Stalker? E' una donna
E poi ci sono le stalker donne. Se ne parla di meno, si usa maggiore cautela ma esistono. I dati raccolti dalla sezione antistalking dei carabinieri, a livello nazionale, dimostrano che, contrariamente a quanto comunemente si immagina, a rendersi colpevoli di “atti persecutori” sono anche molte donne. I loro gesti, di norma, sono di minore intensità rispetto a quelli di cui si rendono protagonisti gli uomini. Ma, in ogni caso, le donne rappresentano una percentuale non trascurabile del numero dei denunciati.
Le vittime delle stalker sono sostanzialmente altre donne che vengono perseguitate per aver allacciato relazioni sentimentali con gli ex delle persecutrici. Un caso analogo è avvenuto anche a Biella ed è durato almeno un paio d’anni prima che il caso sfociasse davanti al giudice dell’udienza preliminari, Claudio Passerini. L’imputata, Giovanna M., 48 anni, di Biella, ha alla fine scelto la via del patteggiamento a dieci mesi mesi tondi di reclusione con la condizionale.
L’azione intimidatoria nei confronti della rivale in amore è stata così intensa e furiosa, che la presunta stalker non si è fermata neppure di fronte all’ammonimento del Questore del 6 aprile dello scorso anno. Il capo d’imputazione chiarisce al meglio lo stato in cui la vittima degli atti persecutori è stata costretta a vivere.
Secondo la Pubblica accusa, l’imputata (difesa dall’avvocato Elena Cavallo) avrebbe minacciato e insultato in svariate occasioni l’attuale compagna dell’ex convivente. L’avrebbe molestata in maniera ossessiva, inviandole di continuo messaggi “sms” sul cellulare ad ogni ora del giorno e della notte. Si sarebbe appostata e avrebbe pedinato più volte la parte offesa e pressoché ogni giorno lavorativo, in corrispondenza dell’inizio o della fine del turno di lavoro, sarebbe transitata sotto casa della rivale fermandosi spesso a guardare dalle finestre con fare minaccioso oppure invitando la parte offesa a uscire che avrebbe ammazzato lei o il suo ex («Anche se poi finisco in galera vi ammazzo tutti e due», avrebbe più volte sottolineato). Così facendo - secondo l’accusa - con il passare dei giorni, avrebbe cagionato all’altra donna un perdurante stato di ansia e di paura impedendole di vivere in modo sereno e creandole un costante timore per la propria incolumità e per quella dei propri figli minorenni in maniera tale da costringerla a cambiare le proprie abitudini di vita e, di fatto, impedendole persino di uscire di casa se non accompagnata da altre persone.