fatturato cresciuto al di sopra dell’aumento dei prezzi: 10,90% nel 2015 contro il 10,98% del 2014. Guardando al primo semestre 2016, il 32,70% delle imprese ritiene che il fatturato diminuirà ulteriormente, mentre il 52,50% si aspetta un fatturato stabile, e solo il 14,80% un aumento. In merito al personale, nonostante i nuovi adempimenti governativi, il 71,10% delle imprese ha dichiarato che non effettuerà aumenti, il 18,60% prevede diminuzioni e solamente il 10,30% prevede aumenti. Attraverso l’ufficio paghe Cna, l’indagine ha poi riguardato quali siano stati gli effetti degli incentivi governativi per le trasformazioni e/o le assunzioni a tempo indeterminato, ed in effetti, nonostante le previsioni di non aumento dell’occupazione fossero alte, c’è stato un significativo aumento di quelle a tempo indeterminato che hanno superato per la prima volta dopo tanti anni, quelle a tempo determinato: 151 (compreso 14 apprendisti) contro 146, portando il dato totale a 297, contro un dato totale delle cessazioni di 208. Anche nel Biellese, pertanto, le agevolazioni previste dal Jobs act hanno aiutato le imprese ed i lavoratori. Ora, la preoccupazione però è quella che, essendo calata dal 100 al 40%, la percentuale di abbattimento dei contributi prevista dalla legge di stabilità, inevitabilmente si verificherà una frenata rispetto alle nuove assunzioni e/o alle stabilizzazioni di contratti a tempo determinato.  

Preoccupazioni. Le ultime due domande sottoposte agli imprenditori erano dedicate alla comprensione delle minacce che percepiscono sulle loro attività, e a quali interventi ritengono prioritari per il benessere delle loro aziende. Gli artigiani hanno da tempo idee chiare e proposte precise: l’eccessiva tassazione è passata dal 33,33% al 75,70%· E la riduzione delle tasse è considerata prioritaria dall’86,40% degli intervistati. La riduzione della burocrazia segue a ruota quella della tassazione, con il 73,80%. Questo dato è particolarmente significativo anche perché è passato dal 28,67% dell’anno scorso. Il costo del lavoro è al secondo posto come minaccia alle attività, con ben il 43,70%,   seguito dal clima di generale sfiducia, passato da un 18,30% dello scorso anno, ad un preoccupante 42,70%. Aumentato anche l’indice di insolvenza dei clienti, passato dal 12,20% del 2015 al 27,20%. Così come aumentate sono anche le preoccupazioni in relazione alla significativa diminuzione degli ordini da parte dei clienti fidelizzati che sono arrivate al 23,30% e alla mancanza di nuova clientela per un 24,30%.   Significativo infine l’aumento del malessere relativo al rapporto con le banche, percepito come un problema dal 13,60%, mentre il 14,60% ha indicato come intervento prioritario il ritorno ad una più espansiva politica di concessione del credito da parte degli istituti bancari. 

