La tragedia a Chiavazza

Spacciò la droga che uccise un giovane di 25 anni per overdose: condannato a tre anni

Per la vittima non ci fu più nulla da fare dopo l'iniezione di un mix di droga.

Spacciò la droga che uccise un giovane di 25 anni per overdose: condannato a tre anni
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Spacciò la droga che uccise un giovane di 25 anni per overdose: condannato a tre anni.

Stroncato a 25 anni

Per l’accusa aveva venduto a un giovane di 25 anni di Chiavazza l’eroina che lo aveva ucciso per overdose. Gianni M., 30 anni, di Biella (difeso dall’avvocato Simone Campagnolo) è stato così condannato mercoledì mattina con rito abbreviato davanti al giudice dell’udienza preliminare, a tre anni di reclusione sia per l’accusa di spaccio di droga sia per il reato di “morte come conseguenza di altro delitto”. Secondo il capo d’imputazione, sarebbe dunque stato lui a cedere al prezzo di 250 euro sostanza stupefacente del tipo cocaina (due grammi) ed eroina (un grammo) che avrebbero provocato nell’assuntore il blocco cardiocircolatorio che il 13 giugno 2019 lo aveva ucciso.

Le indagini

Gli agenti della Squadra mobile, sezione narcotici, della Polizia, avevano identificato a tempo di record il presunto spacciatore: gente tosta che conosce l’ambiente e che sa come operare nella piazza dello spaccio. I tanti elementi raccolti - oltre alle dichiarazioni del sopravvissuto, un uomo di 42 anni - avevano incastrato l’imputato senza ombra di dubbio.
Nella mani degli investigatori, vi erano, oltre a un bilancino di precisione e altro materiale utile per lo spaccio, tutto sequestrato nel corso di una perquisizione a casa dell’indagato, anche i tabulati telefonici che avevano confermato i contatti tra il presunto spacciatore, un amico di 45 anni e la vittima, un giovane di buona famiglia che ha preferito una vita per certi versi borderline.

Inutili i soccorsi

La tragedia si è consumata un lunedì sera poco prima delle 21 in un’abitazione di via della Vittoria a Chiavazza. E’ stata la stessa vittima a richiedere l’intervento dell’ambulanza del “118” non appena ha cominciato a sentirsi male. L'equipe medica ha fatto l’impossibile per rianimare il giovane. Per un'ora intera medico e infermieri sono rimasti chinati su quel corpo, con il cuore che nonostante le iniezioni di adrenalina, il defibrillatore e gli sforzi continui, non ha voluto saperne di ricominciare a battere. Più di così non si poteva fare.

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