A “Filo”, i filatori italiani guardano al manifatturiero 4.0

A “Filo”, i filatori italiani guardano al manifatturiero 4.0
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MILANO - È un’edizione di “Filo” dedicato agli strumenti dell’industria 4.0, ossia all’innovazione e alla digitalizzazione,  come fattori chiave per la crescita, quella che ha aperto i battenti mercoledì mattina, alle Stelline di Milano, con grande successo di visitatori. Si tratta del primo appuntamento del 2017 per il salone dei filati e delle fibre tessili organizzato da AssoServizi Biella: un appuntamento che ha visto anticipare le tradizionali date e che arriva in un momento in cui la filatura italiana, pur  in un contesto “a macchia di leopardo”, continua mediamente a soffrire dopo un 2016 in cui il fatturato settoriale è calato (secondo i preconsuntivi di Smi) del -2,6% su base annua, portando il giro d’affari a poco più di 2,8 miliardi di euro. Una situazione complessiva ancora difficile, sulla quale interviene il presidente degli industriali biellesi, Carlo Piacenza, lanciando da “Filo”, con il consueto garbo, ma anche con la consueta fermezza, un ballon d’essai al sistema politico e economico. «Il tessile italiano sta vivendo una dinamica duale - dice  Piacenza -. Da un lato, si parla giustamente di dinamiche 4.0 e di digitalizzazione del settore come strumenti importanti per il rilancio; dall’altro lato, in sede Ue, vi sono però ancora troppe partite essenziali per la sopravvivenza dello stesso manifatturiero tessile che giacciono, da ormai troppo tempo, inerti. Perché, non c’è dubbio: la misura “Industria 4.0” rappresenta una grande occasione per tutto il manifatturiero tessile nel senso di strumento utile a  stimolare le nostre imprese a mettersi al passo con le nuove tecnologie. Altrettanto chiaro, però, è  anche il fatto che le esigenze più basilari di questo stesso manifatturiero tessile, pur in presenza del buon lavoro del Governo, continuano a non trovare l’auspicata audience nelle competenti istituzioni europee. Si tratta di una situazione grave: non possiamo ulteriormente tollerare che non si metta mano a normative per la tutela delle nostre filiere. Si tratta di una situazione paradossale, se solo si considera che Euratex (l’organizzazione rappresentativa del tessile-abbigliamento europeo Ndr) ha come “socio di maggioranza” proprio l’Italia: eppure, la partita sulla tutela delle filiere, soprattutto per quanto concerne le parti del cosiddetto “monte”, non sembra venire giocata sino in fondo e i contenuti che noi vorremmo vedere realizzati si annacquano, perdendo sempre di più la loro pregnanza. Ma attenzione: non tutelare integralmente le filiere, significa perderle. E questo è un rischio che va assolutamente evitato. Il giusto impegno  per il manifatturiero 4.0 deve, quindi, accompagnarsi sempre anche a questa battaglia di base per la tracciabilità delle produzioni e per la difesa della filiera: sono due atout competitivi che non possono assolutamente andare disgiunti».

Giovanni Orso

MILANO - È un’edizione di “Filo” dedicato agli strumenti dell’industria 4.0, ossia all’innovazione e alla digitalizzazione,  come fattori chiave per la crescita, quella che ha aperto i battenti mercoledì mattina, alle Stelline di Milano, con grande successo di visitatori. Si tratta del primo appuntamento del 2017 per il salone dei filati e delle fibre tessili organizzato da AssoServizi Biella: un appuntamento che ha visto anticipare le tradizionali date e che arriva in un momento in cui la filatura italiana, pur  in un contesto “a macchia di leopardo”, continua mediamente a soffrire dopo un 2016 in cui il fatturato settoriale è calato (secondo i preconsuntivi di Smi) del -2,6% su base annua, portando il giro d’affari a poco più di 2,8 miliardi di euro. Una situazione complessiva ancora difficile, sulla quale interviene il presidente degli industriali biellesi, Carlo Piacenza, lanciando da “Filo”, con il consueto garbo, ma anche con la consueta fermezza, un ballon d’essai al sistema politico e economico. «Il tessile italiano sta vivendo una dinamica duale - dice  Piacenza -. Da un lato, si parla giustamente di dinamiche 4.0 e di digitalizzazione del settore come strumenti importanti per il rilancio; dall’altro lato, in sede Ue, vi sono però ancora troppe partite essenziali per la sopravvivenza dello stesso manifatturiero tessile che giacciono, da ormai troppo tempo, inerti. Perché, non c’è dubbio: la misura “Industria 4.0” rappresenta una grande occasione per tutto il manifatturiero tessile nel senso di strumento utile a  stimolare le nostre imprese a mettersi al passo con le nuove tecnologie. Altrettanto chiaro, però, è  anche il fatto che le esigenze più basilari di questo stesso manifatturiero tessile, pur in presenza del buon lavoro del Governo, continuano a non trovare l’auspicata audience nelle competenti istituzioni europee. Si tratta di una situazione grave: non possiamo ulteriormente tollerare che non si metta mano a normative per la tutela delle nostre filiere. Si tratta di una situazione paradossale, se solo si considera che Euratex (l’organizzazione rappresentativa del tessile-abbigliamento europeo Ndr) ha come “socio di maggioranza” proprio l’Italia: eppure, la partita sulla tutela delle filiere, soprattutto per quanto concerne le parti del cosiddetto “monte”, non sembra venire giocata sino in fondo e i contenuti che noi vorremmo vedere realizzati si annacquano, perdendo sempre di più la loro pregnanza. Ma attenzione: non tutelare integralmente le filiere, significa perderle. E questo è un rischio che va assolutamente evitato. Il giusto impegno  per il manifatturiero 4.0 deve, quindi, accompagnarsi sempre anche a questa battaglia di base per la tracciabilità delle produzioni e per la difesa della filiera: sono due atout competitivi che non possono assolutamente andare disgiunti».

Giovanni Orso

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