Indagini della Squadra mobile

Ucciso con un pugno al Vernato: chiusa l'inchiesta, indagato a processo

Periti concordi: la caduta del pensionato ne ha provocato la morte per aver picchiato la testa sul porfido del cortile.

Ucciso con un pugno al Vernato: chiusa l'inchiesta, indagato a processo
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Ucciso con un pugno al Vernato: chiusa l'inchiesta, indagato a processo.

Chiusa l'inchiesta

La Procura ha chiuso l’inchiesta a tempo di record per il delitto di via Conciatori al Vernato avvenuto il 21 novembre scorso quando, al culmine di un litigio per futili motivi, il giovane Marco Becker Coffi Padet, 19 anni, aveva colpito con un pugno (o uno schiaffo, non è stato mai appurato anche se, alla fine, tale particolare risulterebbe ininfluente) il vicino di casa Brahim Kamel, 67 anni, origini marocchine, sposato e padre di cinque figli (quattro femmine e un maschio), apprezzato e stimato, ben inserito nel tessuto sociale cittadino. Il pensionato era caduto all’indietro e aveva picchiato la testa sui cubetti di porfido che formano i camminamenti del cortile che si affaccia su via Conciatori. Era stato subito ricoverato in ospedale, ma, alle 21 e 40 del 26 novembre, cinque giorni dopo l’aggressione, Kamel era morto.

Chiesto il giudizio immediato

 

Il caso è nelle mani del sostituto procuratore Paola Francesca Ranieri, che già a fine febbraio ha presentato richiesta di giudizio immediato, un procedimento speciale che conduce direttamente al dibattimento senza passare dall’udienza preliminare, a patto che vengano rispettati determinati presupposti.
Il giudice ha fissato la prima udienza del processo per il prossimo 9 luglio davanti alla Corte d’Assise (l’organismo giurisdizionale competente a giudicare i reati più gravi) di Novara.

La difesa del ragazzo

L’imputato (difeso dall’avvocato Claudia Botto Steglia di Biella) ha ora quindici giorni di tempo per chiedere eventualmente l’applicazione della pena (una richiesta che per evidenti motivi non potrà essere accolta) oppure il giudizio abbreviato, un altro procedimento speciale che consente però all’imputato di essere giudicato nell’udienza preliminare, pertanto in camera di consiglio, con la decisione che viene presa, salvo eccezioni, «allo stato degli atti» e prevede uno sconto della pena fino a un terzo. Per ora il difensore non si è ancora sbilanciato, anche se ha lasciato intendere che ha intenzione di presentare, già all’inizio di questa settimana, istanza di rito abbreviato. In questo caso il giudice fisserà una nuova udienza e il processo si farà “a porte chiuse” in tribunale a Biella.

Le perizie

La richiesta del Pubblico ministero coincide, se non di pochi giorni, con il deposito in cancelleria della consulenza tecnica (autopsia, esame dell’encefalo) effettuata dal perito nominato dalla stessa Procura, Matteo Moretti, avvenuta il 20 febbraio scorso.
E’ di questi giorni anche la consegna al legale della famiglia (avvocato Tiziana Porcu di Torino), della perizia di parte del consulente di rango nominato dalla famiglia della vittima, professor Pierluigi Baima Bollone, che si è sostanzialmente allineato alle conclusioni del consulente della Procura e cioè che «il decesso del signor Kamel va ricondotto in via univoca al trauma derivato dall’aggressione» e che «in definitiva, le conseguenze del trauma cranico ebbero un ruolo causale, mai interrotto, nell’innescare una catena di eventi che condusse a morte l’uomo...».

Le accuse nel dettaglio

Marco Becker Coffi Padet (attualmente ai domiciliari con il braccialetto elettronico) è accusato dei reato di omicidio preterintenzionale con una doppia aggravante: d’aver commesso il fatto per futili motivi nonché - scrive la Piemme nel capo d’imputazione - «per aver profittato delle condizioni di minorata difesa della vittima, trattandosi di persona ultrasessantenne e affetta da patologie invalidanti».
«Chiunque - recita il Codice penale nella fattispecie dell’omicidio preterintenzionale - con atti diretti a commettere uno dei delitti preveduti dagli articoli 581 e 582 (percosse e lesioni personali, ndr), cagiona la morte di un uomo, è punito con la reclusione da dieci a diciotto anni». Affinché, quindi, la fattispecie possa dirsi preterintenzionale è necessaria la volizione (un atto di volontà) di un evento (percosse o lesioni personali dolose) e la realizzazione involontaria di un evento più grave (morte), eziologicamente collegato all’evento meno grave.

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