A Bìella, meno imprese "under 30"

A Bìella, meno imprese "under 30"
Pubblicato:
Aggiornato:

Imprese under 30 sempre più rare. E’ quanto emerge dal recentissimo studio di Datagiovani che ha messo a confronto i dati sull’imprenditoria under 30 nel quinquennio a livello nazionale e confrontato inoltre il tasso di imprenditorialità delle province italiane (numero di amministratori e titolari d’impresa under 30 ogni mille giovani) tra il secondo trimestre 2013 e lo stesso periodo 2012.

I numeri. Per il Centro Studi di Datagiovani, a conti fatti, dal 2008 sono sparite in Italia 82 mila imprese under 30: il 18% del totale. Al giugno scorso, i capitani d’industria under 30 erano, in Italia, circa 380 mila: 17% in meno rispetto al 2012. Al risultato (che ha segnato fortemente soprattutto il manifatturiero dove sono andati persi rispetto al 2008, il 45,2% delle under 30) hanno contribuito tanto cause demografiche (l’invecchiamento della popolazione) quanto cause legate al rischio d’impresa (lo spirito d’impresa appare in flessione) o al credit crunch (particolarmente  forte verso i giovani): tutti fenomeni su cui ha inoltre  inciso particolarmente la crisi.

 Territori. Guardando al tasso di imprenditorialità territoriale under 30 nelle province del Quadrante Nord Est del Piemonte, (regione prima in Italia con 49,6 imprenditori under 30 ogni mille abitanti ma anche con la flessione più consistente rispetto al 2012: -3,16%) lo studio Datagiovani mette in luce come Biella (in 40ª posizione nella graduatoria delle province italiane) abbia registrato, nel secondo trimestre 2013, 43,3 imprenditori under 30 ogni mille giovani, con un calo dello 0,90% rispetto al 2012. Meglio ha fatto Novara, in 22ª posizione, con un tasso pari a 47,64 per mille ed un “calo” del -0,10%. Fanalini di coda del Quadrante, Vercelli (in 42ª posizione, con un tasso imprenditoriale under 30 pari a 42,9 per mille ed una flessione sul 2012 del 3,6%) e il Vco, in 57ª posizione, che ha fatto registrare un tasso 2013 pari a 41,3 per mille ed un calo, rispetto al secondo trimestre 2012,  del -2,61%.

Distretti tessili.  I dati di Biella possono essere messi a confronto anche con quelli dei  principali distretti tessili ossia Prato (in seconda posizione, con un tasso imprenditoriale under 30 del 66,3 per mille ma una flessione sul 2012 del -2,6%), Como (in 63ª posizione, con un tasso del 39,6 per mille ed una flessione del - 1,86%) e Vicenza (98ª posizione, tasso di imprenditorialità under 30 del 31,6 per mille e flessione sul 2012 del -1,27%). «Dallo studio di Datagiovani - commenta il presidente dei Giovani Uib, Alessandro Ciccioni - emerge come lo scarto tra il tasso di imprenditori under 30 che caratterizza Biella, in quarantesima posizione nella graduatoria delle province italiane, rispetto ad altri distretti tessili è tutto sommato contenuto. Concentrando però l’analisi sulle variazioni intervenute nel 2013 rispetto al 2012, è facile notare come a Biella, con un calo dello 0,90%, l’imprenditoria under 30 sembri aver tenuto meglio che in altri luoghi. A parer mio, questo dato può essere letto in duplice modo. Esso può suggerire l’immagine di un territorio dove l’imprenditoria giovanile è più stabile, magari perché costituita soprattutto da passaggi generazionali. Non solo: questa tenuta potrebbe rivelare anche la tradizionale prudenza biellese e una contenuta propensione under 30 al rischio, mentre proprio una volatilità alta, come per esempio quella pratese, potrebbe invece esprimere, da un lato, certamente una minor stabilità e una maggior contrazione di imprese ma, dall’altro, anche una maggior effervescenza».

Innovazione. In linea generale, comunque, quello dell’imprenditoria under 30 è fenomeno complesso e non unitario. Un fenomeno che merita di essere osservato distinguendo le diverse ragioni che motivano il giovane under 30 a fare impresa. «Il dato - commenta infatti Marco Caletti, presidente del Gruppo Giovani dell’Ain - è sicuramente confortante per il nostro territorio. Ritengo tuttavia che vada analizzato nelle sue componenti strutturali. Un conto è, infatti, se i giovani under 30, titolari o amministratori di un’impresa, rivestono quella carica perché sono figli o parenti dei fondatori e non hanno trovato altro da fare.  Un altro conto è se sono ragazzi che hanno dato il via a start-up o nuove realtà aziendali in virtù delle loro capacità di innovazione oppure sono stati in grado di trasferire una particolare visione imprenditoriale all’interno dell’azienda di famiglia. In questi due ultimi casi, si tratta di esempi molto positivi di una nuova cultura d’impresa che realizza concretamente quei valori di intraprendenza, rischio e innovazione che sono la base per ogni prospettiva di crescita e che noi, come giovani imprenditori dell’Ain, cerchiamo di contribuire a sviluppare con le nostre iniziative.  L’importante  è favorire l’imprenditoria vera, e non solo il turn over, anche all’interno delle aziende familiari».
Sulla stessa linea d’onda di Ciccioni e di Caletti, anche la vicepresidente dei Giovani Uib, Chiara Fusetti.
«Biella - afferma Chiara Fusetti -, nella graduatoria Datagiovani, riveste una posizione mediana. È probabile che il dato rispecchi una situazione in cui la maggioranza delle fattispecie sia quella rappresentata dal turn over generazionale in aziende di famiglia. Tuttavia, va detto che se le start up under 30 continuano ad essere poche, proprio per i problemi generali connessi al fare impresa in Italia (dalle difficoltà di accesso al credito  all’eccesso di burocrazia), in molti casi il giovane che entra nell’azienda di famiglia porta una visione nuova ed una mentalità innovativa. Spesso, si tratta poi di giovani che hanno maturato esperienze all’estero e questo contribuisce a sprovincializzare il tessuto imprenditoriale locale. Va infine detto che le start up under 30 che nascono sono connotate dal fatto di operare in settori decisamente nuovi e contribuiscono comunque a restituire l’immagine di un distretto in cambiamento».

Seguici sui nostri canali