Terrore di quell’ex violento

Terrore di quell’ex violento
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Per gelosia ne ha combinate di tutti i colori alla compagna. L’ha insultata, picchiata, minacciata, le ha impedito di uscire di casa. Le controllava il telefono, la borsa sportiva, la pedinava sin davanti al luogo di lavoro o alla palestra, al punto - è riportato nel capo d’imputazione con il quale ieri mattina un presunto stalker è stato rinviato a giudizio - da cagionare alla donna «un perdurante stato di paura con il fondato timore per l’incolumità propria e delle persone a lei vicine, costringendola altresì a modificare le proprie abitudini di vita e in particolare ad allontanare le persone a lei vicine o ad evitare di uscire se non per lavoro, a volte anche modificandone gli orari per evitare di incontrarlo». Tradotto: una vita d’infermo. Per sette lunghissimi anni.

Per gelosia ne ha combinate di tutti i colori alla compagna. L’ha insultata, picchiata, minacciata, le ha impedito di uscire di casa. Le controllava il telefono, la borsa sportiva, la pedinava sin davanti al luogo di lavoro o alla palestra, al punto - è riportato nel capo d’imputazione con il quale ieri mattina un presunto stalker è stato rinviato a giudizio - da cagionare alla donna «un perdurante stato di paura con il fondato timore per l’incolumità propria e delle persone a lei vicine, costringendola altresì a modificare le proprie abitudini di vita e in particolare ad allontanare le persone a lei vicine o ad evitare di uscire se non per lavoro, a volte anche modificandone gli orari per evitare di incontrarlo». Tradotto: una vita d’infermo. Per sette lunghissimi anni.

Dagli elementi in proprio possesso, il giudice dell’udienza preliminare, Claudio Passerini, ieri mattina ha deciso di fissare l’inizio del processo per l’imputato, Roberto T., 55 anni, di Sagliano Micca, per il 14 dicembre del prossimo anno. L’accusa è quella di stalking, gli atti persecutori, una norma entrata a gomiti larghi nel nostro ordinamento penale grazie alla legge varata nel 2009 sull’onda dell’indignazione generale per la morte della giovane cossatese Deborah Rizzato, assassinata a 25 anni davanti alla fabbrica in cui lavorava dall’ex che l’aveva perseguitata per dieci lunghi anni.

I fatti contestati all’imputato nel capo d’accusa, sarebbero avvenuti a Sandigliano, Biella, Pollone, Occhieppo Inferiore dal 2007 al mese di agosto del 2014. Quel giorno, l’imputato avrebbe picchiato a schiaffi la ex (che, ormai stufa dall’esasperante gelosia e da tutti i gesti di violenza di lui, si era infine decisa a lasciarlo) e avrebbe minacciato in modo pesante un suo amico, puntando contro a entrambi persino una posata che, a detta dei due, era un coltello.

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