"Svuota carceri": decine di detenuti ai domiciliari

"Svuota carceri": decine di detenuti ai domiciliari
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Lo definiscono un provvedimento «palliativo”, nel senso che di fronte a una montagna si è partorito un topolino che a loro dire dovrebbe  risolvere solo in minima parte i problemi. Ma gli agenti di polizia penitenziaria hanno comunque accolto bene, come un primo segnale positivo, il “decreto carceri” - subito ribattezzato in modo un pò affrettato e improprio  “svuota carceri” - convertito quattro giorni fa in legge.
I punti fondamentali che vanno per forza di cose a coinvolgere anche la struttura di viale dei Tigli, sono sostanzialmente due. Il primo: chi deve scontare ancora 18 mesi di pena residua, potrà accedere agli arresti domiciliari. Ed ecco che, ad esempio, dalla sezione “comuni” qualche decina di detenuti - giudice di sorveglianza permettendo -  potrà progressivamente lasciare la cella e scontare gli ultimi mesi di pena tra le mura di casa, agli arresti domiciliari. In soldoni i conti sono presto fatti considerato che si parla di un risparmio al giorno per lo Stato di poco meno di 200 euro di spesa per ogni detenuto. Un  po’ di respiro in più lo potranno ottenere anche gli agenti penitenziari, in perenne debito negli organici.

Lo definiscono un provvedimento «palliativo”, nel senso che di fronte a una montagna si è partorito un topolino che a loro dire dovrebbe  risolvere solo in minima parte i problemi. Ma gli agenti di polizia penitenziaria hanno comunque accolto bene, come un primo segnale positivo, il “decreto carceri” - subito ribattezzato in modo un pò affrettato e improprio  “svuota carceri” - convertito quattro giorni fa in legge.
I punti fondamentali che vanno per forza di cose a coinvolgere anche la struttura di viale dei Tigli, sono sostanzialmente due. Il primo: chi deve scontare ancora 18 mesi di pena residua, potrà accedere agli arresti domiciliari. Ed ecco che, ad esempio, dalla sezione “comuni” qualche decina di detenuti - giudice di sorveglianza permettendo -  potrà progressivamente lasciare la cella e scontare gli ultimi mesi di pena tra le mura di casa, agli arresti domiciliari. In soldoni i conti sono presto fatti considerato che si parla di un risparmio al giorno per lo Stato di poco meno di 200 euro di spesa per ogni detenuto. Un  po’ di respiro in più lo potranno ottenere anche gli agenti penitenziari, in perenne debito negli organici.
Il commento. «Seppur a nostro parere si tratta di un palliativo, abbiamo accolto in modo positivo la notizia - ribadisce Gerardo Romano, segretario regionale del sindacato Osapp (Organizzazione sindacale autonoma Polizia penitenziaria) -. Già il fatto stesso che d’ora in poi gli arrestati verranno tradotti in tribunale per convalide e processi per direttissima dalle forze dell’ordine che hanno effettuato l’arresto invece che dalla Polpenitenziaria, è già sufficientemente positivo...».
E’ stata infatti resa obbligatoria - ecco il secondo punto fondamentale - la possibilità di utilizzare le celle di sicurezza (urgono però urgenti interventi di restauro) di questure e caserme per evitare quello che è stato definito “effetto tornello” nelle carceri, con le porte degli istituti di pena che si aprono e si chiudono nel volgere di tre giorni per circa 23 mila arrestati all’anno a livello nazionale e per qualche centinaio in provincia. In questo modo si potranno risparmiare numerose traduzioni ogni anno da viale dei Tigli a palazzo di giustizia.

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