Sequestrato alloggio di una "catena" a luci rosse che si estende al di fuori del Biellese
Nei guai due donne: una espulsa, l’altra indagata per sfruttamento della prostituzione.
Del via vai di clienti nel condominio di sei piani in via Pajetta non è rimasto più nulla. Gli unici segni ancora riscontrabili delle attività illegali che si sarebbero svolte in un appartamento al primo piano sono i sigilli della Questura e un fiocchetto rosso sulla maniglia della porta: era quello il segnale distintivo che indirizzava all’alloggio giusto i clienti in cerca di rapporti sessuali a pagamento, alloggio che giovedì scorso è stato posto sotto sequestro dagli agenti della Questura di Biella.
Sequestrato alloggio di una “catena” a luci rosse che si estende al di fuori del Biellese
Il sequestro, avvenuto all’alba, è arrivato come un fulmine a ciel sereno per i residenti del condominio, che non avevano notato gli appostamenti e gli accertamenti svolti nelle scorse settimane durante le indagini che hanno come obiettivo quello di sgominare il fenomeno dello sfruttamento della prostituzione sul territorio biellese.
Nei guai due donne: una espulsa, l’altra indagata per sfruttamento della prostituzione.
A finire nei guai sono state due donne di mezza età di origini orientali, probabilmente cinesi. Nei confronti di una delle due, risultata essere immigrata irregolare, è stato disposto un decreto di espulsione dal territorio nazionale mentre per l’altra, in particolare, le indagini (tuttora in corso) avrebbero fatto emergere indizi importanti riguardo la sua implicazione in una banda che, stando ad alcune ipotesi formulate dalle forze dell’ordine, sarebbe impegnata nello sfruttamento della prostituzione di donne provenienti dall’Est asiatico, perlopiù sue connazionali, che opererebbe in un territorio ben più ampio di quello biellese, con collegamenti in altre province del Piemonte ma anche in Lombardia. Con cadenze regolari avrebbe provveduto a “rimpiazzare” le prostitute, facendole arrivare da altre località.
Il racconto dei residenti
Per i residenti, che ormai da quasi un anno avevano notato il via vai di numerose persone ignote ai condomini, si è trattato di uno shock: sebbene alcuni di loro avessero il sospetto che l’appartamento in questione potesse ospitare attività correlate alla prostituzione, non avevano infatti intuito le proporzioni delle operazioni a essa correlate. «Da quel che sapevo in quell’appartamento c’era una sola donna - ha commentato a Eco di Biella un inquilino - credevamo che abitasse là. Ci eravamo insospettiti per il numero esagerato di persone sconosciute che entrava quotidianamente nel palazzo: è vero che c’è un’altra attività nel condominio, ma non giustificava il continuo via vai di persone, anche durante il weekend. Anche il fiocco rosso attaccato alla maniglia della porta ce lo faceva pensare».
Sollievo per la fine di una situazione durata a lungo
Al di là di questi movimenti, che sarebbero avvenuti più di giorno che di notte, i residenti non avrebbero mai avuto di che lamentarsi dell’attività illecita svolta al primo piano del condominio. Nessun rumore molesto, nessun episodio indecoroso riportato... Ciononostante la chiusura di questo appartamento a luci rosse rappresenta per molti di loro un sollievo.
Gianmaria Laurent Jacazio