Spedizione punitiva tra pregiudicati

Spedizione punitiva tra pregiudicati
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Sta prendendo i contorni di una spedizione punitiva con tutti i crismi tra criminali locali, la vicenda di cronaca che l’altro pomeriggio in via Crosa a Biella ha fatto confluire pattuglie di polizia e carabinieri con le insegne oppure “civetta”, ha fatto spianare mitra e indossare i giubbotti antiproiettile a militari e poliziotti. Due personaggi ben noti alle forze dell’ordine, un italiano e un marocchino che ha ottenuto la nazionalità, con entrambi alle spalle dei curriculum giudiziari da poterci scrivere un libro, sono già stati identificati. Le loro abitazioni sono state perquisite a fondo. Ma non sarebbe stato trovato nulla di compromettente. Eppure gli inquirenti sarebbero convinti che proprio quei due, l’altro pomeriggio, avrebbero fatto irruzione a casa di un pregiudicato che abita tra via Crosa e via Italia con in testa dei caschi da moto. A detta della presunta vittima, poi, uno dei due (che ha peraltro precedenti specifici) era armato di pistola.

Lo spiegamento di forze ha sorpreso un po’ tutti, commercianti e passanti. La telefonata giunta in centrale operativa della Questura, dopotutto, parlava di rapina a un’anziana. Era stato il pregiudicato a telefonare: «E’ la mia vicina di casa, sento dei rumori», aveva aggiunto. Il piano più volte collaudato, è scattato stavolta nel cuore della città. Ma non si sarebbe trattato di una rapina, bensì di una sorta di estorsione, la richiesta pressante di soldi da parte dei due col casco e (presunta) pistola, al pregiudicato che si sarebbe inventato una rapina in corso alla vicina per chiedere aiuto e sperare nell’intervento immediato delle forze dell’ordine. Potrebbe trattarsi di una richiesta di soldi per questioni di droga. Oppure di un ricatto che si sta protraendo da tempo. I particolari della vicenda, ovviamente, sono circondati dal più stretto riserbo da parte dei poliziotti della Squadra mobile ai quali è stato affidato il caso.

Uno dei due sospettati, entrambi conoscitori da tempo della struttura di viale dei Tigli,  avrebbe persino accampato un alibi. Ha spiegato che il quel momento si trovava in piscina. Qualcuno lo avrebbe visto e si sarebbe di sicuro ricordato di lui.

V.Ca.

Sta prendendo i contorni di una spedizione punitiva con tutti i crismi tra criminali locali, la vicenda di cronaca che l’altro pomeriggio in via Crosa a Biella ha fatto confluire pattuglie di polizia e carabinieri con le insegne oppure “civetta”, ha fatto spianare mitra e indossare i giubbotti antiproiettile a militari e poliziotti. Due personaggi ben noti alle forze dell’ordine, un italiano e un marocchino che ha ottenuto la nazionalità, con entrambi alle spalle dei curriculum giudiziari da poterci scrivere un libro, sono già stati identificati. Le loro abitazioni sono state perquisite a fondo. Ma non sarebbe stato trovato nulla di compromettente. Eppure gli inquirenti sarebbero convinti che proprio quei due, l’altro pomeriggio, avrebbero fatto irruzione a casa di un pregiudicato che abita tra via Crosa e via Italia con in testa dei caschi da moto. A detta della presunta vittima, poi, uno dei due (che ha peraltro precedenti specifici) era armato di pistola.

Lo spiegamento di forze ha sorpreso un po’ tutti, commercianti e passanti. La telefonata giunta in centrale operativa della Questura, dopotutto, parlava di rapina a un’anziana. Era stato il pregiudicato a telefonare: «E’ la mia vicina di casa, sento dei rumori», aveva aggiunto. Il piano più volte collaudato, è scattato stavolta nel cuore della città. Ma non si sarebbe trattato di una rapina, bensì di una sorta di estorsione, la richiesta pressante di soldi da parte dei due col casco e (presunta) pistola, al pregiudicato che si sarebbe inventato una rapina in corso alla vicina per chiedere aiuto e sperare nell’intervento immediato delle forze dell’ordine. Potrebbe trattarsi di una richiesta di soldi per questioni di droga. Oppure di un ricatto che si sta protraendo da tempo. I particolari della vicenda, ovviamente, sono circondati dal più stretto riserbo da parte dei poliziotti della Squadra mobile ai quali è stato affidato il caso.

Uno dei due sospettati, entrambi conoscitori da tempo della struttura di viale dei Tigli,  avrebbe persino accampato un alibi. Ha spiegato che il quel momento si trovava in piscina. Qualcuno lo avrebbe visto e si sarebbe di sicuro ricordato di lui.

V.Ca.

 

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