A Biella, cigs in deroga per 2.500

Sono oltre 38 mila, secondo i dati di Cgil, i lavoratori piemontesi concretamente interessati da provvedimenti di cassa integrazione in deroga alla data del 14 ottobre ultimo scorso. Trentottomila persone per le quali, dieci giorni fa, l’assessore regionale al lavoro, Claudia Porchietto, ha lanciato l’allarme. Secondo l’assessore regionale, infatti, per il finanziamento dell’ammortizzatore mancherebbero all’appello 100 milioni di euro. Di questi 38.329 lavoratori, 12.763 sono operativi nell’artigianato. Rassicurazioni sarebbero già venute dal ministro Fornero, ma l’assessore chiede vengano formalizzate nella firma di un nuovo accordo con le Regioni.
Province. Analizzata per province, la distribuzione dei lavoratori in cigs in deroga vede in testa il capoluogo piemontese (19.489 lavoratori) seguito da Alessandria (4.445), Novara (4.209), Cuneo (3.515), Biella (2.570), Asti (1.786), Vercelli (1.190) e Verbania (1.125). Il monte ore complessivo ammonta a oltre 32 milioni (32.377.365) per un preventivo di spesa di 291.396. 285 euro.
Difficoltà. «L’allarme lanciato dall’assessore provinciale Porchietto è lo stesso da noi lanciato già mesi fa - commenta il segretario di Cgil Biella, Marvi Massazza Gal-. Indipendentemente dalla questione del finanziamento che tutti riteniamo auspicabile in tempi celeri, resta però centrale l’importanza di uno strumento come quello della cassa in deroga che ha letteralmente garantito la tenuta dei distretti. Nato per far fronte alle esigenze di imprese originariamente escluse dalla partecipazione agli ammortizzatori classici, tale strumento ha permesso alle industrie più piccole e alle imprese artigianali di tenere i lavoratori all’interno della filiera produttiva, evitando il prodursi di lacerazioni gravi nel tessuto sociale. C’è allora da considerare, guardando avanti come potranno essere gestite situazioni analoghe quando, fra due anni, si passerà all’Aspi, in un contesto che vedrà permanere le difficoltà di dare collocazione ai lavoratori usciti dal sistema: l’ennesima prova che questo Governo non ha costruito occasioni di impiego ma ha soltanto tolto a lavoratori ed imprese strumentazioni importanti per resitere alle bordate di una crisi epocale».
Anche per Giancarlo Lorenzi di Femca Cisl Biella, esiste un’emergenza rappresentata soprattutto dalla piega che prenderanno gli eventi nei prossimi mesi.
«Da un lato - dice Lorenzi -, c’è il rischio per qualche migliaia di lavoratori di restare senza ammortizzatore; dall’altro quello di disperdere una manodopera qualificata. L’auspicio è quello di un finanziamento rapidissimo per evitare che lavoratori e piccole imprese si trovino in situazioni difficilissimje»
Risposte. Le osservazioni che arrivano dal fronte sindacale trovano rispondenza anche su quello imprenditoriale, a conferma che, oggi, piccoli-medi imprenditori e lavoratori si trovano ormai nella stessa condizione ed il conflitto tra capitale e lavoro deve trovare forme diverse di soluzione in nome di una comune ragionevole salvezza.
«Si tratta di un problema essenziale - commenta infatti Gian Luca Alberti, componente del Consiglio direttivo Ain con delega alle Relazioni Sindacali -. Soprattutto i prossimi sei mesi, secondo le previsioni, saranno pesanti, con cali considerevoli almeno sino a marzo. Ne consegue, pertanto, l’urgenza di finanziare e, soprattutto, mantenere vitale uno strumento che ha, sino a qui, consentito di evitare il peggio».
«Il problema del finanziamento della cassa in deroga torna ciclicamente dal 2009 - aggiunge invece Alberto Platini, vicepresidente Uib per l’Area Relazioni Industriali -. Credo che anche questa volta, secondo peraltro le assicurazioni date dal ministro, la situazione si sbloccherà. Questo, tuttavia, non risolve affatto il problema di fondo costituito dalla mancanza di prospettive che non consente di pensare ad un celere riassorbimento dei disoccupati. Gli imprenditori sanno che vi sono sfide cui non possono sottrarsi ma, per fare la loro parte, per formulare cioè progetti e compiere investimenti, occorre che le imprese abbiano l’ossigeno necessario. Insomma, è necessario che si risolva, a livello macroeconomico, il prioritario problema del tasso di pressione fiscale e quello della semplificazione burocratica. Solo liberando risorse in questo senso, sarà possibile risolvere i problemi a livello territoriale».
Soprattutto da Confartigianato Biella giunge una richiesta di attenzione e di celere intervento.
«Un tempo - dice infatti il direttore dell’associazione, Massimo Foscale -, chi usciva dalll’industria, spesso, si riciclava nel settore artigiano, magari aprendo una ditta individuale, per esempio nel settore edile. Oggi, invece, questa valvola di sicurezza si è inceppata: il lavoro non c’è più. Allora, la preoccupazione circa la sorte dei lavoratori delle imprese più piccole diventa fortissima e lo strumento della cigs in deroga, in assenza di una ripresa davvero credibile, si fa essenziale».