Demografia. Anche nel 2015 è continuato il saldo negativo delle imprese artigiane. Il numero delle imprese Artigiane registrate è, infatti, sceso rispetto al 2014 di un altro 2,38%, arrivando a 5.514 imprese registrate. E nei primi 3 mesi del 2016 questa emorragia appare inarrestabile viste le 114 nuove imprese iscritte, ma anche e soprattutto le 159 cancellate. Dal 2008 questo dato è sceso di bel 15,29 punti percentuali, mentre il dato totale delle imprese Biellesi è sceso solo del (si fa per dire) 7,95%; a livello Regionale invece la diminuzione è stata del 5,67% e per l’intera Nazione il dato di questi 7 anni di crisi è stato solo del meno 0,76%. Delle 5.514 imprese artigiane registrate alla fine dello scorso anno, 2.455 di esse sono imprese di costruzioni (44%) e 1.303 sono attività manifatturiere (23%). Come si vede dalla tabella, la filiera delle costruzioni, la manifattura e l’autotrasporto sono i settori che hanno più perso aziende dal 2008. Sono invece cresciute le aziende che forniscono servizi alle imprese, le aziende della ristorazione e seppur con piccoli numeri, le aziende di servizio alle persone. Non bisogna però dimenticare che queste 5.514 imprese rappresentano circa il 30% delle imprese registrate alla Camera di Commercio di Biella. L’artigianato ricopre quindi un posto di rilievo nell’economia regionale e biellese, sia in relazione al numero di imprese, sia a quello degli occupati che viene stimato, in mancanza di dati ufficiali in circa 12.000 addetti totali, suddivisi in 7.000 “autonomi” e 5.000 dipendenti. La rilevanza economica dell’artigianato non è però limitata al peso numerico; fondamentale è il contributo fornito in tema di varietà delle competenze e di flessibilità produttiva. L’artigianato non è un mondo omogeneo e indifferenziato: le aziende di maggiori dimensioni soffrono in misura minore gli effetti della congiuntura critica, mentre le aziende più piccole manifestano profonde e radicate criticità. Il mercato prevalente, per oltre 2 imprese su 3, non supera la dimensione provinciale. La percentuale di imprese direttamente coinvolte in attività internazionali, viceversa, è relativamente bassa. Oltre quindi al “sentimento” delle imprese, abbiamo voluto riportare queste cifre e queste considerazioni per permettere a tutti di conoscere e riflettere, soprattutto chi è stato chiamato a governare questo territorio. La conoscenza delle realtà economiche è oggi più che mai importante per capire attraverso di esse il vero “stato di salute” economico di un territorio. Ad oggi, lo stato di salute delle micro e piccole e medie imprese dell’Artigianato Biellese, come evidenziato lo scorso anno, è ancora quello di un malato che non ha ancora arrestato il proprio stato febbrile. Le cure, che principalmente si è autosomministrato, non hanno ancora sconfitto la malattia e a malapena, al prezzo di enormi fatiche, riescono a conservarne ancora l’energia in attesa della guarigione completa. La ripresa quindi, di cui si sente tanto parlare, non solo non è ancora arrivata “in questo mondo”, ma è ben lungi dall’essere individuata e percepita. C’è invece ancora crisi, tanta crisi. E con essa la sofferenza, o meglio l’insofferenza e la rabbia che si fa sempre più fatica a contenere, soprattutto nel settore Edile che soffre più di altri l’attuale congiuntura anche a causa dell’elevato numero di micro imprese individuali di cui è composto. Oltre la crisi, infatti, questo settore, che con il suo indotto costituisce più del 50% delle imprese iscritte all’Albo Artigiani, sta subendo un vero e proprio “inasprimento burocratico”. 
R.E.B. 

A distanza di un anno dall’ultima rilevazione, Cna Biella ha nuovamente sottoposto ad un campione di 103 imprese associate le stesse domande per capire com’è il termometro degli artigiani e dei piccoli imprenditori. I risultati sono stati presentati lunedì mattina, nel corso di una conferenza stampa. 

I dati. Rispetto al 2014, è diminuita leggermente la percentuale di aziende che, nel 2015, ha visto ridursi il proprio fatturato: dal 42,68% del 2014 al 34,70%, ma è aumentata la percentuale di aziende che lo ha dichiarato sostanzialmente stabile rispetto all’anno prima: 54,50% contro il 46,34% mentre è rimasta pressoché invariata la percentuale di fatturato cresciuto al di sopra dell’aumento dei prezzi: 10,90% nel 2015 contro il 10,98% del 2014. Guardando al primo semestre 2016, il 32,70% delle imprese ritiene che il fatturato diminuirà ulteriormente, mentre il 52,50% si aspetta un fatturato stabile, e solo il 14,80% un aumento. In merito al personale, nonostante i nuovi adempimenti governativi, il 71,10% delle imprese ha dichiarato che non effettuerà aumenti, il 18,60% prevede diminuzioni e solamente il 10,30% prevede aumenti. Attraverso l’ufficio paghe Cna, l’indagine ha poi riguardato quali siano stati gli effetti degli incentivi governativi per le trasformazioni e/o le assunzioni a tempo indeterminato, ed in effetti, nonostante le previsioni di non aumento dell’occupazione fossero alte, c’è stato un significativo aumento di quelle a tempo indeterminato che hanno superato per la prima volta dopo tanti anni, quelle a tempo determinato: 151 (compreso 14 apprendisti) contro 146, portando il dato totale a 297, contro un dato totale delle cessazioni di 208. Anche nel Biellese, pertanto, le agevolazioni previste dal Jobs act hanno aiutato le imprese ed i lavoratori. Ora, la preoccupazione però è quella che, essendo calata dal 100 al 40%, la percentuale di abbattimento dei contributi prevista dalla legge di stabilità, inevitabilmente si verificherà una frenata rispetto alle nuove assunzioni e/o alle stabilizzazioni di contratti a tempo determinato.  

