Analisi: per il Biellese, la sfida della domanda locale

Analisi: per il Biellese, la sfida della domanda locale
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Domanda locale, popolazione e collegamenti veloci: tre concetti apparentemente diversi che, però, un territorio come quello biellese deve imparare al più presto a guardare insieme.

Domanda locale. Se l’export ed il successo delle imprese cosiddette export oriented  sono certamente fattori fondamentali in una prospettiva complessiva di rilancio territoriale, occorre però anche considerare che, mediamente, i distretti industriali italiani sono caratterizzati dalla  rilevante presenza di imprese che export oriented non sono. Si tratta, piuttosto, di imprese che non possono strutturalmente avere nelle esportazioni il loro gancio, in ragione delle loro piccole o piccolissime dimensioni o della loro specificità produttiva.

Le imprese. Guardando a Biella e restando ai dati ufficiali di “Economia Biellese 2012”, sul totale di  19.435 imprese iscritte alla locale Camera di Commercio al 31 dicembre scorso,  4.415 erano attività commerciali,  3.352 edili, 1.576 agricole e 2.031 immobiliari. Migliaia di altre imprese erano operanti in altri diversi settori, mentre il manifatturiero in senso stretto  si riduceva a 2.514 attività (la maggioranza delle quali, però, di piccola valenza dimensionale).  Un panorama, insomma, che quasi plasticamente ribadisce quanto a prevalere nel Biellese non siano numericamente le imprese a vocazione esportativa ma piuttosto sia il mare silenzioso di quelle aziende che vivono di domanda interna o, addirittura, di domanda  a Km 0: in sintesi, quelle piccolissime imprese su cui Luigi Einaudi ha scritto parole autorevoli. Comunque la si pensi, senza queste piccolissime imprese qualsiasi territorio muore: si spengono le piccole relazioni che sostengono una microeconomia essenziale alla società e spariscono know how preziosi. Fare ripartire questa domanda a Km 0, magari aumentando la capacità di spesa dei singoli attraverso un taglio deciso del cuneo fiscale come chiedono Confindustria e sindacato, è pertanto, essenziale. Ma non si tratta, tuttavia, soltanto di creare maggiore o minore capacità di spesa e propensione all’acquisto nei singoli: per essere davvero efficace, qualunque misura politica in tal senso deve trovare anche nella demografia di un territorio una situazione dinamica.
Popolazione. Guardato attraverso questa lente, il Biellese appare invece un territorio molto problematico: un territorio (dati Istat) dove il numero degli abitanti è sceso dai 186.960 del 2001 ai 181.426 del 2012, dove l’indice di vecchiaia è salito dal 166 del 1991 al 213,9 del 2010 e dove, nel 2011, la stima Istat del tasso di natalità era di appena il 6,8 per mille contro quello regionale dell’8,5 e quello italiano del 9,1. Un territorio, vale a dire, dove, secondo l’ottima e accurata analisi dei sociologi Emilio Sulis e Manuela Vinai, pubblicata su Eco lo scorso 4 novembre, l’età media degli abitanti, negli ultimi vent’anni, è passata da 45 a 49 anni.

Collegamenti. Recuperare quanto perduto e invertire oggi certi processi è cosa impari, forse impossibile. La politica nazionale deve fare la propria parte con provvedimenti senza i quali il riavvio della domanda interna è impossibile. Però, affinché diano frutto, tali provvedimenti devono intercettare a livello locale un terreno fecondo. Di qui, la necessità di muoversi nella direzione di arrestare l’emorragia demografica favorendo l’insediamento nel Biellese di nuovi residenti, soprattutto con capacità di spesa. Si tratta di un punto programmatico che dovrebbe costituire il cuore di un progetto di sistema distrettuale credibile e sul quale politica, parti sociali e classi dirigenti dovrebbero trovarsi concordi. Da questo punto di vista, infrastrutture e collegamenti superveloci rappresentano davvero l’ingrediente che da tropo tempo ancora manca per valorizzare l’appeal che al Biellese deriva dalla sua situazione geografica e dal suo vantaggio competitivo in termini di sicurezza e qualità della vita. Baricentrato a metà strada tra Milano e Torino, ad un passo appena da un centro logisticamente importante come Novara, il Biellese, se fosse velocemente e facilmente raggiungibile, potrebbe davvero avere tutti gli atout fondamentali per rappresentare la residenza naturale di persone che, lavorando nell’hinterland, vivrebbero e spenderebbero sul territorio quel maggior introito loro derivante da un auspicato taglio del cuneo fiscale, ridando pieno ossigeno all’economia locale. La vera sfida perché il territorio viva, passa da qui.
Giovanni Orso

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