«Soldi russi che arrivano dall’Australia »

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Era accusato di essersi approfittato - con l’aiuto di altri personaggi non identificati - delle difficoltà economiche familiari ed aziendali di un’imprenditrice di Ponderano per mettere a segno una truffa e spillare alla malcapitata fino all’ultimo quattrino. Per qualche mese l’imprenditrice – che non poteva fare ricorso al sistema bancario - si era fidata.

Quando poi le era stato prospettato un prestito di un milione e mezzo di euro, provento di lecite attività russe in Australia a fronte di quello che venne definito un «modestissimo investimento di 20mila euro», la donna aveva capito di essere stata raggirata e si era rivolta alle forze dell’ordine. 

Accusato di un episodio di truffa e di un altro di tentata truffa, Gianfranco Orso, 53 anni, di Trivero, prima di Natale è stato condannato dal giudice, Vincenza Puglisi, a una pena tutto sommato mite di nove mesi di reclusione più 450 euro di multa, accogliendo così la richiesta avanzata dalla piemme Paola Caruso. Il giudice ha inoltre condannato l’imputato (difeso dall’avvocato Maurizio Vigato) al risarcimento dei danni patrimoniali in favore della parte civile da liquidarsi in separato giudizio. Ha poi disposto il pagamento alla parte offesa di una provvisionale immediatamente esecutiva di 7.500 euro nonché la refusione di 3.500 euro di spese di costituzione di parte civile (con l’avvocato Giancarlo Petrini).

I fatti risalgono al periodo compreso tra il mese di febbraio e il luglio del 2010. In un primo momento l’imprenditrice e il marito si erano fidati dell’imputato che si era presentato come agente creditizio per conto di tal Proto Alessandro. Si era proposto quale intermediario nei confronti dei clienti che avevano necessità di un finanziamento inducendoli a versare nelle sue mani dapprima la somma di 2.500 euro (quale corrispettivo dell’incarico di mediazione) e altri 1.500 euro da anticipare al funzionario della banca elvetica che, a suo dire, avrebbe erogato il finanziamento nonché l’ulteriore somma di 2.000 franchi svizzeri da destinare quale provvista del conto corrente di prossima apertura nella stessa banca, dove poi far confluire il denaro.

Non ancora soddisfatto, avendo apparentemente dismesso il mandato svolto nell’interesse del sedicente Proto, del quale confidava ai clienti i dubbi trascorsi giudiziari, aveva preteso – stando all’accusa - l’ulteriore somma di 5.000 euro da destinare alla provvista di un altro conto corrente di prossima apertura nella nuova banca, stavolta tedesca, che avrebbe erogato finalmente il tanto agognato finanziamento.

In realtà, si trattava dell’ennesima balla colossale. Per rendere il tutto più veritiero, ai clienti era stato presentato addirittura un sedicente funzionario dello stesso istituto. Ma, come spesso accade, chi troppo vuole...

Così, in piazza San Paolo a Biella, all’ennesimo tentativo di spillar soldi all’imprenditrice e al marito, stavolta raccontando, in compagnia del sedicente funzionario di banca, della possibilità di far confluire a Biella il capitale russo proveniente dall’Australia, le vittime del raggiro avevano capito ogni cosa e si erano rivolte alla Guardia di finanza denunciando il raggiro.

V.Ca.

Era accusato di essersi approfittato - con l’aiuto di altri personaggi non identificati - delle difficoltà economiche familiari ed aziendali di un’imprenditrice di Ponderano per mettere a segno una truffa e spillare alla malcapitata fino all’ultimo quattrino. Per qualche mese l’imprenditrice – che non poteva fare ricorso al sistema bancario - si era fidata.

Quando poi le era stato prospettato un prestito di un milione e mezzo di euro, provento di lecite attività russe in Australia a fronte di quello che venne definito un «modestissimo investimento di 20mila euro», la donna aveva capito di essere stata raggirata e si era rivolta alle forze dell’ordine. 

Accusato di un episodio di truffa e di un altro di tentata truffa, Gianfranco Orso, 53 anni, di Trivero, prima di Natale è stato condannato dal giudice, Vincenza Puglisi, a una pena tutto sommato mite di nove mesi di reclusione più 450 euro di multa, accogliendo così la richiesta avanzata dalla piemme Paola Caruso. Il giudice ha inoltre condannato l’imputato (difeso dall’avvocato Maurizio Vigato) al risarcimento dei danni patrimoniali in favore della parte civile da liquidarsi in separato giudizio. Ha poi disposto il pagamento alla parte offesa di una provvisionale immediatamente esecutiva di 7.500 euro nonché la refusione di 3.500 euro di spese di costituzione di parte civile (con l’avvocato Giancarlo Petrini).

I fatti risalgono al periodo compreso tra il mese di febbraio e il luglio del 2010. In un primo momento l’imprenditrice e il marito si erano fidati dell’imputato che si era presentato come agente creditizio per conto di tal Proto Alessandro. Si era proposto quale intermediario nei confronti dei clienti che avevano necessità di un finanziamento inducendoli a versare nelle sue mani dapprima la somma di 2.500 euro (quale corrispettivo dell’incarico di mediazione) e altri 1.500 euro da anticipare al funzionario della banca elvetica che, a suo dire, avrebbe erogato il finanziamento nonché l’ulteriore somma di 2.000 franchi svizzeri da destinare quale provvista del conto corrente di prossima apertura nella stessa banca, dove poi far confluire il denaro.

Non ancora soddisfatto, avendo apparentemente dismesso il mandato svolto nell’interesse del sedicente Proto, del quale confidava ai clienti i dubbi trascorsi giudiziari, aveva preteso – stando all’accusa - l’ulteriore somma di 5.000 euro da destinare alla provvista di un altro conto corrente di prossima apertura nella nuova banca, stavolta tedesca, che avrebbe erogato finalmente il tanto agognato finanziamento.

In realtà, si trattava dell’ennesima balla colossale. Per rendere il tutto più veritiero, ai clienti era stato presentato addirittura un sedicente funzionario dello stesso istituto. Ma, come spesso accade, chi troppo vuole...

Così, in piazza San Paolo a Biella, all’ennesimo tentativo di spillar soldi all’imprenditrice e al marito, stavolta raccontando, in compagnia del sedicente funzionario di banca, della possibilità di far confluire a Biella il capitale russo proveniente dall’Australia, le vittime del raggiro avevano capito ogni cosa e si erano rivolte alla Guardia di finanza denunciando il raggiro.

V.Ca.

 

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