Violenza sulle donne: ora si curano i “maltrattanti”
BIELLA - Fanno come sempre impressione i dati sui fascicoli d’indagine trattati dalla Procura per quanto riguarda i reati commessi ai danni delle fasce deboli.
L’ufficio preposto per questi casi, la squadra dei carabinieri che lavorano al terzo piano del palazzo di giustizia, coordinati dal maresciallo Tindaro Gullo, si è occupata dal 1° gennaio a oggi di 23 casi di stalking o atti persecutori nei confronti di donne, 53 casi di maltrattamenti in famiglia, tutti ai danni di mogli e figli, ben 31 casi di violenze sessuali, la maggior parte nei confronti di soggetti minorenni, gli altri contro donne. Sono stati infine denunciati cinque casi di circonvenzione di persone incapaci.
Nella giornata contro la violenza sulle donne, i numeri elevati non stupiscono più di tanto l’avvocato Ilaria Sala, presidente dell’associazione “Non sei sola”: «Se da un lato queste cifre non appaiono confortanti - spiega - dall’altro significa che le donne si espongono sempre di più rispetto al passato e trovano il coraggio per denunciare le violenze a cui vengono sottoposte. Anche la Procura pone da un po’ di tempo a questa parte un’attenzione particolare e diversa nel trattare questi casi. Merito soprattutto dello stesso procuratore capo, Giorgio Reposo. Grazie ai fondi del ministero e regionali, anche nel Biellese è stata inoltre realizzata una “casa rifugio” per le donne e i loro figli che decidono di andarsene di casa perché sottoposti a continue violenze. Ormai tutte le associazioni lavorano in rete: noi come punto d’ascolto, l’Asl, la casa rifugio, la Procura e le forze dell’ordine. Tutto ciò ha portato a risultati molto confortanti... ».
Il passo avanti ulteriore rispetto al passato, è dato dalla cura che si vuol offrire ai maltrattanti, uomini assolutamente normali che se la prendono con mogli, fidanzate e figli perché non sono in grado di gestire la rabbia. «E’ l’anello mancante della catena - sostiene l’avvocato Sala -. A Biella, il percorso per la cura dei maltrattanti, lo sta affrontando l’associazione Paviol, percorsi antiviolenza (della quale è presidente la nota psicologa Simona Ramella Paia, ndr). La violenza, in questi casi, non è mai un raptus, ma è sempre un atto premeditato e controllato per raggiungere uno scopo preciso. Chi si occupa dei percorsi di recupero di questi uomini, lavora per far capire la gravità dei gesti che vengono compiuti in modo che i responsabili delle violenze siano in grado di prendersi le loro responsabilità...».
V.Ca.
Leggi di più sull’Eco di Biella di giovedì 26 novembre 2015
BIELLA - Fanno come sempre impressione i dati sui fascicoli d’indagine trattati dalla Procura per quanto riguarda i reati commessi ai danni delle fasce deboli.
L’ufficio preposto per questi casi, la squadra dei carabinieri che lavorano al terzo piano del palazzo di giustizia, coordinati dal maresciallo Tindaro Gullo, si è occupata dal 1° gennaio a oggi di 23 casi di stalking o atti persecutori nei confronti di donne, 53 casi di maltrattamenti in famiglia, tutti ai danni di mogli e figli, ben 31 casi di violenze sessuali, la maggior parte nei confronti di soggetti minorenni, gli altri contro donne. Sono stati infine denunciati cinque casi di circonvenzione di persone incapaci.
Nella giornata contro la violenza sulle donne, i numeri elevati non stupiscono più di tanto l’avvocato Ilaria Sala, presidente dell’associazione “Non sei sola”: «Se da un lato queste cifre non appaiono confortanti - spiega - dall’altro significa che le donne si espongono sempre di più rispetto al passato e trovano il coraggio per denunciare le violenze a cui vengono sottoposte. Anche la Procura pone da un po’ di tempo a questa parte un’attenzione particolare e diversa nel trattare questi casi. Merito soprattutto dello stesso procuratore capo, Giorgio Reposo. Grazie ai fondi del ministero e regionali, anche nel Biellese è stata inoltre realizzata una “casa rifugio” per le donne e i loro figli che decidono di andarsene di casa perché sottoposti a continue violenze. Ormai tutte le associazioni lavorano in rete: noi come punto d’ascolto, l’Asl, la casa rifugio, la Procura e le forze dell’ordine. Tutto ciò ha portato a risultati molto confortanti... ».
Il passo avanti ulteriore rispetto al passato, è dato dalla cura che si vuol offrire ai maltrattanti, uomini assolutamente normali che se la prendono con mogli, fidanzate e figli perché non sono in grado di gestire la rabbia. «E’ l’anello mancante della catena - sostiene l’avvocato Sala -. A Biella, il percorso per la cura dei maltrattanti, lo sta affrontando l’associazione Paviol, percorsi antiviolenza (della quale è presidente la nota psicologa Simona Ramella Paia, ndr). La violenza, in questi casi, non è mai un raptus, ma è sempre un atto premeditato e controllato per raggiungere uno scopo preciso. Chi si occupa dei percorsi di recupero di questi uomini, lavora per far capire la gravità dei gesti che vengono compiuti in modo che i responsabili delle violenze siano in grado di prendersi le loro responsabilità...».
V.Ca.
Leggi di più sull’Eco di Biella di giovedì 26 novembre 2015