Preoccupazioni. Le ultime due domande sottoposte agli imprenditori erano dedicate alla comprensione delle minacce che percepiscono sulle loro attività, e a quali interventi ritengono prioritari per il benessere delle loro aziende. Gli artigiani hanno da tempo idee chiare e proposte precise: l’eccessiva tassazione è passata dal 33,33% al 75,70%· E la riduzione delle tasse è considerata prioritaria dall’86,40% degli intervistati. La riduzione della burocrazia segue a ruota quella della tassazione, con il 73,80%. Questo dato è particolarmente significativo anche perché è passato dal 28,67% dell’anno scorso. Il costo del lavoro è al secondo posto come minaccia alle attività, con ben il 43,70%,   seguito dal clima di generale sfiducia, passato da un 18,30% dello scorso anno, ad un preoccupante 42,70%. Aumentato anche l’indice di insolvenza dei clienti, passato dal 12,20% del 2015 al 27,20%. Così come aumentate sono anche le preoccupazioni in relazione alla significativa diminuzione degli ordini da parte dei clienti fidelizzati che sono arrivate al 23,30% e alla mancanza di nuova clientela per un 24,30%.   Significativo infine l’aumento del malessere relativo al rapporto con le banche, percepito come un problema dal 13,60%, mentre il 14,60% ha indicato come intervento prioritario il ritorno ad una più espansiva politica di concessione del credito da parte degli istituti bancari. 

Demografia. Anche nel 2015 è continuato il saldo negativo delle imprese artigiane. Il numero delle imprese Artigiane registrate è, infatti, sceso rispetto al 2014 di un altro 2,38%, arrivando a 5.514 imprese registrate. E nei primi 3 mesi del 2016 questa emorragia appare inarrestabile viste le 114 nuove imprese iscritte, ma anche e soprattutto le 159 cancellate. Dal 2008 questo dato è sceso di bel 15,29 punti percentuali, mentre il dato totale delle imprese Biellesi è sceso solo del (si fa per dire) 7,95%; a livello Regionale invece la diminuzione è stata del 5,67% e per l’intera Nazione il dato di questi 7 anni di crisi è stato solo del meno 0,76%. Delle 5.514 imprese artigiane registrate alla fine dello scorso anno, 2.455 di esse sono imprese di costruzioni (44%) e 1.303 sono attività manifatturiere (23%). Come si vede dalla tabella, la filiera delle costruzioni, la manifattura e l’autotrasporto sono i settori che hanno più perso aziende dal 2008. Sono invece cresciute le aziende che forniscono servizi alle imprese, le aziende della ristorazione e seppur con piccoli numeri, le aziende di servizio alle persone. Non bisogna però dimenticare che queste 5.514 imprese rappresentano circa il 30% delle imprese registrate alla Camera di Commercio di Biella. L’artigianato ricopre quindi un posto di rilievo nell’economia regionale e biellese, sia in relazione al numero di imprese, sia a quello degli occupati che viene stimato, in mancanza di dati ufficiali in circa 12.000 addetti totali, suddivisi in 7.000 “autonomi” e 5.000 dipendenti. La rilevanza economica dell’artigianato non è però limitata al peso numerico; fondamentale è il contributo fornito in tema di varietà delle competenze e di flessibilità produttiva. L’artigianato non è un mondo omogeneo e indifferenziato: le aziende di maggiori dimensioni soffrono in misura minore gli effetti della congiuntura critica, mentre le aziende più piccole manifestano profonde e radicate criticità. Il mercato prevalente, per oltre 2 imprese su 3, non supera la dimensione provinciale. La percentuale di imprese direttamente coinvolte in attività internazionali, viceversa, è relativamente bassa. Oltre quindi al “sentimento” delle imprese, abbiamo voluto riportare queste cifre e queste considerazioni per permettere a tutti di conoscere e riflettere, soprattutto chi è stato chiamato a governare questo territorio. La conoscenza delle realtà economiche è oggi più che mai importante per capire attraverso di esse il vero “stato di salute” economico di un territorio. Ad oggi, lo stato di salute delle micro e piccole e medie imprese dell’Artigianato Biellese, come evidenziato lo scorso anno, è ancora quello di un malato che non ha ancora arrestato il proprio stato febbrile. Le cure, che principalmente si è autosomministrato, non hanno ancora sconfitto la malattia e a malapena, al prezzo di enormi fatiche, riescono a conservarne ancora l’energia in attesa della guarigione completa. La ripresa quindi, di cui si sente tanto parlare, non solo non è ancora arrivata “in questo mondo”, ma è ben lungi dall’essere individuata e percepita. C’è invece ancora crisi, tanta crisi. E con essa la sofferenza, o meglio l’insofferenza e la rabbia che si fa sempre più fatica a contenere, soprattutto nel settore Edile che soffre più di altri l’attuale congiuntura anche a causa dell’elevato numero di micro imprese individuali di cui è composto. Oltre la crisi, infatti, questo settore, che con il suo indotto costituisce più del 50% delle imprese iscritte all’Albo Artigiani, sta subendo un vero e proprio “inasprimento burocratico”. 
R.E.B. 

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