A Pitti, "debutta" il marchio Cervo

A Pitti, "debutta" il marchio Cervo
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Si fa presto a dire cappello. Ma quando si ha a che fare con un cappello Barbisio, allora si ha a che fare anche con la storia e la responsabilità finisce davvero per avere il suo peso. E poi, il cappello, si sa, è un accessorio particolare: un accessorio nel quale la moda incontra la regina delle figure retoriche, ossia la metafora, ma anche la letteratura.

Quante metafore legate al cappello ha la lingua italiana, quanti personaggi letterari (da Marcel Proust a Lewis Carrol) suggeriscono i cappelli  e quanta storia del costume e dello stile si concentra nel cappello. Una responsabilità non da poco, insomma; una responsabilità che Marco Canali, direttore generale di Barbisio, dice di avvertire pienamente visto che dovrà tenere insieme storia, moda e business con un piano di rilancio in tre anni dello storico brand biellese.

Il manager. Canali è stato nominato direttore generale di Barbisio (e Nicky-Cravatte) nel maggio scorso. Più di vent’anni di carriera alle spalle nell’industria d’abbigliamento e  accessori, Canali ha ricoperto rilevanti ruoli manageriali per importanti marchi nazionali  e internazionali di valigeria (Mandarina Duck e Tumi), e moda (Fornarina, Samar e Gmn). Per tre anni è stato vice president, Apparel Product Director di Fila Sport.

Progetti. «Si tratta di una sfida importante - dice oggi Marco Canali - perché occorre portare avanti il valore del cappello artigianale coniugandolo, però, con l’evoluzione dei costumi. È un gioco di equilibrio dove occorre tener presente la realtà dell’oggi, con i cappellai che si stanno riducendo e l’abbigliamento che si fa più informale e più smart, soprattutto tra i giovani, ma anche il grande héritage di ieri». Canali, manager di lungo corso, ha quindi pensato ad una strategia a più livelli per centrare obiettivi ambiziosi: intercettare il segmento giovani, realizzare una brand extension su quello donna e, conseguire un aumento complessivo di fatturato. Il primo banco di prova sarà già a gennaio, con l’appuntamento di “Pitti Uomo”, parterre internazionale sul quale, peraltro,  Barbisio costituisce una presenza ormai consolidata. «Sarà in questo contesto - rivela Canali - che presenteremo il marchio “Cervo” dedicato soprattutto ad una linea giovane, più trendy rispetto al classico prodotto Barbisio. L’obiettivo è quello di catturare i giovani e questa nuova linea “Cervo”, nelle anticipazioni ai buyers, sta già attirando l’attenzione dei principali departement stores mondiali. Essa sarà fatta di cappelli destrutturati, informali e performanti ossia capaci di tornare in forma dopo essere stati piegati. Per l’occasione, abbiamo previsto uno speciale evento fuori salone, a Firenze, che coinvolgerà stampa internazionale, vip, clienti e distributori. Contemporaneamente, stiamo portando avanti una brand extension del marchio Barbisio sul segmento donna: l’obiettivo è arrivare ad avere una produzione di cappelli Barbisio polarizzata al 70% sull’uomo e al 30% sulla donna».

Organizzazione. Lo storico cappellificio di Sagliano (vedi scheda a destra) non è però solo una realtà produttrice di cappelli branded, ma è anche un fornitore terzista di marchi che rappresentano il top del lusso «Lavoriamo con nomi come Hermès  o Ferragamo, Maison Michel, Maserati o Ferrari per cui realizziamo cappellini e cappelli in cashmere  di altissimo livello  che vengono venduti negli store del celebre marchio automobilistico - dice Canali -. Questo fa capire quanto sia riconosciuto il livello di eccellenza ed il valore artigianale della nostra produzione».  Ad avere un ruolo centrale, nel piano triennale che il direttore generale sta attuando, sarà anche l’elemento riorganizzazione interna. «La riorganizzazione interna dell’azienda, iniziata già con l’inserimento di un direttore di produzione esperto di processi organizzativi  ed informatici -  spiega Canali -, consentirà la creazione di economie di scala e l’accelerazione dei tempi. Lo stesso previsto restyling del sito aziendale e l’avviamento dell’e-commerce fanno parte di una strategia che punta a raggiungere mercati su cui il Cappellificio non è ancora presente. In quest’ottica, stiamo anche pensando a discorsi di cobranding o ad operazioni “capsule”  con marchi che sappiano fungere da traino. Inoltre, è già in atto una rivoluzione copernicana in termini di retail che ci ha visti aprire un monomarca Barbisio a Lugano e un altro corner a Riga, con altri marchi del gruppo. L’obiettivo, in termini di business, è giungere al 2017 con un fatturato sui 6 milioni di euro».
Giovanni Orso

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