Alla Beta Spa di Verrone, 21 esuberi

Alla Beta Spa di Verrone, 21 esuberi
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Sono complessivamente 21 gli esuberi alla Beta Spa azienda che conta 81 dipendenti e ha unità produttive a Verrone e a Massazza. Alla Beta  Spa, è in corso un contratto di solidarietà che scadrà il prossimo 26 luglio. All’atto dell’avvio della solidarietà, gli esuberi dichiarati erano stati 27. Beta Spa fa capo a “Fratelli Fila”: quest’ultima, fondata nel 1906 come azienda tessile, è oggi una holding che controlla due società operative: Beta Spa, appunto, (cui fanno capo i marchi Broosksfield e Valstar e, fino al 2015, licenziataria del marchio Fred Perry) e Newport Spa. “Fratelli Fila”, nel 2014, in un’ottica di sviluppo, aveva acquisito il marchio Brooksfield dalla torinese Mistral e, nel 2015, aveva ampliato ulteriormente  il proprio portafoglio, acquisendo anche la Valstar, etichetta nata nel 1911 che ha reso famosi gli impermeabili italiani nel mondo. «Nel 2015, però - spiega Romana Peghini di Filctem Cgil Biella (in foto) - Beta Spa ha terminato l’attività di produzione e distribuzione in Italia del marchio Fred Perry. Beta aveva sviluppato questa attività per oltre trent’anni attraverso un accordo di licenza d’uso con il marchio suddetto. Come ci ha spiegato l’azienda, Fred Perry ha, per proprie scelte e pur dopo tanti anni, ritenuto di non rinnovare l’accordo. Questo fatto ha determinato una perdita di fatturato che ha inciso sulla decisione di porre in essere il contratto di solidarietà che scadrà il 26 luglio». Il percorso del contratto di solidarietà, su cui azienda e sindacati avevano scommesso, si è però rivelato purtroppo insufficiente. «L’azienda, che pure si è attivata, in un’ottica di sviluppo, con l’acquisizione di altri due marchi che potessero essere distribuiti anche all’estero in modo da salvaguardare il più possibile i posti di lavoro - spiega sempre Romana Peghini -, circa un mese fa, ha però dichiarato di non riuscire ad evitare i licenziamenti. A questo punto, si è aperta una nuova trattativa  grazie alla quale, ricorrendo al part-time e altre ricollocazioni interne, si è riusciti a diminuire il numero dei dipendenti da tagliare, portandoli complessivamente a 21». Per questi 21 dipendenti, a fine luglio, scatteranno pertanto gli ammortizzatori sociali o, meglio, ciò che resta dopo la legge Fornero, vale a dire la NaSpi. «Questi 21 dipendenti - dice infatti Romana Peghini - entreranno in NaSpi alla scadenza del contratto di solidarietà.  L’area più colpita è il magazzino, con 18 esuberi sui 21 complessivi, e, purtroppo, non ci sono persone vicine alla pensione». Di qui, l’allarme del sindacato per la prospettiva dell’aumento della fragilità sociale sul territorio, in conseguenza di un eventuale abbassamento della qualità del lavoro anche nel caso di chi dovesse trovare ricollocazione. «Esprimiamo preoccupazione - conclude la sindacalista di Filctem Cgil Biella - in quanto le prospettive di ricollocazione nel nostro territorio non sono assolutamente facili e, pertanto, altri 21 lavoratori dovranno lottare per riconquistarsi un posto di lavoro. Preoccupazione tanto più forte se si considera che le offerte  sul mercato riguardano spesso forme di lavoro alquanto precarie e poco dignitose per chi ha già alle spalle un discreto percorso lavorativo».

Giovanni Orso

Sono complessivamente 21 gli esuberi alla Beta Spa azienda che conta 81 dipendenti e ha unità produttive a Verrone e a Massazza. Alla Beta  Spa, è in corso un contratto di solidarietà che scadrà il prossimo 26 luglio. All’atto dell’avvio della solidarietà, gli esuberi dichiarati erano stati 27. Beta Spa fa capo a “Fratelli Fila”: quest’ultima, fondata nel 1906 come azienda tessile, è oggi una holding che controlla due società operative: Beta Spa, appunto, (cui fanno capo i marchi Broosksfield e Valstar e, fino al 2015, licenziataria del marchio Fred Perry) e Newport Spa. “Fratelli Fila”, nel 2014, in un’ottica di sviluppo, aveva acquisito il marchio Brooksfield dalla torinese Mistral e, nel 2015, aveva ampliato ulteriormente  il proprio portafoglio, acquisendo anche la Valstar, etichetta nata nel 1911 che ha reso famosi gli impermeabili italiani nel mondo. «Nel 2015, però - spiega Romana Peghini di Filctem Cgil Biella (in foto) - Beta Spa ha terminato l’attività di produzione e distribuzione in Italia del marchio Fred Perry. Beta aveva sviluppato questa attività per oltre trent’anni attraverso un accordo di licenza d’uso con il marchio suddetto. Come ci ha spiegato l’azienda, Fred Perry ha, per proprie scelte e pur dopo tanti anni, ritenuto di non rinnovare l’accordo. Questo fatto ha determinato una perdita di fatturato che ha inciso sulla decisione di porre in essere il contratto di solidarietà che scadrà il 26 luglio». Il percorso del contratto di solidarietà, su cui azienda e sindacati avevano scommesso, si è però rivelato purtroppo insufficiente. «L’azienda, che pure si è attivata, in un’ottica di sviluppo, con l’acquisizione di altri due marchi che potessero essere distribuiti anche all’estero in modo da salvaguardare il più possibile i posti di lavoro - spiega sempre Romana Peghini -, circa un mese fa, ha però dichiarato di non riuscire ad evitare i licenziamenti. A questo punto, si è aperta una nuova trattativa  grazie alla quale, ricorrendo al part-time e altre ricollocazioni interne, si è riusciti a diminuire il numero dei dipendenti da tagliare, portandoli complessivamente a 21». Per questi 21 dipendenti, a fine luglio, scatteranno pertanto gli ammortizzatori sociali o, meglio, ciò che resta dopo la legge Fornero, vale a dire la NaSpi. «Questi 21 dipendenti - dice infatti Romana Peghini - entreranno in NaSpi alla scadenza del contratto di solidarietà.  L’area più colpita è il magazzino, con 18 esuberi sui 21 complessivi, e, purtroppo, non ci sono persone vicine alla pensione». Di qui, l’allarme del sindacato per la prospettiva dell’aumento della fragilità sociale sul territorio, in conseguenza di un eventuale abbassamento della qualità del lavoro anche nel caso di chi dovesse trovare ricollocazione. «Esprimiamo preoccupazione - conclude la sindacalista di Filctem Cgil Biella - in quanto le prospettive di ricollocazione nel nostro territorio non sono assolutamente facili e, pertanto, altri 21 lavoratori dovranno lottare per riconquistarsi un posto di lavoro. Preoccupazione tanto più forte se si considera che le offerte  sul mercato riguardano spesso forme di lavoro alquanto precarie e poco dignitose per chi ha già alle spalle un discreto percorso lavorativo».

Giovanni Orso

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