L'udienza in tribunale

Verrà processato ad aprile il primario di Urologia accusato di duplice omicidio colposo e falso

Assolto l'altro chirurgo e un assistente, condannati a sei mesi gli altri due medici.

Verrà processato ad aprile il primario di Urologia accusato di duplice omicidio colposo e falso
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Verrà processato ad aprile il primario di Urologia accusato di duplice omicidio colposo e falso.

Rinviato a giudizio

Si è conclusa con il rinvio a giudizio, con il processo che inizierà ad aprile, la lunghissima udienza preliminare per il primario del reparto di Urologia, Stefano Zaramella, accusato di duplice omicidio colposo per le morti di due pazienti, Daniele Skerletic, arrivato a Biella in condizioni disperate e a cui secondo l’accusa sarebbe stata tolta la milza invece del rene colpito da tumore, e un anziano, Rocco Varacalli, operato contro il parere del medico di urologia che l'aveva in cura. Stando sempre alla Procura, in tal modo le prospettive di vita del secondo paziente si sarebbero ridotte in modo significativo.

Anche il falso

Zaramella è inoltre accusato di falso, per aver cercato di modificare il referto dell’operazione a Skerletic, per coprire l’errore dell’asportazione di un organo, con la conseguente comunicazione alla famiglia della necessità di una seconda operazione che sarebbe invece servita per coprire le tracce della svista. In questo caso, nel corso delle udienze, i periti avrebbero escluso che le modifiche apportate da Zaramella alla cartella clinica del paziente rappresentino un falso, non trattandosi di «correzioni» ma di «aggiunte» che non avrebbero avuto quindi lo scopo di coprire l’errore commesso.

Assolto l'altro chirurgo

Per i quattro medici sempre di Urologia che avevano scelto il rito abbreviato, sono arrivate due condanne e due assoluzioni. E’ stato assolto l’altro chirurgo che aveva operato con Zaramella il primo paziente, Paolo Pramaggiore, 65 anni, di Vigliano. Soddisfatto il suo difensore, avvocato Domenico Duso, che ha fatto di tutto per dimostrare l’innocenza del suo assistito. «Si tratta di un ottimo medico e chirurgo che è stato esposto alla gogna mediatica, incappato purtroppo a fine carriera in una vicenda come questa. Quel giorno il mio cliente era reperibile e gli è stata chiesta una consulenza chirurgica. Lui è intervenuto e ha rimosso il tumore. La perizia collegiale (due medici e un chirurgo) ha poi sancito senza ombra di dubbio che Pramaggiore aveva svolto l’intervento con estrema perizia e che non avesse responsabilità alcuna sulla morte del paziente».

Nessun falso

Assolta anche il medico Luisa Zegna, 37 anni, di Strona, che si era trovata accusata di falso per essere entrata quel giorno in sala operatoria senza autorizzazione e assicurazione in quanto non ancora assunta, per affiancare Zaramella nel corso dell’intervento.

Due medici condannati

Sono stati infine condannati a sei mesi di reclusione ciascuno con i benefici di legge, gli altri due imputati, i medici Sabino Quaranta, 62 anni, di Biella, e la collega Elena Cianini, 54 anni, di Occhieppo Inferiore. Nei loro confronti il giudice ha riqualificato l’accusa nel reato di falsità ideologica. I due medici erano accusati di aver messo ugualmente la firma di presenza nonostante non avessero assistito il primario nel corso degli interventi.

La nota dell'Asl

In merito al rinvio a giudizio del dottor Zaramella, l’Asl di Biella ha dichiarato ufficialmente - con un breve comunicato di ieri sera - che «attende l’esito del dibattimento nel rispetto della decisione dell’Autorità Giudiziaria».
Le indagini erano stato coordinate dal procuratore Teresa Angela Camelio e svolte dai Carabinieri che lavorano in Procura guidati dal luogotenente Tindaro Gullo.

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